02 gennaio 2019

LA MASSONERIA NELLA STORIA D' ITALIA


Persino Giovanni Pascoli risulta essere stato iscritto alla Massoneria

Il Gran Maestro Corona pubblica gli archivi massonici

Sebastiano Messina

Quando il professor Valletta, nel 1920, intervenne per far cessare l'occupazione delle fabbriche, non fece altro che applicare la linea della massoneria. La sua proposta di far partecipare agli utili ricalcava l' idea del gran maestro dell'epoca, Domenico Torrigia, approvata dalla giunta del Grande Oriente. E Valletta, che era massone, provò a metterla in pratica....
Valletta tra i fratelli muratori, anche lui col grembiulino, il compasso e la cazzuola? Aldo Mola e Annamaria Isastia, i due storici che hanno potuto leggere per primi gli elenchi dei massoni dal 1870 al 1923, rispondono che non è quella l'unica sorpresa saltata fuori dai registri storici del Grande Oriente. I quindici libroni ammuffiti che ieri il gran maestro della massoneria italiana Armando Corona ha aperto davanti ai giornalisti, contengono 80 mila nomi e 800 mila dati. Ma chi c'è, in quegli elenchi? Oltre al manager che guidò la Fiat attraverso il ventennio, ci sono uomini di governo come Francesco Crispi, il presidente del Consiglio che ordinò la conquista dell'Eritrea, e Giuseppe Zanardelli, il primo ministro che legò il suo nome al codice penale. C'è il filosofo Antonio Labriola, che alla fine del secolo introdusse in Italia il pensiero marxista. C'è il maresciallo Badoglio, il conquistatore dell' Etiopia che prese il posto di Mussolini dopo la caduta del fascismo. C'è Ugo Cavallero, il capo di stato maggiore che si uccise dopo l'armistizio dell' 8 settembre. C'è il generale Capello, quello che comandava la Seconda Armata nella disfatta di Caporetto. C'è l'irredentista Leonida Bissolati. Ci sono i primi due sindaci laici di Roma, il conte Luigi Pinciani ed Ernesto Nathan. Ci sono Giovanni Pascoli ed Edmondo De Amicis. C'è Enrico Fermi, il padre dell'atomica.
Enrico Fermi

Quando Garibaldi era gran maestro
 
E ci sono, ovviamente, tanti gerarchi fascisti. Da Italo Balbo, l'aviatore che diventò governatore della Libia, ad Achille Starace e Roberto Farinacci, i segretari del partito che nel 45 furono fucilati dai partigiani. Nessun Savoia, professore? Negli elenchi non c'è traccia dei regnanti assicura Aldo Mola ma un indizio c'è. Riguarda Umberto I. Quando fu assassinato da Bresci, il labaro dei maestri segreti fu esposto listato a lutto, un fatto del tutto inconsueto. Di qualcuno si sapeva già che fosse massone come Garibaldi, che fu gran maestro nel 1864 e assegnò il grado più elevato all'anarchico Bakunin, su altri circolavano dei sospetti, altri ancora costituiscono autentiche sorprese anche per gli storici. I due studiosi che hanno spulciato quegli interminabili elenchi hanno cercato di convincere i cronisti che la vera notizia è la radiografia di una massoneria interclassista: “Quei nomi di cuochi, ferrovieri, sarti, contadini e ragionieri smentiscono il luogo comune che la massoneria sia un'organizzazione d'élite, classista. È vero il contrario. Abbiamo fatto una prima statistica delle professioni, provvisoria e parziale ma abbastanza attendibile. Ebbene, al primo posto figurano i militari: ma mica i generali, erano quasi tutti ufficiali inferiori o sottufficiali. Poi gli avvocati, gli impiegati, i medici. Armando Corona, il gran maestro che sta cercando di ripulire la massoneria e la sua immagine dal fango della loggia P2, ha assistito soddisfatto ieri pomeriggio alla presentazione ai giornalisti di quei quindici volumi, alla vigilia della Gran Loggia amministrativa che è un po' il congresso del Grande Oriente d'Italia. Averli ritrovati ha spiegato senza nascondere il suo orgoglio significa ritrovare le proprie radici, acquisire la certezze che, allora come oggi, l'essere e il divenire massoni non era generato dal censo, dalla propria categoria sociale, dagli studi compiuti: l'operaio sedeva in loggia con il professionista, l'artigiano con il letterato, il commerciante con il docente universitario.

Una mossa a costo zero
 
Bella mossa, quella del grande nemico di Gelli: con un sol colpo ha mostrato un'immagine trasparente della massoneria (è il primo gran maestro a ordinare la pubblicazione di elenchi ufficiali) e ha esposto nella vetrina del Grande Oriente molti nomi celebri della storia patria. E tutto questo a costo zero, perché rendere pubblici quegli elenchi non dà fastidio a nessuno, ormai. Le liste dei massoni di oggi, invece, restano inaccessibili. Se le acque si calmeranno, ha fatto capire Corona, forse tra qualche anno anche su quelle sarà tolto il segreto. Chi vivrà vedrà. Se il gran maestro è potuto tornare in possesso degli elenchi, lo deve a uno sfratto. Pochi mesi fa, quando il Grande Oriente si vide ingiungere dal magistrato di lasciare Palazzo Giustiniani, i massoni vuotarono le cantine per trasferire tutto nella nuova sede di villa Medici del Vascello, al Gianicolo. Sommersi da altre cartacce, sporcati dagli insetti e rovinati dall'umidità, vennero allora alla luce i quindici volumi che i fascisti avevano cercato invano nel 1925, quando fecero irruzione nel palazzo. Qualcosa trovarono, allora: due libri zeppi di nomi che i gerarchi cominciarono a leggere avidamente. Ma si fermarono subito: ai primi posti c'erano i nomi dei massimi esponenti del governo, i vertici dell'esercito e i notabili del regime. Erano elenchi falsi, confezionati ad arte da un gran maestro previdente che aveva messo al sicuro i registri veri già due anni prima. Una beffa, riuscita in pieno.
Da “la Repubblica”, 21 marzo 1987

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