E ora le élite si mettano in gioco
Parole più semplici contro parole difficili. Maggioranza
povera contro minoranza ricca. Risposte facili contro ragionamenti
complessi. Risentimento contro impotenza. Ecco come il mondo si è diviso
e come l'era digitale ha amplificato la rabbia di chi non si sente
parte del "Game". E come uscirne vivi . (ALESSANDRO BARICCO)
ELITE E POPOLO
SECONDO ALESSANDRO BARICCO
Una nota critica in margine a un articolo de La Repubblica.
Francesco Virga
Il mondo
in cui viviamo è pieno di crepe e contraddizioni. Lo dimostra anche il breve saggio che Alessandro Baricco due giorni fa ha pubblicato su La
Repubblica. Il noto scrittore, infatti, nelle stesse pagine del
giornale che, più e meglio di altri, è stato espressione della élite
socialdemocratica nazionale, paradossalmente finisce per dare una sberla a
quanti continuano a vedere il mondo con gli occhi di Eugenio Scalfari.
Baricco, pur facendo parte della stessa élite che critica, riesce ad
individuare con chiarezza (anche se con un linguaggio e un metodo discutibili),
alcune delle cause che hanno messo in crisi la classe e il mondo da cui
proviene. Dopo aver individuato alcuni tratti
e confini della élite oggi sotto accusa (medici, docenti
universitari, imprenditori, dirigenti di aziende pubbliche o private, sindaco e
politici, avvocati, giudici, giornalisti ed artisti di successo, alti prelati,
ecc.) osserva giustamente che i singoli rappresentanti di questa élite possono
anche apparire persone perbene, impegnate socialmente, che amano il Paese in
cui vivono, credono nella meritocrazia e nella cultura. Ma, aggiunge Baricco, “una sorprendente cecità […] impedisce loro
di vedere le ingiustizie e la violenza che tengono in piedi”. Questa cecità
impedisce loro di vedere il crollo del “tacito patto tra le élites e la gente comune”
che ha tenuto in piedi le democrazie occidentali dopo l’ultima guerra mondiale.
Il “tacito patto” si fondava sulla delega che la gente comune aveva dato alle
classi dirigenti di gestire il potere, consentendo loro anche di acquisire
privilegi, in cambio di un benessere garantito a tutti. Questo patto in Italia
comincia a traballare, secondo Baricco, una ventina d’anni fa.
La crisi economica, non prevista e
malamente governata dalle classi dirigenti, ha determinato il crollo del
suddetto “tacito patto” tra élite e gente.
Quest’ultima parola, usata frequentemente da Baricco, a me non piace perché,
con la sua genericità, produce malintesi. Sarebbe preferibile, secondo me, un
termine più preciso come, ad esempio, quello usato da Gramsci per indicare
l’insieme delle “classi subalterne”.
E non venitemi a dire che si tratta di un termine antiquato e superato dalla
storia perché, malgrado il quotidiano lavaggio del cervello, scientificamente
realizzato dall’ideologia dominante – non
dimentichiamo che le idee dominanti sono
ancora le idee delle classi dominanti -,
il mondo in cui viviamo è un mondo diviso in classi sociali, magari più
articolate e frammentate rispetto a ieri, ma sempre nettamente distinte e con
interessi contrapposti.
Secondo
il punto di vista di Baricco, la principale responsabilità delle élites - capite bene l’utilità che ha per un
interclassista come il nostro scrittore usare questo termine al posto
dell’equivalente marxista “classi dominanti”! – va ricercata quindi nel non
aver previsto la crisi economica e, una volta riconosciuta, aver messo al
sicuro se stessi e scaricato tutti i sacrifici sulla gente comune. Insomma, su
questo punto, Baricco mostra tutta la sua ingenuità o la sua malafede ignorando
quello che una volta si chiamava “interesse di classe”.
La
seconda causa della perdita di prestigio delle élites , secondo Baricco, va
ricercata nella rivoluzione digitale che
ha cambiato il volto del mondo negli ultimi decenni. Aver messo uno smartphone in mano ad ogni umano ha
permesso a chiunque di: 1. Accedere a tutte le informazioni del mondo; 2.
Comunicare ed esprimere pubblicamente le
proprie opinioni. Queste cose, osserva giustamente lo scrittore, in passato
potevano farle solo le élites. La rivoluzione digitale – denominata The
Game anche in uno dei suoi ultimi libri – ha abbattuto “barriere psicologiche
secolari, allenando la gente a sconfinare nel terreno delle élites e togliendo
alle élites quei monopoli che la rendevano mitologicamente intoccabile”.
Questa
rivoluzione ha avuto un limite che Baricco riconosce lucidamente. Il Game ha ridistribuito il sapere e le
possibilità di potere, ma non ha ridistribuito il denaro. Riprendiamo il passo
dell’articolo in questione con le sue stesse parole:
“Non c’è
nulla, nel Game, che lavori a una ridistribuzione della ricchezza. Del sapere,
della possibilità di potere, sì. Della ricchezza, no. La disimmetria è
evidente. Non poteva che ottenere, alla lunga, una rabbia sociale che è
dilagata silenziosamente come un’immensa
pozzanghera di benzina […] poi la crisi economica ci ha tirato un fiammifero
dentro.”
A
questo punto le classi dirigenti del mondo intero non ce l’hanno fatta più
a convincere la “gente” che questo stato
di cose non poteva essere cambiato perché
non aveva alcuna realistica alternativa. L’affermazione della Thatcher THERE
IS NO ALTERNATIVE, posta da Baricco come epigrafe in apertura del suo
saggio e ripresa più volte, e ripetuta fino alla noia in questi anni da tutti i
leaders politici di destra e/o di pseudo sinistra, non ha incantato più nessuno
e così le classi subalterne del mondo occidentale hanno cominciato a
rivoltarsi.
La
reazione delle classi dirigenti di fronte a questa rivolta, osserva Baricco, è
stata del tutto irrazionale. Invece di cercare di capire le ragioni della “gente”
le élites sotto attacco si sono irrigidite allestendo questa narrazione :
“la
gente si è bevuta il cervello manovrata da una nuova generazione di leaders
politici senza storia e privi di responsabilità: Termini vaghi e inesatti di fake news, populismo, se non addirittura
fascismo.”
Basta dare una veloce occhiata ai titoli dei giornali, dei periodici e
dei social gestiti dai giornalisti dipendenti da queste stesse élites per
rendersene conto.
Secondo Baricco le responsabilità maggiori delle élites sono queste:
1 - Avere
avuto una idea di sviluppo e di progresso incapace di generare giustizia
sociale. Avere distribuito la ricchezza in modo delirante. Avere distrutto antiche forme di lavoro senza
essere stati capaci di produrne nuove. Avere lasciato il gioco in mano al
potere finanziario e a imprese multinazionali scarsamente controllabili. Aver
continuato a saccheggiare il Sud del mondo e aver messo in serio pericolo lo
stesso pianeta Terra.
2 - Le
élites sono da tempo preda di un torpore
profondo, una sorta di ipnosi.
“
Fai errori del genere e poi, con chi si presenta a staccarti la spina, pensi di
cavartela dandogli del fascista?”( A. Baricco)
Così conclude la sua analisi Baricco. Con
tutti i suoi limiti lo scrittore ha smosso acque stagnanti. Sono curioso di
vedere come gli risponderanno gli “intellettuali organici”.
Palermo, 13 gennaio 2019 Francesco Virga
Riprendo dal mio diario fb i primi commenti pervenuti:
RispondiEliminaMarco Ninci: Il tuo commento, Francesco, è splendido
Francesco Virga : Sei troppo generoso con me, caro Marco.
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Franco Mimmi : Scusa, Francesco, ma come ti viene in mente di leggere una analisi socio-economica di Baricco? Che io certo non ho letto, ma a giudicare dal tuo articolo - letto per stima nei tuoi confronti nonostante il soggetto - è esattamente la sequela di argomenti letti e riletti e scopiazzati da anni a questa parte che uno si poteva aspettare da Baricco? Mah, sono sconcertato... :-(
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Francesco Virga: Cerca di capirmi, Franco. Il principio d'autorita' va respinto, secondo me, fino in fondo. Pertanto pregiudizialmente non va respinto né accettato nulla. Tutto deve passare al vaglio del nostro spirito critico. Baricco non è mai stato uno dei miei autori preferiti. Ho letto pochi suoi libri e i pochi letti non mi sono piaciuti. Quando vedo che ha il coraggio di affrontare di petto un tema che mi è molto caro e su cui è stato scritto tanto, accantono ogni pregiudizio e vado a leggerlo.