DIVERSO È LO SCRIVERE. SCRITTURA POETICA DELL’IMPEGNO IN VINCENZO CONSOLO
« … È che il narrare, operazione che attinge quasi sempre alla
memoria,[…] è sempre un’operazione vecchia, arretrata, regressiva. Diverso è lo
scrivere […] E allora è questo il dilemma, se bisogna scrivere o narrare. Con
lo scrivere si può forse cambiare il mondo, con il narrare non si può, perché
il narrare è rappresentare il mondo, cioè ricrearne un altro sulla carta.[…]
Però il narratore dalla testa stravolta e procedente a ritroso, da quel mago
che è, può fare dei salti mortali, volare e cadere più avanti dello scrittore,
anticiparlo… Questo salto mortale si chiama metafora».
Così
scriveva Vincenzo Consolo nel 1983 (Un
giorno come gli altri), dando una precisa dichiarazione della propria
poetica, che è insieme anche etica, e pone al centro del lavoro dello scrittore
un impegno sempre ricominciato, non disposto a compromessi e consapevolmente
agli antipodi dell’attuale produzione in serie e dei facili consensi di
pubblico.
Il Dipartimento di Scienze Umanistiche
dell’Università di Catania, nella persona del Prof. Antonio Di Grado, ha voluto
offrire un tributo allo scrittore siciliano riunendo alcuni tra i maggiori
studiosi della sua opera, che il prossimo mercoledì
venti marzo 2013, presso il Coro di notte del monastero dei Benedettini, commemoreranno
lo scrittore scomparso lo scorso gennaio 2012, in una giornata di studi
centrati sull’opera consoliana.
Scrittore “palincestuoso”, com’è stato
definito, Vincenzo Consolo ha lasciato un’opera che è una sorta di “libro
continuo” i cui testi, rimandando ad altri testi, non smettono di farsi eco tra
loro, variando vesti e metaforiche allusioni.
Tra
le opere dello scrittore di Sant’Agata di Militello, si includono romanzi,
spesso a sfondo storico-metaforico (La
ferita dell’aprile, 1963; Il sorriso
dell’ignoto marinaio, 1976; Retablo,
1987; Nottetempo, casa per casa,
1992; Lo Spasimo di Palermo, 1998);
testi ibridi tra la velata scrittura memorialistica e la digressione riflessiva
(Le pietre di Pantalica, 1989; L’olivo e l’olivastro, 1994); pièces teatrali (Lunaria, 1985; Catarsi,
1989).
Lo
sfondo delle narrazioni è una Sicilia dolente che, come si legge nell’ultimo
romanzo di Consolo, “esala odore di sangue e gelsomino”: terra che rappresenta
essa stessa una profonda metafora, in cui s’incrociano i punti oscuri e
luminosi del passato e del presente, articolando “la storia di una continua
sconfitta della ragione” (L. Sciascia).
Tesa
al limite dell’afasia, si leva, argine contro tale minaccia, la “scrittura
disobbediente” (M. Attanasio) di Vincenzo Consolo, volta alla ricomposizione,
come in uno scavo archeologico, dei frammenti altrimenti dispersi delle civiltà
dell’uomo, attraverso la costruzione artigianale e paziente di un linguaggio:
vero protagonista dell’opera consoliana, esso nasce dal suggestivo impasto tra
“la tradizione colta e quella popolare, lingua e dialetto, adesione lirica e
lucidità razionale” (S. Trovato, 1994). In questa intricata, mirabile selva,
gli studiosi presenti aiuteranno il pubblico ad entrare.
L’incontro si
articolerà in una sessione mattutina,
che avrà inizio alle ore 9.30, e in
una seconda sessione che inizierà alle
ore 16.00: moderati dai professori
Antonio Di Grado e Miguel Ángel Cuevas, gli studiosi invitati guideranno il
pubblico attraverso l’opera consoliana, tra i casi di riscrittura che vi si
rintracciano (Salvatore Silvano Nigro, IULM di Milano); le relazioni tra
pittura e scrittura (Miguel Ángel Cuevas, Siviglia); gli esercizî di cronaca e
di stile (Rosalba Galvagno, Catania); la particolare lingua de Il Sorriso
dell'ignoto marinaio (Salvatore Trovato, Catania); e ancora, la vicenda
compositiva del libro postumo La mia
isola è Las Vegas (Nicolò Messina, Valencia), e un’analisi di narrazione e
scrittura in Vincenzo Consolo (Dario Stazzone, Catania). Parteciperà altresì il
direttore del Teatro Stabile di Catania Giuseppe Dipasquale, che parlerà della
versione teatrale di Retablo (cortile
Platamone nel 2001), per la regia di Daniela Ardini, con una eccezionale Mariella
Lo Giudice nel ruolo di Rosalia.
Il pubblico assisterà alla proiezione di alcuni brani dello
spettacolo, e potrà ascoltare, nel corso del convegno, letture tratte da
diversi luoghi dell’opera consoliana.
Scrive Giulio Ferroni che «la prospettiva etica di Consolo è radicata
nella scoperta del valore della cultura umana [...] come proiezione in un
altrove di se stessi e del presente, fondata nella ricerca di verità e bellezza
che l’umanità ha condotto nel corso della sua lunga storia, e di cui si
osservano le tracce infinite nei luoghi, le pietre, il paesaggio[...] che per
Consolo sono quelli di una regione catatterizzata da una storia e una natura
tutte particolari: la Sicilia, dove storia e natura sono cariche di una
violenza, d’una passione, una speranza senza pari».
“Diverso è lo scrivere” di Vincenzo Consolo, poiché viaggio
ininterrotto, attraverso l’impegno della scrittura, in «questa terribile,
maravigliosa e oscura vita, questo duro enigma che l’uomo ha sempre declinato
in mito [...] per cercar di rispecchiarla, di decifrarla per allusione, per
metafora». Diverso è lo scrivere consoliano – e il pubblico presente il
prossimo mercoledì 20 marzo presso il Coro di notte avrà modo di apprezzarlo -
poiché esperienza eccezionale che ardisce la ricerca, si fa vera espressione,
creazione di una voce: poetica di un’etica.
Doroty Armenia
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