19 settembre 2013

PER FAVORE, NON PARLIAMO PIU' DI BERLUSCA...




Un'altra puntata della sceneggiata. Quanto ancora dovremmo sopportare le sparate di questo squallido  mascherone e dei suoi tirapiedi?

Massimo Gramellini - Non video più

La prima volta che lo sentii gridare Forza Italia al riparo di una siepe di finti libri rilegati in pelle, ero preoccupato ma incuriosito. Ancora non sapevo che il set era stato montato in un cantiere: se la telecamera avesse allargato l’inquadratura, avremmo scoperto che la scrivania si affacciava su un cumulo profetico di macerie. Quell’uomo d’affari uscito da un telefilm degli Anni Ottanta rappresentava la novità, la sorpresa, per molti la speranza. Ma quando di lì a qualche mese lo rividi arringare il popolo da una videocassetta, lo stupore aveva già ceduto alla delusione. Il terzo filmato produsse sconforto, il quarto fastidio.



Non ricordo quando il fastidio si sia trasformato in noia. Io e i suoi video siamo invecchiati insieme: a me cadevano i capelli che crescevano a lui, nella mia libreria i volumi cambiavano mentre nella sua erano sempre gli stessi, miracolosamente intonsi. Logore, invece, le parole: promesse e minacce, sempre più vaghe. Sempre meno riusciva a farmi sorridere e spaventare, alternando la maschera tragica con quella comica sullo sfondo di arredamenti barocchi e bandieroni pomposi.


Ora è tornato a Forza Italia, ma i suoi proclami mi rimbalzano addosso come palline di pongo scagliate da una fionda sfibrata. Vedo le rughe infittirsi, le labbra spezzarsi al pari della voce. Sento parole d’amore che sprizzano livore. Dovrebbe farmi paura e invece non mi fa neanche pena. Solo tanta tristezza: per lui, per me, per noi che da vent’anni scandiamo il tempo delle nostre vite con i videomessaggi di un tizio che ha sostituito la politica con l’epica dei fatti suoi.

(Da: La Stampa del 19 settembre 2013)


Antonio Padellaro - Qualcuno risponda al ricatto
Le domande sono molte. Come possono il presidente della Repubblica e le più alte istituzioni tollerare che un individuo, condannato in via definitiva per aver frodato il fisco, si rivolga da tutti gli schermi alla Nazione intera accusando la magistratura di essere il braccio armato dei suoi nemici politici (peraltro alleati)? Ed è accettabile che lo stesso pregiudicato inciti i propri sostenitori alla rivolta di piazza contro gli organi giudiziari (“reagite, protestate, fatevi sentire”) senza che lassù i garanti della Costituzione si facciano sentire?



Certo è che da ieri sera diventa assurda qualunque ipotesi di concessione della grazia o di pene alternative a chi si è divertito a sputare sulle sentenze e a minacciare i giudici. Come può il Partito democratico restare in maggioranza con il Pdl il cui proprietario resuscita la vecchia Forza Italia con la evidente intenzione di far cadere il governo Letta alla prima occasione propizia (per lui e i suoi accoliti), per poi andare a elezioni anticipate e chiudere la partita?



E come può Enrico Letta fare finta di niente, pur sapendo che d’ora in poi avrà il nemico in casa disposto a sfasciare i già malconci conti pubblici per un pugno di voti in più?


Il video vaneggiamento di ieri ha chiarito una volta per sempre l’essenza deleteria delle larghe intese. Create per risolvere i gravi problemi della nostra economia, di problemi ne hanno risolti pochi. Ma come arma di ricatto hanno funzionato eccome. Del resto, sono vent’anni che la storia è sempre la stessa. Quella di un Paese ostaggio di un signore che ha fondato le sue fortune su comportamenti illeciti e delinquenziali, approfittando dell’assenza di un’opposizione sempre pronta, del resto, a correre in suo soccorso.



Adesso il segretario Pd Epifani definisce “irresponsabili e sconcertanti” le affermazioni del pregiudicato. Forse ha capito in quale trappola lui e i suoi compagni si sono cacciati. Forse è troppo tardi.


(Da: Il Fatto del 19 settembre 2013)

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