04 ottobre 2015

LA TREMENDA GIOVINEZZA DI C. PAVESE

Opera di Theo van Rysselberghe



Ascolteremo nella calma stanca
la musica remota
della nostra tremenda giovinezza
che in un giorno lontano
si curvò su se stessa
e sorrideva come inebriata
dalla troppa dolcezza e dal tremore.
Sarà come ascoltare in una strada
nella divinità della sera
quelle note che salgono slegate
lente come il crepuscolo
dal cuore di una casa solitaria.
Battiti della vita,
spunti senz’armonia,
ma che nell’ansia tesa del tuo amore
ci crearono, o anima,
le tempeste di tutte le armonie.
Ché da tutte le cose
siamo sempre fuggiti
irrequieti e insaziati
sempre portando nel cuore
l’amore disperato
verso tutte le cose.


Cesare Pavese

2 commenti:

  1. Trovo particolarmente toccanti e struggenti questi versi :

    "Ché da tutte le cose
    siamo sempre fuggiti
    irrequieti e insaziati
    sempre portando nel cuore
    l’amore disperato
    verso tutte le cose."

    Come spiegare l'infelicità di questo grande uomo? Come mai il suo amore
    non è stato ricambiato? Era davvero incapace d'amare?

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  2. Le mie domande su FB hanno suscitato una vivace discussione. Una delle risposte più convincenti la devo ad una carissima amica:

    "Lui amo' più di tutto il suo lavoro . fu troppo poeta per amare solo una donna. le donne sono egoiste . non accettano di essere amate meno d un foglio di carta. eppure Cesare amò tutte le donne con tutto l'amore che poteva." Antonella Carulli

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