Non ha senso voler
immaginare filiazioni dirette fra il pensiero di Dante e l'
esoterismo islamico, bensì ritrovare le costellazioni di testi e di
senso che circolarono con libertà e influenze reciproche nel
Mediterraneo della fine del Medioevo e che spiegano tali assonanze.
Carlo Ossola
Cultura
islamica di padre Dante
«Hic incipit liber qui
arabice vocatur Halmahereig, quod latine interpretatur: "in
altum ascendere". Hunc autem librum fecit Machometus et imposuit
ei hoc nomen» («Qui comincia il libro che in arabo si intitola
Halmahereig, che in latino significa: "salire in alto".
Maometto lo compose, e gli diede tale nome»). Ben prima che Enrico
Cerulli pubblicasse, nel 1949, il Libro della scala.
La questione delle fonti
arabo-spagnole della Divina Commedia, un grande studioso spagnolo,
Miguel Asín Palacios (Saragozza, 5 luglio 1871 - San Sebastián, 12
agosto 1944) aveva posto, con una erudita e vastissima messe di
allegazioni, il problema dei contatti tra la struttura della visione
di Dante e le tradizioni del l'ascensione o mi'ra-'g´ di Maometto
nei regni dell'oltretomba.
Il suo saggio La escatología musulmana en la Divina Comedia, pubblicato nel 1919, suscitò polemiche enormi; non si riconosceva più, nell'autore, il sacerdote pieno di dottrina che aveva edito l'Averroísmo teológico en Santo Tomás de Aquino (1904), bensì un avventuroso e incauto assertore di contatti immaginari, e proprio alla vigilia del VI centenario della morte di Dante (1921).
Naturalmente il libro non
venne tradotto in italiano, ma trovò un recensore attento nel grande
arabista francese Louis Massignon, che gli consacrò, nello stesso
1919, un lungo saggio ora ripreso, da Andrea Celli, nel prezioso
volume dello stesso Massignon, Il soffio dell'Islam. La mistica araba
e la letteratura occidentale (Medusa, 2008).
Asín conosceva i
resoconti del viaggio di Ricoldo da Montecroce, ma morì prima di
aver potuto vedere l'edizione del Liber de scala, che certo avrebbe
portato ben altri suffragi alle sue tesi (esso è ora edito da Anna
Longoni, Rizzoli-Bur, 2013). Nei cinquant'anni dalla morte di Asín
Palacios proposi all'editore Pratiche di pubblicare il volume
(nell'ottima traduzione di Roberto Rossi Testa e Younis Tawfik) e da
allora il libro si è ristampato, sino alla presente edizione, nella
quale propongo il bilancio di ulteriori vent'anni di indagini.
Dalle parallele ricerche
di Maria Corti, e poi di più giovani studiosi – da Andrea Celli a
Luciano Gargan –, è apparsa evidente l'ampia circolazione
occidentale del Liber de scala, sino alla menzione di una copia del
Liber de scala nell'inventario della biblioteca di un domenicano
bolognese ai tempi di Dante.
Ora non si tratta né di attingere a tipologie intemporali che riunifichino i culti, come fece Frazer, e neppure di voler immaginare filiazioni dirette, bensì – ben vide Maria Corti – ritrovare costellazioni di testi e di senso che circolarono con libertà e influenze reciproche nel Mediterraneo della fine del Medioevo (Mediterraneo oggi irriconoscibile, per fratture e reciproca ignoranza, rispetto alla sua storia plurimillenaria).
Si tratta, ancor più, di
sceverare ciò che è della "memoria collettiva" di tutte
le tradizioni semitiche (ad esempio, il capitolo XXXIII che «parla
del Paradiso in cui fu creato Adamo, e dei fiumi che in esso si
trovano») da ciò che è più tipico di una tradizione araba che si
innerverà in Occidente («Il XXVI capitolo parla di come Dio fece
molteplici mondi e creature di molteplici specie»), e dai luoghi che
possono aver suscitato l'attenzione di Dante e che ho ampiamente
esaminato nell'"Introduzione".
Oggi, nel ripubblicare il volume, occorre riconoscere la funzione storica che il saggio ebbe, e rendere onore a Miguel Asín Palacios, probo e coraggioso nel l'aprire un problema storiografico, che non è spento. I libri servono a suscitare ricerche: e mi auguro che questa edizione, prima che nuovi giudizi, riapra le porte dell'inchiesta storica, sì che rientri il vento delle generazioni che corsero le acque e le terre, come vide Julio Cortázar per la parabola di Marco Polo: «Con il mio nome / ho gettato sulle porte la pergamena aperta» (Marco Polo ricorda).
Il Sole 24 ore – 14 dicembre
2014
Miguel Asín Palacios
Miguel Asín Palacios
Dante e l'Islam. L'escatologia
islamica nella Divina Commedia
Luni editrice, 2014
Luni editrice, 2014
€ 32,00
Nessun commento:
Posta un commento