28 marzo 2013

C'E' DEL MARCIO IN ...DANIMARCA!




Ho ricevuto oggi  da un amico fraterno un articolo pubblicato su El Pais lo scorso 8 marzo. Il mio stesso amico, un filologo classico che insegna all’ Università di Valencia, ha curato la traduzione dell’articolo. Si tratta di un’autentica perla che pubblico volentieri insieme alla sua lettera:


Caro Franco,
ti mando un articolo del País che avevo abbozzato in traduzione prima di Catania, ma non avevo avuto il tempo  di ripulire. Ne è autore uno scrittore, acutissimo, che leggo sempre con attenzione. Tutti i venerdì esce un suo editoriale.
È un'amara riflessione, come no?, su un tema di grande attualità, come vedi, anche in Spagna. L'allusione al re nel testo si riferisce agli affari sporchi del genero coinvolto in traffici di tangenti e fatture false per l'organizzazione di grandi eventi. Vittima n. 1 la regione Valenza, ma anche altre amministrazioni locali, piccole e grandi, del PP, partito di governo! Sprechi e sprechi che i cittadini pagano con i tagli, ma che hanno arricchito i nostri antagonisti di sempre.
Se ti va, e lo fai tuo, lo pubblichi nel tuo blog? Come l'altra volta, sarebbe il caso di mettere l'originale e la traduzione, cosí sprovincializziamo questa nostra terra.
Ti abbraccio forte,
Nic

PS Ecco il link dell'originale:

Ed ecco la traduzione italiana dell’articolo compiuta dallo stesso Nicolò Messina:


Verdure in padella
Rispettiamo le forme affinché la mafia continui a sembrare mafia
e lo Stato continui a sembrarci Stato

di Juan José Millás  su  El País, venerdì 8 marzo  2013

Credevamo ingenuamente che le mafie si plasmassero a immagine e somiglianza dello Stato, perché a questo aspiravano, a essere Stato, e risulta che è lo Stato a nascere a immagine e somiglianza delle mafie, perché a questo aspira: a essere mafia. Ma siccome la coesione sociale si fonda sull’idealismo idiota dell’uomo-cittadino della strada, eccole qui le forme (rispettiamole, le forme) affinché la mafia continui a sembrare mafia e lo Stato continui a sembrarci Stato. Altrimenti, a qualcuno potrebbe venire in mente che il Re, che è per caso il capo dello Stato, sia nudo. Come intendere, se no, che, per mandato costituzionale, egli sia estraneo alle leggi che sono state fatte per punire le mafie?
Il fatto è che se uno guardava ogni tanto da un’altra parte o si turava il naso, sfogliando certe pagine dei giornali, tutto andava più o meno bene. Eravamo arrivati a credere che la corruzione antica del PSOE (e quella del PP, che la fece franca per difetti di forma) era un episodio passeggero della nostra storia democratica, un neo in una transizione modello e così via sermoneggiando, quando ecco qui (significhi quel che significhi “ecco qui”) che le condutture delle fogne e quelle dell’acqua potabile s’incrociano, si intrecciano, si abbracciano, non so, il fatto è che, quando apri il rubinetto della cucina, esce merda. Allo stesso modo, talvolta, quando appare un politico in televisione, non sai ormai se è un vero politico o un gangster; e talaltra, quando spunta un gangster, giureresti, per il suo modo di muoversi e parlare, che si tratta di un politico. Forse quel che è successo è che la mafia ha raggiunto finalmente il traguardo sempre perseguito (divenire Stato), mentre lo Stato si è alla fine, secondo la sua vecchia vocazione, addottorato in mafia. E voi ed io qui, a saltare in padella le verdure della nostra cena, secondo la missione storica che ci è stata assegnata.

Il testo originale dell’articolo potete leggerlo quì:





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