02 febbraio 2018

CANDELORA E CIVILTA' CONTADINA



Dell'orientamento delle chiese, del sole e della luna. Il procedere delle stagioni come perno della vita degli uomini. Miti, riti, leggende legate ai cicli astronomici che troviamo in ogni epoca e paese. Tracce di un mondo contadino strettamente connesso alla natura. Un mondo, come ci ricorda Guido Araldo, ancora vivo negli anni Cinquanta del secolo scorso.
Guido Araldo
La Candelora, l’orso e la marmotta
Anticamente, il giorno più importante di febbraio era “la Candelora” che ricorre al 2 del mese, corrispondente alla “festa di metà inverno”, nel “mezzo della strada” tra il solstizio d’inverno e l’equinozio di primavera.
Sabato scorso ero in Sant'Ambrogio a Milano con la bussola in mano: aspettavo il sole al tramonto che, come avevo previsto, baciò la grande pala d'oro dell'altare, antichissima, esattamente al tramonto, con una lieve sfasatura. Il bacio perfetto ci sarà il 2 febbraio, festa della Candelora. Accanto a me il custode, nella folla di turisti ignari, che mi confermava commosso quanto andavo constatando.
Anche a Saliceto l'antica chiesa di Santa Maria, sottostante l'attuale parrocchiale rinascimentale di San Lorenzo, peraltro più grande, era orientata esattamente come Sant'Ambrogio di Milano, orientamento evidenziato dalle residuali fondamenta.
In tempi antichi queste "cose" erano importanti. Quante sono ancora le chiese perfettamente orientate Nord - Est Sud - Ovest? In seguito si tenne addirittura un concilio nelle Gallie: era più opportuno orientare le chiese verso il sole della Candelora o di Pasqua? Prevalse Pasqua, anche se non si può essere precisi come alla Candelora poiché la Pasqua è mobile, essendo collegata alla prima luna piena dopo l'equinozio di primavera (l'esodo degli ebrei dall'Egitto si verificò in quella notte fatale, sotto luna piena che indicava il cammino come di giorno e con una colonna di fuoco sulla sinistra: la più grande eruzione vulcanica in tempi storici, nell'isola di Santorini in mezzo all'Egeo, che arrecò le famose piaghe in Egitto). Poi, con l'età barocca, le chiese persero l'orientamento...
Ai tempi di Roma, prima dell’avvento del cristianesimo, alle calende di febbraio iniziavano i festeggiamenti dei Lupercali, in onore al dio Fauno nella sua accezione di “lupercus”: scacciatore di lupi nei giorni più freddi e innevati dell’anno, protettore di armenti e greggi.
La Candelora è la festa della luce che cade esattamente a metà dell’inverno: ancora oggi persiste l’antica tradizione di accendere le candele benedette in chiesa, che poi sono portate a casa per riti domestici. La candela benedetta ricevuta in chiesa, veniva accesa dopo il rientro a casa dalla mater familias (sempre una donna) che tracciava una croce sui polsi e sulla fronte dei congiunti. La stessa croce era ripetuta sugli stipiti di porte e finestre, e se c’era una stalla, veniva tracciata sui gioghi dei buoi e sulla greppia. Guai se la candela si spegneva! Brutto segno: allusione a sciagura imminente. Per certi versi la presenza, in casa, di spiriti maligni in grado di contrastare il rituale della candela. Poteva accadere che la stessa candela fosse accesa e posta sul davanzale della finestra durante un brutto temporale oppure accanto al letto di un moribondo.
Nel Medioevo e in epoca rinascimentale erano utilizzate apposite fiaccole benedette in chiesa, per tracciare le simboliche croci della Candelora sulle porte delle case e, più ancora, sulle porte di borghi fortificati e castelli. Rituali suggestivi effettuati con l’intento di proteggere la collettività da epidemie, carestie, alluvioni, terremoti e, soprattutto, da aggressioni esterne.
La candelora ricorre tre mesi dopo la vigilia dei “santi”, periodo corrispondente all’inverno. Ricordo mia mamma che mi faceva accuratamente il segno della croce sulla fronte e sui polsi, con la tenue fiammella di quelle candele; né mi lamentavo se una goccia di cera fusa mi finiva sui polsi, poiché buon segno propiziatore.
Una notte, quella della Candelora, della luce, della vita, opposta alla vigilia di fine ottobre. Al 2 febbraio si guardava la luna in cielo, se c’era o non c’era; se era Ecate tenebrosa o Selene luminosa, o se avesse i corni di Artemide: gobba a ponente luna crescente, gobba a levante luna calante. Da quella presenza o da quell’assenza, oppure dalla posizione dei corni dipendeva la luna di Carnevale (nuova) e di Pasqua (vecchia), che avrebbe poi condizionato le lune di tutto l’anno. Ma oggi chi guarda ancora la luna con la sapienza antica? E chi ricorda il conto dell’epatta? L’épata piemontese…
La festa cristiana connessa alla Candelora è nota come la “purificazione della Vergine” che, secondo l’antica tradizione ebraica, avveniva 40 giorni dopo il parto. Non a caso, tra Natale e la Candelora intercorre un analogo lasso di tempo.
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Era tradizione alla Candelora, dopo la “benedizione dei ceri e delle candele”, distribuire frittelle sul sagrato della chiesa o, considerata la stagione, nei locali delle confraternite adiacenti alla chiesa.
Secondo alcuni storici gli antichi Liguri e Celti facevano iniziare l’anno nuovo a febbraio, alle calende, nel giorno di Sant’Orso e della Candelora. L’importanza della Candelora è attestata dal fatto che in molte chiese romaniche vi fosse un foro nell’abside, dal quale il 2 febbraio un raggio del sole nascente andava a colpire la parte retrostante del tabernacolo, illuminandolo.
In epoca preromana è nota la festa di Celeste Brigantia, corrispondente alla Candelora: una festa in origine connessa al periodo della nascita degli agnelli. Si dice che in quell’occasione fossero accese grandi torce di paglia intrise di grasso di maiale o di cinghiale, portate in processione dalle vergini. Nelle brumose terre del Nord le processioni si concludevano di fronte alla statua della dea Brigit e, infatti, Santa Brigida d’Irlanda, inequivocabilmente celtica, si festeggia il 1° febbraio.
La Candelora era ed è la festa della fine del grande freddo invernale, del gelo persistente, quando le ore della luce solare si fanno sempre più “lunghe”, annuncianti l’imminente primavera. Un momento in cui, nonostante il freddo persistente, già si percepisce nell’aria il risveglio della natura. In Piemonte è in uso il detto: “à la candelora da r’invern e-suma fora.” (alla candelora dall’inverno siamo fuori.)
Nel Nord America (Stati Uniti e Canada) la Candelora corrisponde al giorno della marmotta (in inglese Groundhog Day); mentre pare dimenticata l’antica “festa della luce” (Candlemas Day) corrispondente esattamente alla Candelora.
Il 2 febbraio la marmotta emerge dalla tana dopo il lungo letargo invernale: se il suo corpo proietta l’ombra, per il cielo sereno, corre libera nei boschi; altrimenti rientra nella tana e si rimette a dormire. Se tale è la leggenda, significa che l’antico concetto è andato perduto o è stato travisato. Non si tratta, infatti, di stabilire se sia un giorno sereno o nuvoloso, ma di quale luna ci sia in cielo il 2 febbraio: se una notte di novilunio o di plenilunio. La marmotta in Nord America equivale all’orso in Europa dove, non a caso, alla vigilia della Candelora, il 1° febbraio, si festeggia Sant’Orso.
La leggenda vuole che gli orsi si sveglino dal letargo nella notte del 1° febbraio ed escano dalle loro tane, proprio come la marmotta nel Nord America. Se gli orsi intravedono un diffuso chiarore, tipico della luna piena, tornano a dormire per altri 15 giorni, giacché la primavera sarà tarda; se invece in cielo ci sono soltanto le stelle e la Via Lattea appare in tutto il suo splendore, allora il letargo può considerarsi concluso.
Il plenilunio a sant’Orso (Europa) o alla festa della marmotta (Stati Uniti e Canada) significa che in cielo “trionfa” ancora la “luna vecchia di gennaio”, e pertanto la bella stagione tarderà ad arrivare; se invece ci sono le stelle ed è tempo del “novilunio di febbraio”, allora la primavera è alle porte. Un modo per evidenziare l’importanza meteorologica delle fasi lunari; le annate peggiori, solitamente, sono quelle delle “lune tarde”, che non corrispondono al rispettivo mese (quando a febbraio, per esempio, persiste a lungo “la luna di gennaio”: situazione che si protrarrà per tutti i mesi dell’anno).
Sant’Orso era un santo importante, soprattutto nell’area alpina e subalpina, poiché a sant’Orso l’inverno comincia ad arretrare e, non a caso, la sua festa è complementare alla Candelora. Tuttora nella città di Aosta la ricorrenza di sant’Orso è occasione della prima grande fiera, la prima dell’anno. Un santo solitamente raffigurato con un uccellino su una spalla, poiché la tradizione vuole che dividesse il raccolto del suo campo in tre parti: per sé, per i poveri e per gli uccellini.
L’importanza dei primi giorni di febbraio è attestata da sant’Orso, dalla Candelora e da San Biagio, altro santo taumaturgico. Al mattino del 3 febbraio era tradizione recarsi “alla messa prima” e inginocchiarsi davanti alla balaustra per il rito della benedizione della gola, con le candele consacrate il giorno precedente poste a contatto della gola. Il miracolo più famoso di san Biagio fu il salvataggio di un bambino al quale era finita una lisca di pesce in gola e stava soffocando.
In ultimo a Sant'Ambrogio il "sarcofago di Stilicone" sotto il grande ambone: da una parte Gesù tra gli apostoli senza barba, sul lato opposto Gesù tra gli apostoli con la barba; ma questa è un'altra storia...
 
Articolo ripreso da  http://cedocsv.blogspot.it/2018/02/

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