26 settembre 2018

L' IDIOTA DI DOSTOEVSKIJ RACCONTATO DA ANNA VASTA





La follia come valore
Anna Vasta 
A 16 anni, m' innamorai del principe Myskin, l'Idiota di Fëdor Michailovič Dostoevskij. E ancora non finisce di prendermi e sorprendermi questo non romanzo. Dove non c'è narrazione, né una trama, né eventi e fatti che divengano, si evolvano da un inizio a una fine. Qui tutto si svolge come su una scena di teatro, dove il dramma finale è già nell'atto iniziale. E il pathos si concentra in gesti, comportamenti, più che in parole. Non c'è azione perché la tensione è così alta da non concedere distrazione alcuna dai rivolgimenti che accadono nell'animo perturbato del Principe Myskin, da quella sua apparente follia che altro non è che una sorta di originaria innocenza. Ingenuità, nel senso letterale del termine, di semplicità spoglia di ogni pregiudizio e audodifesa, disarmata e disarmante che lo porta ad amare incondizionatamente e senza tutele gli altri. Una follia che accende i cuori anche di personaggi del tutto a lui alieni, come Rogozin- figlio di mercante, rozzo e violento, innamorato di Nastas'ja Filippovna, la donna perduta eppure innocente e pura come una bambina, che il Principe vuole sposare, per strapparla al suo infelice destino, sacrificando per un amore che ha poco di umano, il trasporto per Aglaja. La fanciulla altera e ignara della vita, ma capricciosa e altezzosa, che ama Myskin con la spietatezza di un'adolescente. Ma malgrado la sua immensa capacità di amare, proprio a causa di questa, egli fallisce nella sua nobile utopia di redenzione. Rogozin, pazzo di gelosia uccide Nastas'ja e il principe precipita in quel suo stato di demenza, da cui sembrava guarito. Soccombe così al male di un mondo feroce, che non conosce la compassione e la pietà. Una figura quella del principe di enigmatico stupore e mistero, per gli abissi di infelicità a cui s'abbandona e gli ardimentosi voli di fiducia nell'uomo e di entusiasmo a cui s'innalza. Con questa opera altissima del mio amatissimo Dostoevskij ho scoperto la follia come valore, come impossibilità di adeguarsi al reale e non per difetto, ma per un eccesso di umanità e di sensibilità, e anche di saggezza. La saggezza elementare dei fanciulli, e dei “poveri di spirito” a cui nel Vangelo è destinato il regno dei cieli.

Anna Vasta

Nessun commento:

Posta un commento