Un particolare della GUERNICA di P. Picasso
Anche l'Italia si prepara alla guerra. Come ormai si sa La guerra che verrà non è la prima e non sarà l'ultima. Ma noi non ci rassegniamo e, non potendo fare altro, usiamo le parole di due grandi poeti contro tutte le guerre. (fv)
Dopo ogni guerra
c’è chi deve ripulire.
In fondo un po’ d’ordine
da solo non si fa.
C’è chi deve spingere le macerie
ai bordi delle strade
per far passare
i carri pieni di cadaveri.
C’è chi deve sprofondare
nella melma e nella cenere,
tra le molle dei divani letto,
le schegge di vetro
e gli stracci insanguinati.
C’è chi deve trascinare una trave
per puntellare il muro,
c’è chi deve mettere i vetri alla finestra
e montare la porta sui cardini.
Non è fotogenico,
e ci vogliono anni.
Tutte le telecamere sono già partite
per un’altra guerra.
Bisogna ricostruire i ponti
e anche le stazioni.
Le maniche saranno a brandelli
a forza di rimboccarle.
C’è chi, con la scopa in mano,
ricorda ancora com’era.
C’è chi ascolta
annuendo con la testa non mozzata.
Ma presto lì si aggireranno altri
che troveranno il tutto
un po’ noioso.
C’è chi talvolta
dissotterrerà da sotto un cespuglio
argomenti corrosi dalla ruggine
e li trasporterà sul mucchio dei rifiuti.
Chi sapeva
di che si trattava,
deve far posto a quelli
che ne sanno poco.
E meno di poco.
E infine assolutamente nulla.
Sull’erba che ha ricoperto
le cause e gli effetti,
c’è chi deve starsene disteso
con una spiga tra i denti,
perso a fissare le nuvole.
Wislawa Szimborska , (da “La fine e l’inizio”, 1993)
Al momento di marciare molti non sanno
che alla loro testa marcia il nemico
Sul muro c'era scritto col gesso
viva la guerra. Chi l'ha scritto è già caduto.
chi sta in alto dice: si va verso la gloria. Chi sta in basso dice: si va verso la fossa.
La guerra che verrà non è la prima. Prima ci sono state altre guerre. Alla fine dell' ultima c'erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame. Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.
Al momento di marciare molti non sanno che alla loro testa marcia il nemico. La voce che li comanda è la voce del loro nemico. E chi parla del nemico è lui stesso il nemico.
Bertolt Brecht
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