15 ottobre 2015

NUOVE PROSPETTIVE DELLA QABBALAH


Le nuove prospettive della Qabbalah. Conversazione con Moshe Idel

di Adriano Ercolani

Moshe Idel è tra le massime autorità mondiali sul tema, affascinante e insidioso, della Qabbalah (la tradizione di ricerca mistico-esoterica dell’ebraismo rabbinico).
Succeduto al grande Gershom Scholem nella cattedra di Mistica Ebraica all’Università di Gerusalemme, Idel deve  la sua fama internazionale al libro Qabbalah- nuove prospettive (Adelphi). Un saggio fondamentale, pubblicato nel 1988, in cui lo storico rumeno, naturalizzato israeliano, capovolse l’approccio tradizionale alla storia cabbalistica, destando grande clamore e furiose reazioni da parti dei fedeli discepoli di Scholem.
Eppure, Idel ha sempre rifiutato l’accusa di aver tradito il fondatore degli studi moderni sulla tradizione cabbalistica. Illuminante la sua risposta a Gad Lerner in un’intervista su Repubblica del 2010: “Quando mi ricevette la prima volta io ero un giovane laureando e lui già un professore emerito. Gli sottoposi quelle che a me parevano delle contraddizioni fra suoi testi di epoche diverse. Fu brusco, se li fece lasciare sul tavolo, sottolineati. Alcuni giorni dopo ricevetti a casa una sua lettera di meticolosa risposta. Si concludeva con una frase che non dimentico: ‘Benedetto colui che ti aiuta a correggere i tuoi errori invece di scagliarteli contro’. Seguo ancora quell’insegnamento del maestro Scholem che mi accolse al suo fianco”.
Abbiamo avuto il piacere di conversare con Moshe Idel durante il recente convegno “L’eredità di Salomone. La magia ebraica in Italia e nel Mediterraneo”organizzato dal MEIS a Ferrara, dove lo studioso ha illustrato magistralmente la storia della presenza cabbalistica in Italia.

Può riassumere brevemente i risultati dei suoi studi sulla presenza della Qabbalah in Italia?

Negli ultimi 25 anni, la Qabbalah è divenuta più popolare in Italia, come risultato di un fenomeno globale di rinnovato interesse, che ha investito paesi come la Francia, l’America, perfino Israele. In Italia questo fenomeno ha avuto senz’altro una risonanza maggiore, poiché è un paese dove la Qabbalah ha antiche radici. Negli ultimi anni, inoltre, in Italia l’interesse è stato ridestato anche da libri dedicati o correlati all’argomento, come alcuni romanzi di Umberto Eco. Quindi c’è stata una combinazione di vari elementi: una riscoperta globale e un particolare interesse locale, che ha ad esempio fatto sì che i miei libri fossero tradotti in italiano.
Non è un caso che la sua conferenza si sia tenuta a Ferrara, in una zona carica di un passato legato alla ricerca alchemica, ad esempio. Ha trovato particolari connessioni con la città?
Ci sono stati alcuni cabbalisti nei vari secoli, ma non è diventata un centro cabbalistico preminente, come ad esempio Roma, Venezia o Mantova. In generale, il Nord Italia è stato, tra il Quattrocento e il Cinquecento, un crocevia importante di studi cabbalistici. In seguito, ci fu un declino.
Qual è stata la centralità dell’Italia nella diffusione della Qabbalah in Europa?
Geograficamente, l’Italia è situata tra Occidente e Medio Oriente, e noi sappiamo che la cultura ebraica giunse in Occidente dal Medio Oriente. La posizione geografica dell’Italia la rese un fortunato punto di snodo per la diffusione della Qabbalah. Possiamo chiamarla un crocevia o un ponte, comunque un punto di passaggio. La stampa delle opere cabbalistiche fu un’importante contributo, soprattutto, dell’Italia: nel Cinquecento molti dei libri cabbalistici furono stampati in Italia. Il percorso della sapienza cabbalistica fu dalla Spagna all’Italia, dall’Italia all’attuale Israele, e poi nuovamente dal Medio Oriente all’Italia dove, grazie alla stampa, fu disseminata in tutta Europa. Solo in seguito la Qabbalah si diffuse anche nell’Europa Orientale, nel ramo ashkenazita della cultura ebraica.
So che già le hanno posto questa domanda, ma è una questione molto interessante: lei crede che ci siano connessioni tra il Rinascimento e la riscoperta del Neoplatonismo, e la Qabbalah in Italia? Quale movimento culturale ha influenzato l’altro?
Io credo che la connessione ci fosse già. Nel senso che Pico della Mirandola e Marsilio Ficino, e altri studiosi del Rinascimento, consideravano la Qabbalah più antica del neoplatonismo. Ma questo non è vero storicamente. In realtà è il neoplatonismo che ha influenzato la Qabbalah, ma nell’immaginazione dei grandi pensatori rinascimentali, come Egidio da Viterbo, avvenne il contrario.
Ha citato Egidio da Viterbo, che era un cardinale cabbalista. Quali sono le sue considerazioni sul particolare fenomeno della Qabbalah cristiana?
È un fenomeno che è nato proprio in Italia, per poi diffondersi in Francia e in Inghilterra. Non esprimo valutazioni, non dico che sia corretta o meno, è ciò che è: un’interpretazione della Qabbalah, come esiste quella magica o quella filosofica, quella conservativa o quella linguistica. In questo modo, la Qabbalah divenne parte integrante dell’esoterismo occidentale, pensiamo alle influenze sui Rosacroce o la Massoneria.

N
on a caso una delle iniziazioni classiche alla Massoneria evocava l’assassinio del leggendario maestro Hiram, il costruttore del Tempio di Gerusalemme…
Si, ma vorrei chiarire che non tutto nella Massoneria è cabbalistico, ci sono soltanto alcune tracce. Certo, ci sono dei dettagli comuni, ricorrono alcune figure, alcuni nomi, l’influenza è innegabile.
Uno dei punti in cui lei si è distaccato da Scholem è l’influsso (per lei maggiore) della Qabbalah sulla Gnosi cristiana. Pensa che si possano trovare relazioni tra la Qabbalah e la corrente mistica dell’altra principale religione monoteistica, cioè il Sufismo nell’Islam?
La mia opinione è che ci siano delle somiglianze, ma la Qabbalah è un fenomeno storico più tardo, che ha uno sviluppo nel Medioevo. Probabilmente, è il Sufismo che ha complessivamente influenzato la Qabbalah, più che il contrario.
In una precedente conferenza, sempre in Italia, assieme a Massimo Cacciari ed altri esperti, lei ha trattato il tema dell’aspetto femminile del Divino, nel Cristianesimo e nell’Ebraismo. Crede che la visione della Shekinah ebraica possa essere collegata ad archetipi orientali come la Grande Madre o la Kundalini? Lo chiedo perché lo schema dell’Albero della Vita cabbalistico presenta sorprendenti affinità con lo schema del corpo sottile nelle dottrine yogiche indiane.
Ha ragione, si possono comparare i due schemi. Il problema è capire se c’è una relazione storica o meno. La mia opinione è che il concetto di Shekinah non derivi dall’aspetto femminile del Divino nella tradizione induista (che è presente e molto potente, pensiamo allo Shaktismo), ma sia piuttosto di derivazione siriana. Non nego che ci sia un’influenza dell’induismo sulla Qabbalah, ma credo che questo sia avvenuto su altri temi.
Una volta lei negò l’influenza della Qabbalah sulle tesi di Freud.
Certamente.
Cosa pensa, invece, dell’influenza sul pensiero di Jung? C’è un libro molto interessante di uno studioso italiano (Il Sé nella Kabbalah di Ivan Alibrandi) che esplora questa relazione, mostrando come l’illustrazione della psiche umana da parte del grande studioso svizzero sia simile allo schema delle Sefirot cabbalistiche.
La risposta è semplice: Jung studiò la Qabbalah, nella traduzione latina. Conosceva molto bene la Qabbalah, ebbe contatti con Scholem, era molto più interessato ad essa di Freud. Freud aveva un atteggiamento apologetico a riguardo, non voleva apparire “ebraico”! Quindi, semmai egli sia mai stato influenzato dalla Qabbalah, Freud l’ha nascosto molto bene. Jung, invece, lo ha dichiarato apertamente. La differenza era nel diverso approccio psicologico dei due.
Lei ha menzionato Gershom Scholem. Nella sua carriera, ha dovuto spesso smentire coloro che l’hanno accusata di averlo “tradito” intellettualmente. Può raccontarci qualcosa del vostro rapporto?
Ho sempre ascoltato le sue parole con grande rispetto. Senza di lui, sarebbe stato impossibile il mio lavoro di studioso della Qabbalah. Da questo punto di vista sono molto attaccato alla sua figura. La nostra relazione era molto buona, è stato per me fondamentale.
Qual è il rapporto nella Qabbalah con il proprio maestro? C’è un rapporto guru/discepolo come in Oriente o esso viene visto più come un saggio consulente, un sapiente a cui chiedere consigli?
Sicuramente, è un rapporto più vicino al secondo esempio. C’è pochissima “devozione” rispetto al rapporto con un guru orientale o anche la figura dello sheikh nel Sufismo. Nella Qabbalah c’è un forte rapporto personale con il maestro, ma è più il rapporto con un insegnante, non necessariamente un modello.
Il maestro è un tramite di sapienza, non ne è un’incarnazione.
Esattamente.
Perdoni la domanda che le avranno già posto molte volte: cosa pensa della moda hollywoodiana, lanciata da Madonna, di studiare la Qabbalah?
Non giudico. Lo accetto per ciò che è. È una moda, come quella che scoppiò in Italia anni fa. In venti anni fa ad Hollywood la moda era il buddismo, c’era un tempio famoso a Malibu. Tra venti anni chissà quale sarà!
Però, mi perdoni, in Italia la moda è partita dai romanzi di Umberto Eco, in America da Madonna, c’è una certa differenza di profondità…
Ovviamente, l’approccio di Eco era molto diverso: era interessato alla Qabbalah come un modo per creare nuovi significati nel linguaggio. Il discorso di Eco era semiotico, quello che fa Madonna è collegato ad una superstizione magica. Si pensa che se si fa una determinata cosa, l’universo ti aiuterà. Ma io non critico: è solo un modo diverso di interpretarla.
Qual è per lei il ruolo della Qabbalah nella società attuale? È un mero oggetto di studio o può essere una filosofia di vita ancora valida?
Non credo che la Qabbalah possa insegnarci molto della vita al giorno d’oggi. Non raccomanderei alle persone di diventare cabbalisti per migliorare la loro vita. Ma dal punto di vista psicologico, molte persone amerebbero avere delle credenze, dei significati ulteriori. Io lo rispetto, ma personalmente non uso la Qabbalah in quel senso. Non cerco soluzioni in essa. Il mio è uno studio storico, fenomenologico, sociale. Non cerco il significato della vita nella Qabbalah. È per me l’oggetto di studio più interessante, ma non è la mia filosofia di vita.


Ringrazio il professor Mauro Perani per la preziosa collaborazione.

   giovedì, 15 ottobre 2015.

Nessun commento:

Posta un commento