Rosa Luxemburg
Ci piace andare controcorrente, per cui in un momento in cui è vezzo diffuso parlare male della politica noi recuperiamo l'originaria visione politica dell'8 marzo proponendo una figura di donna che alla politica dedicò l'intera vita.
Antonella Marazzi - Rosa Luxemburg: rivoluzionaria, donna, femminista
Parte I. Rosa la rivoluzionaria
Il mio primo incontro con Rosa risale ai primissimi anni ‘70, quando giovane militante cercavo con studi, tanto appassionati quanto caotici, di darmi una formazione teorica di base. Ricordo che ne ricevetti l’impressione di una donna decisa, dalla forte personalità politica e dalle brillanti doti teoriche, che aveva attraversato come una meteora l’orizzonte politico della Seconda internazionale per finire assassinata dalla controrivoluzione tedesca, dopo aver polemizzato con alcune delle più acute intelligenze rivoluzionarie della sua epoca. Nel corso degli anni avevo poi ripreso in mano alcune sue opere, ultima in ordine di tempo, La Rivoluzione russa. Il convegno organizzato a Roma da Utopia rossa nel settembre del 2009 a novant’anni dalla sua morte mi ha fornito l’opportunità di incontrarla di nuovo. E così ho trascorso con lei l’ultimo scorcio di una caldissima estate, leggendola sulle sponde di un lago, a immediato contatto con quella natura da lei così profondamente amata in tutti i suoi molteplici aspetti e nella quale cercava di immergersi non appena poteva.
A mio avviso, Rosa ha rappresentato, insuperata, l’unico esempio di donna, rivoluzionaria a tempo pieno, che sia riuscita a praticare concretamente la fusione tra la militanza attiva nei movimenti di lotta della sua epoca – come agitatrice e dirigente – e l’impegno teorico. Un impegno speso sul campo della polemica con alcuni tra i più famosi e prestigiosi intellettuali del suo tempo, come Bernstein, Kautsky e lo stesso Lenin (oltre a Trotsky con cui fu spesso d’accordo). Una produzione teorica finalizzata alla denuncia di posizioni che ai suoi occhi rappresentavano concreti pericoli sulla strada della rivoluzione socialista: contro il revisionismo di Bernstein (Riforma sociale o rivoluzione?); contro la teoria leninista del partito (Problemi di organizzazione della socialdemocrazia russa) e contro la concezione burocratica del rapporto tra movimenti di massa, partito e sindacato (Sciopero di massa, partito, sindacati); contro il nazionalsciovinismo di Kautsky e della maggioranza del Spd (La crisi della socialdemocrazia); contro i pericoli di degenerazione della Rivoluzione russa del ‘17 (La Rivoluzione russa).
Da non trascurare sono anche i suoi testi di economia politica come l’Introduzione all’economia politica e L’accumulazione del capitale - in cui si misura direttamente con il Marx de Il Capitale - elaborati nel periodo in cui insegnò alla scuola quadri del Spd a partire dal 1907. Per non parlare poi della prodigiosa mole di articoli pubblicati sugli organi di stampa dei partiti in cui militò e/o che contribuì a fondare: Partito socialdemocratico tedesco (Spd), Partito socialdemocratico di Polonia e Lituania (Sdkpil), Spartakusbund, Kpd.
Tutto ciò la pone, unica donna di tutta la storia del movimento operaio internazionale dalla Prima alla Terza Internazionale, sullo stesso piano di personalità politico-rivoluzionarie a tutto tondo come Lenin e Trotsky, che seppero unire la propria militanza attiva alla testa delle masse nel pieno delle rivoluzioni sociali della loro epoca ad una produzione teorica di alto livello, intimamente collegata alle tematiche che i compiti della rivoluzione mondiale ponevano all’ordine del giorno.
Ma chi era questa donna che seppe conquistare un posto così autorevole nella Socialdemocrazia tedesca e nella Seconda Internazionale?
Rosa Luxemburg nacque a Zamość nella Polonia russa il 5 marzo 1871 – lo stesso anno della Comune di Parigi – ultima di cinque figli di una famiglia ebrea non-osservante. Il padre era un commerciante di legname e la famiglia godeva di una relativa agiatezza. Quando Rosa ebbe due anni, la famiglia si trasferì a Varsavia e qui la bambina fu colpita da una malattia all’anca che, mal diagnosticata e curata, la costrinse a lungo a letto e la lasciò claudicante per tutta la vita. Forse anche dover fare i conti con questa menomazione contribuì a rendere il suo carattere deciso e impavido. Sin dall’adolescenza espresse una forte personalità, insofferente dell’autorità e della disciplina, che la portò già nei primi anni del liceo a entrare in contatto con l’appena ricostituito gruppo clandestino Proletariat e ad aderirvi iniziando l’attività di agitazione tra gli studenti, tanto che nel 1889 fu costretta a espatriare in Svizzera perché stava per essere arrestata e deportata in Siberia.
Appena diciottenne, dunque, si ritrova sola, in terra straniera. Non si perde d’animo e si iscrive alla facoltà di Filosofia di Zurigo per poi passare a quella di Diritto e Scienze politiche, dove si laureerà nel 1897, con una tesi sullo sviluppo industriale della Polonia, preparata prevalentemente a Parigi. Entra subito in contatto con gli ambienti dei rifugiati politici russi e polacchi e qui, tra la fine del 1890 e l’inizio del 1891, conosce Leo Jogiches che sarà suo compagno di lotta e di vita.
Gli anni di Zurigo sono quelli della formazione teorica e dell’impegno politico finalizzato soprattutto alla costruzione del Partito socialdemocratico polacco, successivamente trasformatosi in Partito socialdemocratico di Polonia e Lituania, che la vede tra i fondatori e dirigenti insieme a Leo.
Nel 1898 Rosa – che si era già fatta conoscere a livello internazionale ai due congressi di Zurigo (1894) e di Londra (1896), dove aveva dato battaglia a nome del Sdkp contro il Pps (Partito socialista polacco) di cui non condivideva le posizioni nazionaliste – decide di lasciare la Svizzera per la Germania. La sua scelta di vita è ormai fatta. Rosa vuol essere una rivoluzionaria a tempo pieno, votata alla causa del socialismo e si rende conto che la Germania con il suo Partito socialdemocratico più grande e autorevole dell’Internazionale, è l’ambiente più adatto ai suoi scopi.
Nei successivi vent’anni la sua attività politica sarà legata alle sorti di questo Partito e di questo Paese. Ma non dimenticherà la sua terra polacca e il Sdkpil e porterà sempre avanti la duplice milizia, tanto che le vicende della sua vita saranno indissolubilmente legate a quelle dei due partiti e dei due movimenti operai: tedesco e polacco.
Così si recherà a Varsavia nel 1905, all’epoca della prima Rivoluzione russa, dove verrà arrestata per la sua attività rivoluzionaria insieme a Jogiches, ma riuscirà a tornare in Germania, dove partecipa a tutti i più importanti dibattiti nel Spd e nell’Internazionale. In particolare nella battaglia contro il militarismo e il nazionalsciovinismo, che si affermeranno definitivamente con la votazione al Parlamento dei crediti di guerra da parte dei deputati del Spd. Da quel momento, con la fine di fatto della Seconda internazionale e la trasformazione della natura della socialdemocrazia tedesca in partito difensore degli interessi della borghesia nazionalistica e guerrafondaia, Rosa si batterà per la ricostituzione di una forza marxista rivoluzionaria che vedrà la luce con la fondazione dello Spartakusbund, di cui Rosa stessa scriverà il programma, che poi si scioglierà nel Kpd, il Partito comunista polacco, fondato da Rosa, Leo Jogiches e Karl Liebknecht nel dicembre del 1918, pochi giorni prima del loro assassinio.
Quando scoppia la Rivoluzione russa del ‘17, Rosa è entusiasticamente al fianco dei bolscevichi, ma ciò non le impedirà di mettere in guardia i compagni russi dai pericoli del partito unico, accentratore e inibitore della democrazia soviettista. Critica anche lo scioglimento dell’Assemblea costituente, la distribuzione delle terre ai contadini e la firma del trattato di Brest-Litovsk. Lo fa nell’estate del 1918, dal carcere, dove trascorrerà la maggior parte del periodo tra il 1915 e il 1918. Nel pieno della Rivoluzione tedesca, verrà barbaramente assassinata a sangue freddo nel gennaio del 1919 insieme a Karl Liebknecht (Leo Jogiches sarà assassinato nel marzo successivo) dall’azione repressiva dei Freikorps del governo socialdemocratico di Scheidemann ed Ebert.
Rosa aveva deciso molto precocemente di dedicare totalmente la propria esistenza alla causa rivoluzionaria. C’è una frase riportata da Lelio Basso nella sua prefazione al volume che raccoglie le lettere a Leo , scritta da Rosa a 17 anni sul retro di una fotografia regalata a una compagna di scuola, che è molto significativa per comprendere le motivazioni profonde di questa sua scelta. Rosa scrive: «Il mio ideale è il regime sociale in cui si potrebbe con tranquilla coscienza amare tutti quanti. Tendendo a questo fine e in suo nome, saprò forse un giorno anche odiare».
Questa giovane di 17 anni, che all’epoca militava già nel gruppo Proletariat, aveva chiaro che per raggiungere quel suo ideale avrebbe dovuto battersi strenuamente, utilizzando le armi della politica rivoluzionaria. Intuiva che per poter praticare quell’amore verso gli altri cui tendeva naturalmente il suo animo, avrebbe dovuto anche forzare la sua vera indole, tendente al buono e all’amore, e usare tutte le sue capacità intellettuali e umane per distruggere la società imperialistica che con il suo barbaro sfruttamento impediva il dispiegarsi di tutte le migliori potenzialità della specie umana.
(Relazione di Antonella Marazzi al Convegno su Rosa Luxemburg – a 90 anni dalla morte – organizzato da Utopia rossa a Roma nel settembre del 2009)
(Da: http://utopiarossa.blogspot.it/)
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