24 settembre 2018

QUANDO LA RELIGIONE DIVENTA POLITICA





Ripubblicati gli scritti di Raffaele Pettazzoni sul rapporto fra origini delle religioni e mitologia. Nonostante gli anni (uscirono nel 1946), mantengono intatti validità e interesse.

Armando Torno

Quando la religione si trasforma in politica

Gli studi sul monoteismo di Raffaele Pettazzoni (1883-1959), uno dei massimi storici delle religioni, sono ancora preziosi. Le sue ricerche restano un riferimento: non soltanto i saggi dedicati ai primitivi, ma anche quelli sui culti cosiddetti superiori. Libri quali Dio: formazione e sviluppo del monoteismo (Società Editrice Athenaeum, 1922) o L’onniscienza di Dio (Einaudi 1955) contengono osservazioni non superate dalle ultime tesi sull’origine di questa concezione religiosa. Ora le questioni si sono ampliate. L’egittologo tedesco Jan Assmann indaga i rapporti fra monoteismo e violenza; l’antropologo francese René Girard scrisse nel libro Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo (tradotto da Adelphi nel 1983): «Il sacro è la violenza”.

Non è il caso di riportare tutte le supposizioni sull’origine di politeismo o monoteismo, basterà aggiungere che il faraone Amenofi IV (o Amenhotep IV, vissuto nel XIV secolo prima di Cristo), in onore al dio unico volle chiamarsi Akhenaton. Recuperò una divinità, la stessa che al tempo delle grandi Piramidi figurava tra quelle secondarie; la trasformò nel culto centrale del Pantheon egizio, fino a farle reggere una religione monoteistica. Aton, il disco solare, dall’essere uno dei tanti dei, si ritrovò Dio. Il faraone andò oltre, diventando il solo tramite tra Lui e gli uomini, portando alle estreme conseguenze lo scontro con la potente casta sacerdotale del vecchio dio Amon.

A tali vicende, qualcuno aggiunge che è il caso di confrontare la forte corrispondenza tra l’inno ad Aton (considerato di mano dello stesso faraone) e il salmo 104 della Bibbia. Chi scrive, tuttavia, preferisce ritornare a Pettazzoni: di lui, a cura di Giovanni Casadio, è stata pubblicata da Mimesis una raccolta di saggi dal titolo Storia delle religioni e mitologia. Un breve testo qui presente, uscito a Tubinga nel 1930, è intitolato Monoteismo e politeismo.

Riportiamo la conclusione di Pettazzoni: «I meravigliosi destini di Jahve come rappresentante di un monoteismo etico sono forse contenuti in germe nell’aspetto vindice e punitore di un essere celeste primitivo, svoltosi poi in un dio supremo del cielo manifestantesi nella tempesta. Anche Allah, datore della pioggia (Sura 29, 63) ed onnisciente (Sura 58,8; 57,3 sgg), è verosimilmente un antico iddio del cielo preesistente a Maometto. I fondatori delle grandi religioni monoteistiche non rivelarono ex novo i rispettivi iddii, ma - a parte Gesù, sorto in un ambiente già monoteistico – sublimarono al grado di iddii assolutamente unici quelli che negli antecedenti politeismi erano già degli iddii supremi perché erano iddii del cielo, alla lor volta risalenti verosimilmente a primitivi esseri celesti pre-politeistici».

Che aggiungere? Semplicemente che la tesi di Pettazzoni aiuta a comprendere attuali ripensamenti sul politeismo, inteso come religione di alto profilo, oltre che fede tollerante. Al tempo di Gesù, a Roma, convivevano centinaia di culti e tutti si potevano praticare, se non violavano le leggi dell’impero. Da qualche giorno anche in Italia è uscita la traduzione del saggio di Catherine Nixey Nel nome della croce (Bollati Boringhieri), dedicato alla distruzione operata dal cristianesimo, a cominciare dal IV secolo, del mondo classico e della religione greco-romana. Questa studiosa, formatasi a Cambridge, descrive il momento in cui i cristiani diventarono persecutori e intolleranti. Del resto, quando una fede tramonta (con la sua civiltà) spunta la violenza, che consente a un’altra di occuparne il posto. La religione si trasforma sempre in politica. Allora come oggi.

Il Sole – 23 settembre 2018

Raffaele Pettazzoni
Storia delle religioni e mitologia
Mimesis
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1 commento:

  1. Ai procedimenti storici orientati secondo le proprie tendenze ideologiche manca qualcosa: l'umiltà.

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