L' amico Pino Di Miceli, vista l'attenzione prestata da questo blog alle drammatiche vicende della prima guerra mondiale, mi ha gentilmente inviato un suo articolo che ricostruisce la dolorosa storia in cui venne coinvolto un soldato di Mezzojuso nel corso di quella bestiale carneficina.
ACANTO DANNUNZIANO PER ILLACRIMATE SEPOLTURE
di Pino Di Miceli
Non v’è dubbio: a livello di
divulgazione storica, le lapidi esposte in luoghi più o meno pubblici svolgono
un ruolo primario.
Ma è anche del tutto evidente che
esse, come ogni altro testo - perché di testi si tratta - espongono dei punti
di vista. A volte condivisi a volte no, a volte esiti di visioni governative o risultati
di insistenze nate dal basso e mal sopportate dal potere, a volte
rappresentazioni di ricerche storiche approfondite o sigilli miranti a legittimare
ipotesi non fondate, ecc.
La riflessione nata da una
ricerca effettuata da due classi quinte della scuola primaria di Mezzojuso
nell’anno scolastico 2005.2006 (“Memorie
di Pietra”) e per la quale fungevo da supporto per la documentazione
fotografica, mi ha permesso di riandare a tutta la problematica di cui sopra.
E così ho riconsiderato errori di
datazione (lapide davanti alla casa natale del Buccola), autocelebrazioni
(lapide di Giorgio Reres nella chiesa dell’Immacolata), rappresentazioni
identitarie (lapide per i caduti “greci” nella prima guerra mondiale posta
all’interno della chiesa di Santa Maria delle Grazie) che pongono problemi se
confrontate con altre lapidi sulla stessa ricorrenza, accomunamenti forzati
(caduti nella guerra in Spagna ricordati assieme ai caduti della seconda guerra
mondiale, nella lapide situata in piazza Umberto I°), e via di seguito.
Ciò che non ci dicono le lapidi,
dovrebbero dirci i documenti, ma non sempre e non tutti. Negli ultimi anni
qualche nostro amico, nel nostro territorio, sta approfondendo un ambito storiografico
costituito da memorie, lettere, diari, appunti, prodotti soprattutto da soldati
e da emigrati. Tutto questo materiale costituisce un settore di testimonianza
ancora purtroppo non del tutto apprezzato, ma la sua lettura a volte ci dà la
possibilità di imboccare la giusta strada per ulteriori approfondimenti.
Andiamo ad alcune vicende della
prima guerra mondiale che videro coinvolti dei nostri concittadini.
I vincoli di amicizia coltivati
in paese, dai giovani soldati al fronte vengono alimentati o attraverso
incontri fortuiti o attraverso la richiesta di notizie nelle lettere inviate ai
parenti rimasti a Mezzojuso.
È il caso della lettera inviata ai genitori in data 2 luglio 1917 da Salvatore
Muscaglione (vedi Eco della Brigna n.
6, novembre 1998). Nella missiva egli fa loro sapere che “tanti giorni addietro
è morto Andrea il figlio di Petrino Ribaudo” e chiede se in paese si sia a
conoscenza del fatto.
Nel suo Diario di guerra Alfredo De Lisi parla spesso di incontri avuti al
fronte con conoscenti e amici mezzojusari o dei paesi vicini (ad esempio, Vincenzo
Perniciaro, Biagio Cuttitta, Salvatore Buttacavoli, Giovannino Lascari). In
data 5 agosto 1917, viene appuntato: “Appresi, con mio sommo dispiacere, la
triste fine che ha fatto maestro Vito Labarbera. O Dio quando finirà questa
tremenda carneficina?”
I nomi di Salvatore Muscaglione, Andrea
Ribaudo e Vincenzo Perniciaro li troveremo tra i caduti nella lapide di piazza
Umberto I°. Ma, per esempio, che “triste fine” ha fatto Vito La Barbera che non è citato
nella stessa lapide?
La trascrizione dell’atto di
morte ci segna la strada da seguire per dare a noi stessi una risposta.
“L’anno millenovecentodiciotto addì quattordici gennaio in Mezzojuso
nella Casa comunale. Da S.E. il Ministro della Guerra mi viene spedito lo
infrascritto atto di morte concepito come appresso:
Ministero della Guerra. Direzione generale leva e truppa. Divisione
matricole. Stato Civile in guerra. Estratto dell’atto di morte del soldato La Barbera Vito. Il sottoscritto
Direttore Capo della Divisione Matricole dichiara che nel registro degli atti
di morte in tempo di guerra del 142° Regg. Fanteria a pagina 12 ed al n. 1285
d’ordine trovasi inscritto quanto segue: ‘L’anno millenovecentodiciassette ed
alli 16 del mese di Luglio nel comune di S. Maria La Longa mancava ai vivi alle
ore 7 in
età di anni 35 il Soldato La Barbera Vito
del 142° Regg.to , 6a Compagnia, Matricola 59577, distretto
33, classe 1882, nativo di Mezzojuso, provincia di Palermo, figlio di
Vittoriano e di fu Militello Nunzia, morto in seguito a Ferite da fucile,
sepolto al cimitero di S. Maria La
Longa come consta dal verbale Mod 147 debitamente inviato e
sottoscritto dal comandante il Reparto Tenente Salvatori Sig. Arcangelo e dai
testi Sergente Maggiore Motta Giulio e dal Ten. Cappellano del 14° Fanteria
Chelli Don Genesio. L’Ufficiale d’amministrazione Incaricato della tenuta del
registro firmato Illeggibile. Roma lì 29 Dic 1917.
Io Delisi Antonino Segretario delegato dal Sindaco con atto sedici
aprile mille novecento otto approvato Ufficiale di Stato Civile del Comune di
Mezzojuso, in esecuzione della legge ò eseguito la presente trascrizione,
formandone lo allegato, e mi sono sottoscritto”.
Questo il testo trascritto nel
registro dei morti del comune di Mezzojuso.
Ci fanno da spia alcuni elementi:
“morto in seguito a Ferite da fucile”, il 142° reggimento e il cimitero di
Santa Maria La Longa. Cosa
era successo?
La Grande Guerra, come
viene chiamata, si presenta subito con tutta la sua novità di guerra di massa e
di logoramento. Per il fronte italiano è soprattutto guerra di trincea.
Condizioni oggettive di difficoltà soprattutto logistiche, cattiva
preparazione, operazioni non risolutorie, situazione economico-sociale della
nazione, fanno sì che il malcontento e la protesta avanzino sia nelle città che
al fronte. E si avranno casi di diserzione e di ammutinamenti. Per quanto
riguarda il fronte, Cadorna vorrà attribuire tutto ciò alla propaganda
ideologica e disfattista. Ma si tratta solo di stanchezza di fronte alla
carneficina e alla durezza della disciplina.
A questi casi di protesta non si
sottrae una delle brigate più famose, la Catanzaro. Già
nel 1916 ha
avuto infatti un caso di decimazione.
Dall’ultima settimana di giugno
1917 i fanti della Brigata Catanzaro si trovano nei pressi della località Santa
Maria La Longa
(Friuli), per un periodo di riposo, dopo una serie di aspri combattimenti in
prima linea. Tra l’altro sia il 141° che il 142° reggimento della brigata si
sono precedentemente distinti in importanti imprese belliche e per tale motivo
hanno ricevuto significativi riconoscimenti.
La domenica del 15 luglio si
sparge però la voce che al più presto bisogna ripartire per la prima linea. E
precisamente verso Trieste.
La sera scoppia una rivolta che
si protrae per molte ore con diversi morti e feriti. La rivolta viene repressa
grazie anche all’arrivo di rinforzi e con una sommaria fucilazione di alcuni
ribelli. L’indomani avviene la decimazione. Dodici rivoltosi vengono estratti a
sorte, fucilati all’esterno del muro del cimitero di Santa Maria la Longa e seppelliti in una
fosse comune. Tra i fucilati vi è il nostro Vito La Barbera.
Gabriele D’Annunzio, dopo aver temuto
la sera prima di diventare obiettivo dei rivoltosi, assiste alla fucilazione e
l’episodio non sfugge né alla sua penna né alla sua vocazione al gesto retorico
ed esemplare. Il poeta infatti non si sottrae dal deporre alcune foglie
d’acanto sui corpi dei fucilati e fissa le proprie impressioni su alcuni
appunti che svilupperà qualche anno dopo, nel 1922. Ne sortirà una pagina
carica di enfasi, non solo linguistica, che vuol considerare parimenti il
valore indiscusso della Brigata Catanzaro e la tragica fine di alcuni suoi
figli di cui riconosce la fragilità.
A guerra finita ci saranno anche
diverse versioni con strascichi polemici sull’accaduto. Alcune famiglie
riceveranno la pensione, ma la verità sulla sorte dei loro cari è
eufemisticamente nascosta in quel “morto in seguito a Ferite da fucile”. Nei
tanti Albi d’Oro non leggiamo i nomi di questi decimati. “Nei simbolici alberi”
del “parco di rimembranza” di Mezzojuso non figura mastro Vito La Barbera di Vittoriano e di
fu Nunzia Militello. Il suo nome è però inserito nell’elenco dei caduti
incorniciato all’interno della nostra sezione dei Combattenti e Reduci. Qualcuno
ha voluto dimenticare, qualche altro no.
Da Eco della Brigna,
gennaio 2011
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