“Non son figli di Maria, ma
son servi della CIA” si gridava di Comunione e Liberazione (“Tanta comunione e
poca liberazione” si diceva allora) nei cortei dei primi anni '70. Sta a
vedere che avevamo indovinato…
Il
patto segreto tra gli Usa e don Giussani per fermare il Pci in Italia
«Ma noi come potremmo aiutarvi?», domanda il console americano su mandato del segretario di Stato Kissinger. La risposta di Don Giussani è diretta: «Potete aiutare il Movimento Popolare. E darci una mano nel campo della comunicazione e dei media ». Anche il cinema, aggiunge il sacerdote, è nelle mani delle sinistre, e ci sono difficoltà per i film di ispirazione cristiana. Sì, potete aiutarci, «ma non appoggiando Comunione e Liberazione», specifica don Giussani, «che non ha bisogno di un sostegno, piuttosto aiutando il Movimento Popolare », il braccio politico di CL, quello appena fondato da un giovane ventottenne di Lecco, Roberto Formigoni, con l’aiuto di don Scola. Quello sì, potete farlo.
Il dialogo è contenuto in una comunicazione diplomatica del 19 dicembre del 1975, proveniente dal consolato Usa a Milano e diretta alla Segreteria di Stato di Washington (uno dei documenti resi pubblici oggi da WikiLeaks). Il diplomatico ha incontrato il fondatore di Cl, che gli illustra con cura il suo lungimirante progetto sulla società italiana. Basta con l’egemonia delle sinistre e dei festival dell’Unità, «che hanno sopravanzato le feste cattoliche», «occorre estendere una guida positiva oltre il terreno religioso», realizzando una sorta di «christian way of life». In piazza e nelle università, nei giornali e nella cultura. Ci si era illusi di poterlo fare senza una propria organizzazione politica, ma non se ne può fare a meno. Da qui la nascita di Movimento Popolare, «la cui principale forza motrice», riferisce don Giussani al console, «è impersonata da Formigoni insieme a don Scola e Sante Bagnoli della Jaca Book». Ma attenzione, insiste il sacerdote, «bisogna mantenere separati Movimento Popolare e CL, così quest’ultima può conservare la sua purezza religiosa».
Dietro
Comunione e Liberazione, c’è lui, don Giussani. Dietro il Movimento Popolare,
il futuro presidente della Regione Lombardia, insieme al futuro cardinale di
Milano, parte della diocesi e la casa editrice cattolica. Lo ripeterà più volte
nel corso dell’informativa: a Cl l’attività dello spirito, e al Movimento
Popolare l’attività più concreta che riguarda le opere, i media, la politica.
Sguardo lungo, quello del fondatore. Ma sguardo ancora più lungo quello della
diplomazia americana, sbalorditiva nel mettere a fuoco un movimento che si
sarebbe progressivamente esteso nella società e nella politica italiana,
costituendone tutt’oggi — a quarant’anni di distanza — un influente centro di
potere.
Il 1975 è
l’anno della valanga rossa. Nelle elezioni amministrative di giugno, il Pci è
balzato al 33,4 per cento, a meno di due punti di distanza dalla Democrazia
Cristiana. Un risultato del tutto inatteso che neppure la Cia aveva previsto.
Gli americani guardano alla penisola con inquietudine. La presenza in Italia
del più grande partito comunista d’Occidente — sintetizzerà più tardi
Brzezinski — «è il più grave problema politico che gli Stati Uniti avessero in
Europa». In questo clima di allarme si cercano affannosamente argini al
pericolo comunista. E l’uomo della provvidenza americana è individuato in don
Giussani, reso interessante da due circostanze diverse. Nonostante il calo
elettorale della Dc, alle consultazioni amministrative di giugno Cl aveva
ottenuto un ottimo risultato, insieme ai grandi successi registrati all’interno
delle università. E — passaggio ancora più importante — il movimento aveva
avuto la benedizione della Conferenza episcopale dopo una protratta ostilità da
parte dei vescovi. Agli occhi degli americani, l’apertura vaticana mutava
radicalmente la prospettiva.
Ad indurre Paolo VI a un cambio di rotta era stato il forte appoggio di CL alla battaglia contro il divorzio. Proprio nel marzo del 1975 il grande abbraccio pubblico nella piazza di San Pietro.
Antimoderno per vocazione, critico nei confronti delle riforme del Vaticano II, il movimento di don Giussani mostra una straordinaria modernità nell’attenzione ai media e alla comunicazione. Soprattutto in un momento in cui andavano pericolosamente
diffondendosi «le tesi di quegli intellettuali cattolici persuasi che la Chiesa dovesse operare solo nel campo dei personali convincimenti morali e religiosi, lasciando libero il terreno delle istituzioni laiche». Don Giussani insiste sulle insidie di un cattolicesimo più aperto: «Le masse non sono pronte per questa libertà». Quello di cui c’è necessità, scrive il console riferendo le parole del sacerdote, «è lo sviluppo dei canali mediatici. In particolare c’è bisogno di un nuovo settimanale ma non direttamente d’impronta cattolica.
Famiglia Cristiana si rifiuta di aiutare Cl, ma anche se lo facesse non raggiungerebbe quei gruppi sociali che sarebbe necessario raggiungere ». Però servono i soldi, e l’organizzazione non è particolarmente florida. «Don Giussani ha incontrato Eugenio Cefis, che ha un figlio in Comunione e Liberazione, e gli ha promesso un sostegno ». È a questo punto che il console domanda come gli americani possano aiutare questo «nuovo contributo alla democrazia italiana » e il sacerdote non ha dubbi: sostenete il Movimento Popolare e sostenete i nostri media.
Il disegno di Cl di fondare un nuovo settimanale si sarebbe realizzato due anni più tardi con il Sabato. Il resto è scritto da quarant’anni di storia successiva.
Simonetta Fiori, Stefania Maurizi e
Concetto Vecchio - La Repubblica 8 aprile 2013
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