Dell'orientamento
delle chiese, del sole e della luna. Il procedere delle stagioni come
perno della vita degli uomini. Miti, riti, leggende legate ai cicli
astronomici che troviamo in ogni epoca e paese. Tracce di un mondo
contadino strettamente connesso alla natura. Un mondo, come ci
ricorda Guido Araldo, ancora vivo negli anni Cinquanta del secolo
scorso.
Guido Araldo
La Candelora, l’orso
e la marmotta
Anticamente, il giorno
più importante di febbraio era “la Candelora” che ricorre al 2
del mese, corrispondente alla “festa di metà inverno”, nel
“mezzo della strada” tra il solstizio d’inverno e l’equinozio
di primavera.
Sabato scorso ero in
Sant'Ambrogio a Milano con la bussola in mano: aspettavo il sole al
tramonto che, come avevo previsto, baciò la grande pala d'oro
dell'altare, antichissima, esattamente al tramonto, con una lieve
sfasatura. Il bacio perfetto ci sarà il 2 febbraio, festa della
Candelora. Accanto a me il custode, nella folla di turisti ignari,
che mi confermava commosso quanto andavo constatando.
Anche a Saliceto l'antica
chiesa di Santa Maria, sottostante l'attuale parrocchiale
rinascimentale di San Lorenzo, peraltro più grande, era orientata
esattamente come Sant'Ambrogio di Milano, orientamento evidenziato
dalle residuali fondamenta.
In tempi antichi queste
"cose" erano importanti. Quante sono ancora le chiese
perfettamente orientate Nord - Est Sud - Ovest? In seguito si tenne
addirittura un concilio nelle Gallie: era più opportuno orientare le
chiese verso il sole della Candelora o di Pasqua? Prevalse Pasqua,
anche se non si può essere precisi come alla Candelora poiché la
Pasqua è mobile, essendo collegata alla prima luna piena dopo
l'equinozio di primavera (l'esodo degli ebrei dall'Egitto si verificò
in quella notte fatale, sotto luna piena che indicava il cammino come
di giorno e con una colonna di fuoco sulla sinistra: la più grande
eruzione vulcanica in tempi storici, nell'isola di Santorini in mezzo
all'Egeo, che arrecò le famose piaghe in Egitto). Poi, con l'età
barocca, le chiese persero l'orientamento...
Ai tempi di Roma, prima
dell’avvento del cristianesimo, alle calende di febbraio iniziavano
i festeggiamenti dei Lupercali, in onore al dio Fauno nella sua
accezione di “lupercus”: scacciatore di lupi nei giorni più
freddi e innevati dell’anno, protettore di armenti e greggi.
La Candelora è la festa
della luce che cade esattamente a metà dell’inverno: ancora oggi
persiste l’antica tradizione di accendere le candele benedette in
chiesa, che poi sono portate a casa per riti domestici. La candela
benedetta ricevuta in chiesa, veniva accesa dopo il rientro a casa
dalla mater familias (sempre una donna) che tracciava una croce sui
polsi e sulla fronte dei congiunti. La stessa croce era ripetuta
sugli stipiti di porte e finestre, e se c’era una stalla, veniva
tracciata sui gioghi dei buoi e sulla greppia. Guai se la candela si
spegneva! Brutto segno: allusione a sciagura imminente. Per certi
versi la presenza, in casa, di spiriti maligni in grado di
contrastare il rituale della candela. Poteva accadere che la stessa
candela fosse accesa e posta sul davanzale della finestra durante un
brutto temporale oppure accanto al letto di un moribondo.
Nel Medioevo e in epoca
rinascimentale erano utilizzate apposite fiaccole benedette in
chiesa, per tracciare le simboliche croci della Candelora sulle porte
delle case e, più ancora, sulle porte di borghi fortificati e
castelli. Rituali suggestivi effettuati con l’intento di proteggere
la collettività da epidemie, carestie, alluvioni, terremoti e,
soprattutto, da aggressioni esterne.
La candelora ricorre tre
mesi dopo la vigilia dei “santi”, periodo corrispondente
all’inverno. Ricordo mia mamma che mi faceva accuratamente il segno
della croce sulla fronte e sui polsi, con la tenue fiammella di
quelle candele; né mi lamentavo se una goccia di cera fusa mi finiva
sui polsi, poiché buon segno propiziatore.
Una notte, quella della
Candelora, della luce, della vita, opposta alla vigilia di fine
ottobre. Al 2 febbraio si guardava la luna in cielo, se c’era o non
c’era; se era Ecate tenebrosa o Selene luminosa, o se avesse i
corni di Artemide: gobba a ponente luna crescente, gobba a levante
luna calante. Da quella presenza o da quell’assenza, oppure dalla
posizione dei corni dipendeva la luna di Carnevale (nuova) e di
Pasqua (vecchia), che avrebbe poi condizionato le lune di tutto
l’anno. Ma oggi chi guarda ancora la luna con la sapienza antica? E
chi ricorda il conto dell’epatta? L’épata piemontese…
La festa cristiana
connessa alla Candelora è nota come la “purificazione della
Vergine” che, secondo l’antica tradizione ebraica, avveniva 40
giorni dopo il parto. Non a caso, tra Natale e la Candelora
intercorre un analogo lasso di tempo.
Francia: le Crepes della Candelora
Era tradizione alla
Candelora, dopo la “benedizione dei ceri e delle candele”,
distribuire frittelle sul sagrato della chiesa o, considerata la
stagione, nei locali delle confraternite adiacenti alla chiesa.
Secondo alcuni storici
gli antichi Liguri e Celti facevano iniziare l’anno nuovo a
febbraio, alle calende, nel giorno di Sant’Orso e della Candelora.
L’importanza della Candelora è attestata dal fatto che in molte
chiese romaniche vi fosse un foro nell’abside, dal quale il 2
febbraio un raggio del sole nascente andava a colpire la parte
retrostante del tabernacolo, illuminandolo.
In epoca preromana è
nota la festa di Celeste Brigantia, corrispondente alla Candelora:
una festa in origine connessa al periodo della nascita degli agnelli.
Si dice che in quell’occasione fossero accese grandi torce di
paglia intrise di grasso di maiale o di cinghiale, portate in
processione dalle vergini. Nelle brumose terre del Nord le
processioni si concludevano di fronte alla statua della dea Brigit e,
infatti, Santa Brigida d’Irlanda, inequivocabilmente celtica, si
festeggia il 1° febbraio.
La Candelora era ed è la
festa della fine del grande freddo invernale, del gelo persistente,
quando le ore della luce solare si fanno sempre più “lunghe”,
annuncianti l’imminente primavera. Un momento in cui, nonostante il
freddo persistente, già si percepisce nell’aria il risveglio della
natura. In Piemonte è in uso il detto: “à la candelora da
r’invern e-suma fora.” (alla candelora dall’inverno siamo
fuori.)
Nel Nord America (Stati
Uniti e Canada) la Candelora corrisponde al giorno della marmotta (in
inglese Groundhog Day); mentre pare dimenticata l’antica “festa
della luce” (Candlemas Day) corrispondente esattamente alla
Candelora.
Il 2 febbraio la marmotta
emerge dalla tana dopo il lungo letargo invernale: se il suo corpo
proietta l’ombra, per il cielo sereno, corre libera nei boschi;
altrimenti rientra nella tana e si rimette a dormire. Se tale è la
leggenda, significa che l’antico concetto è andato perduto o è
stato travisato. Non si tratta, infatti, di stabilire se sia un
giorno sereno o nuvoloso, ma di quale luna ci sia in cielo il 2
febbraio: se una notte di novilunio o di plenilunio. La marmotta in
Nord America equivale all’orso in Europa dove, non a caso, alla
vigilia della Candelora, il 1° febbraio, si festeggia Sant’Orso.
La leggenda vuole che gli
orsi si sveglino dal letargo nella notte del 1° febbraio ed escano
dalle loro tane, proprio come la marmotta nel Nord America. Se gli
orsi intravedono un diffuso chiarore, tipico della luna piena,
tornano a dormire per altri 15 giorni, giacché la primavera sarà
tarda; se invece in cielo ci sono soltanto le stelle e la Via Lattea
appare in tutto il suo splendore, allora il letargo può considerarsi
concluso.
Il plenilunio a sant’Orso
(Europa) o alla festa della marmotta (Stati Uniti e Canada) significa
che in cielo “trionfa” ancora la “luna vecchia di gennaio”, e
pertanto la bella stagione tarderà ad arrivare; se invece ci sono le
stelle ed è tempo del “novilunio di febbraio”, allora la
primavera è alle porte. Un modo per evidenziare l’importanza
meteorologica delle fasi lunari; le annate peggiori, solitamente,
sono quelle delle “lune tarde”, che non corrispondono al
rispettivo mese (quando a febbraio, per esempio, persiste a lungo “la
luna di gennaio”: situazione che si protrarrà per tutti i mesi
dell’anno).
Sant’Orso era un santo
importante, soprattutto nell’area alpina e subalpina, poiché a
sant’Orso l’inverno comincia ad arretrare e, non a caso, la sua
festa è complementare alla Candelora. Tuttora nella città di Aosta
la ricorrenza di sant’Orso è occasione della prima grande fiera,
la prima dell’anno. Un santo solitamente raffigurato con un
uccellino su una spalla, poiché la tradizione vuole che dividesse il
raccolto del suo campo in tre parti: per sé, per i poveri e per gli
uccellini.
L’importanza dei primi
giorni di febbraio è attestata da sant’Orso, dalla Candelora e da
San Biagio, altro santo taumaturgico. Al mattino del 3 febbraio era
tradizione recarsi “alla messa prima” e inginocchiarsi davanti
alla balaustra per il rito della benedizione della gola, con le
candele consacrate il giorno precedente poste a contatto della
gola. Il miracolo più famoso di san Biagio fu il salvataggio di
un bambino al quale era finita una lisca di pesce in gola e stava
soffocando.
In ultimo a Sant'Ambrogio
il "sarcofago di Stilicone" sotto il grande ambone: da una
parte Gesù tra gli apostoli senza barba, sul lato opposto Gesù tra
gli apostoli con la barba; ma questa è un'altra storia...
Articolo ripreso da http://cedocsv.blogspot.it/2018/02/
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