23 marzo 2013

GRAMSCI RENAISSANCE



Oggi e domani convegno a Parigi sui Quaderni e gli scritti gramsciani. Dopo un lungo silenzio, anche  tra gli intellettuali d’oltralpe torna l’interesse per l’opera del pensatore sardo.

Francesco Giasi - La rinascita di Gramsci


IL CONVEGNO LA «GRAMSCI RENAISSANCE»: REGARDS CROISÉES FRANCE-ITALIE SUR LA PENSÉE D’ANTONIO GRAMSCI , organizzato dalla Fondazione Istituto Gramsci, dalla Fondation Gabriel Péri e dall’Università Paris 1 col proposito di discutere sui recenti studi in Italia e sulla presenza di Gramsci nella cultura italiana e francese. Il convegno si terrà oggi alla Maison d’Italie e domani alla Sorbona ed è stato preceduto da un seminario sull’Edizione nazionale degli scritti di Gramsci organizzato a Parigi dalle due fondazioni nel maggio dello scorso anno. Emerse in quell’occasione la volontà di misurare la penetrazione di Gramsci in Italia e in Francia.
L’espressione Gramsci Renaissance fu usata per definire il diffuso interesse per l’autore dei Quaderni del carcere nella Francia della seconda metà degli anni Sessanta. Una stagione durata poco più di un decennio, caratterizzata da vivaci dibattiti in un Paese che sino ad allora aveva quasi del tutto ignorato Gramsci. Si trattò, infatti, più di una «nascita» che di una «rinascita», come ha sottolineato André Tosel, tra i protagonisti di quella stagione. A parte i rituali interventi apparsi in occasione dei decennali della morte, Gramsci è stato del tutto assente dal dibattito culturale promosso dal Pcf e dagli intellettuali comunisti francesi sino a quella data.
Negli anni Quaranta e Cinquanta gli studi sulla attività politica e sul pensiero di Gramsci furono pochi e poco significativi. Le traduzioni furono tutt’altro che esaurienti: una scelta dalle Lettere dal carcere e un’antologia di scritti che offriva ai lettori francesi un Gramsci molto parziale. Le ragioni di questa sfortuna vanno ricercate innanzitutto nella particolare ortodossia del Partito comunista francese, interessato a prendere le distanze dal «revisionismo» togliattiano e perciò per nulla convinto dell’utilità di mettere in circolazione l’eterodosso marxismo di Gramsci. L’avvio della prima stagione di studi di Gramsci in Francia fu certamente dato dalla pubblicazione, nel 1965, di Pour Marx e Lire Le Capital di Louis Althusser che contenevano una dura critica all’umanesimo e allo storicismo gramsciano. Le tesi di Althusser furono vivacemente discusse – non solo in Francia – e animarono per alcuni anni il dibattito su Marx (giovane e maturo), sul marxismo e i suoi interpreti. Ma al di là del dibattito suscitato dalle critiche di Althusser, ben presto prese corpo una approfondita discussione sulle originali teorie di Gramsci. Al pensatore italiano furono dedicati studi finalmente approfonditi. Molti contributi furono tradotti anche in Italia, mentre sempre più fitto si faceva il dialogo tra gli studiosi francesi e quelli italiani come dimostra il volume di Christine Buci-Glucksmann su Gramsci e lo Stato pubblicato in Francia nel 1974 e tradotto in Italia l’anno dopo. In quegli stessi anni uscirono i volumi di scritti politici di Gramsci, tradotti ed egregiamente annotati da Robert Paris per la prestigiosa Bibliotèque de philosophie di Gallimard.
Si era al culmine di quella proficua stagione di studi e Gramsci sembrava quanto mai appassionare gli intellettuali francesi. Non è un caso che nel giugno del 1975 sia stato deciso di presentare i Quaderni nell’edizione critica dell’Istituto Gramsci a cura di Valentino Gerratana proprio a Parigi. La traduzione dei Quaderni prese avvio immediatamente, sempre per Gallimard e a cura di Paris, con il primo volume pubblicato nel 1978. Ma la fortuna di Gramsci iniziò più o meno allora a declinare. Negli anni Ottanta in Francia, come in Italia, Gramsci fu messo «in soffitta». La Gramsci Renaissance francese fu oggetto di discussione al convegno internazionale di Formia dell’ottobre 1989 e se ne parlò come di una stagione ormai lontana.
Ma, negli stessi anni, il pensiero gramsciano iniziava anche a mostrare un’inedita vitalità. Al convegno italo-francese tenuto a Besançon un mese dopo, quando il Muro di Berlino era stato da pochi giorni rimosso, si diede l’eloquente titolo di Modernité de Gramsci. L’89 segna simbolicamente l’inizio di una rinnovata e generalizzata diffusione del pensiero di Gramsci nelle più diverse aree culturali e linguistiche e da allora si potrà finalmente parlare di Gramsci Renaissance di carattere internazionale, accompagnata dalla significativa ripresa degli studi gramsciani in Italia.

L’ Unità, 22 marzo 2013

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