Mistificare la realtà, deformarla per renderla irriconoscibile, è stato da sempre l'esercizio preferito da tutti gli uomini di potere.
Da qualche tempo circola nella rete un decalogo attribuito al famoso studioso di linguistica Noam Chomskj. Come è stato dimostrato - vedi http://www.luciarocco.it/la-bufala-del-decalogo-di-noam-chomsky/ - l'attribuzione è falsa. E' vero comunque che l'estensore del documento, che di seguito si allega, ha utilizzato alcuni argomenti dello studioso americano per crearlo.
Come si può facilmente riconoscere questo DECALOGO contiene verità che rischiano di essere invalidate dal fatto che non sono opera dell'autore a cui viene attribuito. Purtroppo l'antico principio della Scolastica Medievale ( IPSE DIXIT!) è duro a morire e continuano ad usarlo tanti di coloro che a parole affermano il contrario. fv
Noam
Chomsky, padre della creatività del linguaggio, spiega attraverso dieci regole
come sia possibile mistificare la realtà.
La necessaria premessa è che i più grandi mezzi di comunicazione sono nelle mani dei grandi potentati economico-finanziari, interessati a filtrare solo determinati messaggi.
La necessaria premessa è che i più grandi mezzi di comunicazione sono nelle mani dei grandi potentati economico-finanziari, interessati a filtrare solo determinati messaggi.
1) La strategia della distrazione,
fondamentale, per le grandi lobby di potere, al fine di mantenere l’attenzione
del pubblico concentrata su argomenti poco importanti, così da portare il
comune cittadino ad interessarsi a fatti in realtà insignificanti. Per esempio,
l’esasperata concentrazione su alcuni fatti di cronaca (Bruno Vespa è un
maestro).
2) Il principio del problema-soluzione-problema:
si inventa a tavolino un problema, per causare una certa reazione da parte del
pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si
desiderano far accettare. Un esempio? Mettere in ansia la popolazione dando
risalto all’esistenza di epidemie, come la febbre aviaria creando
ingiustificato allarmismo, con l’obiettivo di vendere farmaci che altrimenti
resterebbero inutilizzati.
3) La strategia della gradualità. Per far
accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a
contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni
socio-economiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i
decenni degli anni 80 e 90: stato minimo, privatizzazioni, precarietà,
flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi
dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero
stati applicati in una sola volta.
4) La strategia del differimento. Un altro modo
per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come
“dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, al momento, per
un’applicazione futura. Parlare continuamente dello spread per far accettare le
“necessarie” misure di austerità come se non esistesse una politica economica
diversa.
5) Rivolgersi al pubblico come se si parlasse ad
un bambino. Più si cerca di ingannare lo spettatore, più si tende ad usare un
tono infantile. Per esempio, diversi programmi delle trasmissioni generaliste.
Il motivo? Se qualcuno si rivolge ad una persona come se avesse 12 anni, in
base alla suggestionabilità, lei tenderà ad una risposta probabilmente
sprovvista di senso critico, come un bambino di 12 anni appunto.
6) Puntare sull’aspetto emotivo molto più che
sulla riflessione. L’emozione, infatti, spesso manda in tilt la parte razionale
dell’individuo, rendendolo più facilmente influenzabile.
7) Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella
mediocrità. Pochi, per esempio, conoscono cosa sia il gruppo di Bilderberg e la
Commissione Trilaterale. E molti continueranno ad ignorarlo, a meno che non si
rivolgano direttamente ad Internet.
8) Imporre modelli di comportamento. Controllare
individui omologati é molto più facile che gestire individui pensanti. I
modelli imposti dalla pubblicità sono funzionali a questo progetto.
9) L’autocolpevolizzazione. Si tende, in pratica,
a far credere all’individuo che egli stesso sia l’unica causa dei propri
insuccessi e della propria disgrazia. Così invece di suscitare la ribellione
contro un sistema economico che l’ha ridotto ai margini, l’individuo si
sottostima, si svaluta e addirittura, si autoflagella. I giovani, per esempio,
che non trovano lavoro sono stati definiti di volta in volta, “sfigati”,
choosy”, bamboccioni”. In pratica, é colpa loro se non trovano lavoro, non del
sistema.
10) I media puntano a conoscere gli individui
(mediante sondaggi, studi comportamentali, operazioni di feed back
scientificamente programmate senza che l’utente-lettore-spettatore ne sappia
nulla) più di quanto essi stessi si conoscano, e questo significa che, nella
maggior parte dei casi, il sistema esercita un gran potere sul pubblico,
maggiore di quello che lo stesso cittadino esercita su sé stesso.
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