23 marzo 2013

MEMORIA DEI VINTI


Nuto Revelli  nel 1977  ha pubblicato  Il mondo dei vinti, nel 1985 L'anello forte, preziose testimonianze sul mondo contadino delle Langhe e della montagna cuneese. Lo stesso mondo di Fenoglio e Pavese raccontato senza alcuna  mediazione letteraria. Nuto Revelli usò solo una parte delle registrazioni raccolte pazientemente girando per cascine. Oggi si parla di pubblicare i materiali inediti.






























Massimo Novelli - L’archivio dei vinti

«Mi piace incontrare la gente in cui credo, mi piace continuare il mio dialogo, quel dialogo che è iniziato con La guerra dei poveri e che non si è mai interrotto». Così Nuto Revelli (1919-2004), ufficiale degli alpini nella campagna di Russia e in seguito comandante partigiano nelle formazioni di Giustizia e Libertà, scriveva nell´introduzione di L´anello forte, pubblicato da Einaudi nel 1985. La raccolta delle testimonianze delle donne contadine e della montagna povera delle valli cuneesi, frutto di lunghi anni di ricerche, completava il lavoro appassionato, e unico nel suo genere, che aveva cominciato otto anni prima con Il mondo dei vinti. Un´indagine sul campo, quella dello scrittore piemontese, portata avanti con tenacia per dare voce, per la prima volta, ai "senza storia" e ai "dimenticati di sempre".

Per i suoi libri, Revelli utilizzò soltanto una parte delle interviste che aveva realizzato con il magnetofono, facendo parlare i "vinti" e le "vinte" della pianura, delle colline, delle vallate montane scarnificate dalle guerre, dalla fame, dall´emigrazione.

Quei nastri ora sono depositati alla Fondazione Nuto Revelli di Cuneo e fanno parte dell´archivio del cantore dei diseredati, dei soldati mandati da Mussolini a morire sul Don, dei combattenti per la libertà nei venti mesi di guerra partigiana. Animatrice della Fondazione, insieme al marito Marco Revelli, il figlio di Nuto, e vincitrice dell´ultimo premio Bagutta con Spaesati (Einaudi), Antonella Tarpino spiega: «In Fondazione ci sono circa duemila ore di registrazioni fatte da Nuto, oltre alle diverse stesure delle trascrizioni, tre per ogni intervista. È un patrimonio notevole, in buona parte mai reso noto e che stiamo riordinando. Rappresenta, senza dubbio, uno dei maggiori archivi italiani di storia orale. Al momento della pubblicazione di Il mondo dei vinti e di L´anello forte, ovviamente Nuto dovette selezionare e scegliere. In certi casi, poi, per pudore e per rispetto delle persone ascoltate preferì non fare conoscere alcune di quelle testimonianze, perché troppo crude, troppo private oppure troppo riconoscibili».

Le carte inedite dell´Anello forte, alcune delle quali pubblichiamo in forma integrale grazie alla Fondazione Revelli, sono al centro della relazione che la Tarpino terrà oggi al Centro Documentazione Territoriale di Cuneo. Lo farà con Beatrice Verri durante il convegno «Storie di donne nel cuneese», promosso dalla Fondazione e dall´Archivio delle Donne in Piemonte, dall´Istituto storico della Resistenza e dal Laboratorio archivio delle donne di Paraloup, la borgata in corso di restauro, fra la Valle Stura e la Valle Grana, dove si formarono dopo l´8 settembre del 1943 le prime bande della Resistenza. Come già si coglieva nelle pagine di L´anello forte, dice l´autrice di Spaesati, «da queste interviste di Nuto alle contadine e alle montanare delle Langhe e delle vallate emerge, intanto, la terribile condizione in cui erano costrette a vivere: il loro essere "anello debole", insomma. Mi ha colpito quanto diceva una di queste donne: non potendo più tollerare le violenze del marito ubriaco, esclama: "Vorrei essere un rovo!". Nello stesso tempo, però, viene fuori anche l´altra faccia della medaglia: il loro essere "anello forte". Perché furono proprio le donne, rifiutandosi a un certo punto di continuare a sposarsi con i contadini e con i montanari, a fare finire il "mondo dei vinti"».



Donne come quella A. della testimonianza che rendiamo nota in questa pagina. Nuto accennò alla ragazza che aveva lasciato le Langhe per andare a fare l´operaia a Torino e che non aveva timore di manifestare il suo antifascismo, nell´introduzione di L´anello forte. Non volle tuttavia farla conoscere interamente e non la inserì nel libro, forse per non pubblicizzare i particolari più intimi e segreti della vita di A.: i rapporti sessuali con il marito, la presunta follia, l´essere additata come una "masca", una strega.

«Quello delle masche», prosegue la Tarpino, «è un vero codice comunitario, un patrimonio simbolico, nell´universo femminile dei "vinti", soprattutto nella zona delle Langhe. Era una specie di super-io, riguardava tutto ciò che non andava fatto». In altri casi poteva significare un´arma di difesa o, a volte, di presa in giro delle superstizioni e delle credenze popolari: una storia di masche racconta, per esempio, di una donna che aveva fatto credere di possedere il "libro del comando", o delle magie, che invece non era che una raccolta di ricette di cucina.

La cospicua documentazione del Mondo dei vinti e dell´Anello forte, non usata da Nuto per i volumi del 1977 e del 1985, sarà quanto prima, almeno in parte, resa pubblica. Tra i progetti della Fondazione c´è la pubblicazione entro l´anno di alcune delle interviste, edite e inedite, ordinate per temi. E c´è quindi l´idea di dedicare a Nuto Revelli, e al suo lavoro di storico dei "senza storia", una sorta di Meridiano, che raccolga il meglio della sua opera.

(Da: La Repubblica del 23 marzo 2013)

1 commento:

  1. Un lavoro simile stiamo compiendo noi, dopo aver ritrovato le bobine originali delle interviste fatte da Stefano Vilardo negli anni sessanta agli emigrati in Germania del suo paese. Da quelle interviste scaturì infatti il suo capolavoro del 1975: TUTTI DICONO GERMANIA GERMANIA

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