L’artiglio dello scrittore. Per Corrado Stajano
di Claudio Magris
“Amava il particolare in nome del
generale”. E’ questo che fa il buon giornalista, ma anche – e forse
ancora di più – il vero scrittore. Corrado Stajano scrive queste parole
in Destini a proposito di Cavallari, ma esse si adattano almeno
altrettanto a lui, alla sua scrittura, e fanno di lui un forte,
incisivo, pacato e insieme fulmineo narratore di destini, colti in poche
asciutte pagine piene di echi, di risonanze, di scorci taglienti e
indimenticabili. Destini raccoglie scritti e ritratti di un
grande giornalista ed è l’opera di un autentico scrittore, di un
narratore che solo la pigrizia classificatoria non ha ancora collocato
come si deve nella letteratura italiana contemporanea e oggi tra i suoi
maggiori rappresentanti, anche se non ha scritto nessun romanzetto su
coppie in crisi o su miscele di sesso trasgressivo e family day.
Corrado Stajano ci ha dato libri che
sono inchieste, ricostruzioni attente e precise di fatti luttuosi, turpi
o umanamente eroici; ritratti memorabili di personaggi e vicende che
hanno segnato la torbida storia italiana di questi anni e decenni,
vittime di sanguinose e mefitiche collusioni fra politica e malavita,
vittime della violenza di ogni genere, complici passivi e banali della
perversione che ha inquinato la vita civile, esempi di quella terribile
banalità del male che non è solo l’atrocità del Lager, che un famoso
libro Hannah Arendt ha definito con queste parole, ma è anche l’opaca
viltà quotidiana. Ma Stajano ha pure raccontato la storia di semplici e
testardi eroi quotidiani, refrattari alla perversa logica del mondo che
li circonda, eroi che non sanno di esserlo e non vogliono esserlo. Ora
ferocemente ilare ora con profonda pietas, Stajano è andato
alla ricerca dei sozzi complici dell’ingiustizia e dei piccoli ma in
realtà grandi eroi della resistenza morale quotidiana, talora pagata con
la vita, come l’eroe borghese Giorgio Ambrosoli.
I protagonisti di queste sue storie, di
questi destini – storie vere, più immaginose di quelle inventate – sono
spesso eroi borghesi ovvero della vita di ogni giorno, alieni da pose
statuarie e semplicemente intenti a fare scrupolosamente il loro lavoro,
in una stagione di ladri e assassini in cui il semplice e onesto
esercizio del proprio lavoro è un atto eroico che può costare la vita.
Eroi oscuri, la cui biografia è una laica storia sacra dei nostri tempi;
persone di cui si cerca di estirpare o di adulterare la conoscenza e il
ricordo, come del sovversivo, ma chi cerca di cancellare la traccia del
sangue versato o del denaro che puzza di sangue non ha fatto i conti
con l’oste, che si chiama Corrado Stajano e mette molte cose a posto,
almeno a futura memoria.
Stajano ha la vocazione, morale e
letteraria, di raccontare vite di persone, oscure o famose, facendone
compagni che ci mostrano la strada. Strada affollata dai baracconi di
chi in questi anni ha svenduto i valori liberali, democratici, civili,
con un’indecenza che non sente nemmeno più la vergogna di se stessa né
il bisogno di dissimularsi e rifarsi il trucco. C’è una stringata forza
tacitiana nella capacità di Corrado Stajano di far toccare con mano i
vizi e le virtù. Ha la capacità di calare i sentimenti, i valori nella
concreta, fisica realtà delle cose; di sbalzare ogni particolare, come
un bassorilievo, contro lo sfondo di una Storia degradata. Ha narrato la
propria vita attraverso il racconto di quelle degli altri, intessute
nella storia oggettiva del mondo. Nelle sue pagine c’è la precisione del
cronista e la pietas del narratore, il giudizio severo e la comprensione del “mondo stravolto da una catastrofe”, come egli ha scritto.
Vi sono emozioni, dolori, momenti
fraternamente o ferocemente comici, furori contro il male, senso
profondo della continuità delle generazioni e dei legami umani, amicizia
per il mondo.
Destini è il ritratto di
un’altra Italia, di quell’Italia civile che – scrive Biagio Marin – è
forse solo una nostra esigenza. Quando ricordo quelle parole di Marin
penso spesso a Corrado. Mi fa impressione di essere in compagnia delle
figure ritratte in Destini. Mattioli, Einaudi, Volponi,
Turoldo… per citarne solo alcune. Grandi ritratti morali in cui
l’artiglio dello scrittore coglie in un dettaglio, in un’espressione, in
un istante la vita di un uomo e l’atmosfera di un momento storico. La
forza della scrittura sta nella rappresentazione delle cose, degli
oggetti, come la gigantesca scala di marmo a chiocciola che conduce al
primo piano della direzione dell’Olivetti dove lo attende Volponi.
Oggetti e persone, come la singolare simbiosi di spirito conservatore e
impulso anarchico colta fulmineamente nella persona di Mattioli. Anch’io
sono stato colto una volta da Corrado in un istantanea indelebile, due
righe nella prima pagina di Promemoria, quando mi descrive, il
primo giorno del nostro ingresso nell’aula del Senato all’inizio della
XII Legislatura (anzi appena entrati) seduto in alto, nell’ultima fila,
lontano da tutti, un po’ rattrappito, “come in castigo”.
Stajano ha il senso profondo della
santità della vita, degli uomini, delle cose. Una morale mai seriosa o
inacidita, ma allegra, ricca di quello humour che è anzitutto critica
della vita e degli uomini e naturalmente autocritica. Ruvido, burbero,
talvolta brontolone, sempre fraterno, Corrado è pronto a quella risata
che è una generosa forma di amicizia verso il mondo e gli altri.
Stajano ci fa capire che c’è poco da
ridere, in ciò che succede intorno a noi, ma insieme a lui anche si ride
fraternamente, anzitutto di noi stessi. Questo vale per l’uomo, per il
fratello maggiore di cui sono così contento di essere amico, ma anche
per lo scrittore. Uno scrittore che non teorizza, non pontifica, non fa
ideologia, ma fa i conti con la vita e aiuta anche noi a farli. Uno
scrittore che sa cosa significa il destino. Destini, un titolo
giusto per un libro come questo che ci fa capire, sentire, toccar con
mano che cos’è, che cosa potrebbe e dovrebbe essere l’Italia.
Claudio Magris
Questo testo è stato letto alla presentazione di Destini. Testimonianze da un mondo perduto (Archinto) di Corrado Stajano, avvenuta il 20 novembre 2014 nella sede della Fondazione del Corriere della Sera, a Milano. Noi l' abbiamo ripreso dal sito http://www.leparoleelecose.it/
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