24 gennaio 2019

LUNGA VITA AGLI ERETICI 1 e 2





"Morte dell’inquisitore" (1964) occupa un luogo del tutto a parte nell’opera di Leonardo Sciascia. La ragione ne fu data dall’autore stesso: «è un libro non finito, che non finirò mai, che sono sempre tentato di riscrivere e che non riscrivo aspettando di scoprire ancora qualcosa». Un libro, dunque, fondato su un mistero non del tutto svelato, forse non del tutto svelabile. E inoltre il libro dove Sciascia ha disegnato la figura di un suo antenato ideale, l’eretico Diego La Matina («personaggio che non doveva più lasciarmi»). Il tema dell’Inquisizione, infine, rimane (e rimarrà sempre) quanto mai delicato, perché – come scrisse Sciascia stesso con memorabile efficacia – «appena si dà di tocco all’Inquisizione, molti galantuomini si sentono chiamare per nome, cognome e numero di tessera del partito cui sono iscritti». Parole che ci fanno intendere, come meglio non si potrebbe, l’attualità immediata che questo libro ha per noi e confermano un’altra annotazione di Sciascia: «Mi sono interessato all’Inquisizione poiché questa è lungi dal non esistere più nel mondo».  
 

Dalla IV di copertina dell’edizione Adelphi del libro


PS: Come sapete su questo tema e su Sciascia ho scritto e pubblicato tanto, anche su questo blog. Alcune cose andrebbero riprese e magari rivedute ed aggiornate. Oggi mi limito a riprendere due commenti dal mio diario fb:


Alberto Calì : Forse si potrebbe fare un collegamento tra l'inquisizione come storicamente la conosciamo e certo populismo attuale, che non ammette contestazioni alle 4 frasi fatte propagandistiche. Allora si potrebbe pensare che l'inquisizione è dentro quel popolo di elettori che da" il voto ai partiti populisti. Che bel guaio!


Francesco Virga: Caro Alberto, l'intolleranza e lo spirito inquisitorio nella storia ha avuto mille volti. E, sicuramente, se sopravviveremo, ne assumerà di nuovi... Anche per questo Sciascia pensava che non avrebbe mai finito di scrivere questo libro.
 

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