E' un'insensatezza considerare elevato un
pensiero perché non tutti possono comprenderlo. E' vero il contrario. Se è
elevato, è importante; se è importante, lo è per tutti. Se lo è per tutti, deve
essere messo a disposizione di tutti.
La chiarezza nello scrivere è cosa complessa. In primo luogo appartiene a
chi è interessato alla verità. Una verità relativa e discutibile, naturalmente,
ma pur sempre verità. Solo chi ha il coraggio e la limpidezza necessari per
guardare in faccia ciò che a lui sembra vero è in grado di analizzarlo e di
descriverlo con esattezza. Ed anche di circondarlo di argomenti non aggressivi;
dolci, pronti al dialogo, ma al tempo stesso lucidi e resistenti come il
diamante, o almeno come il cristallo. In seno a
questa sicurezza si cela poi una profonda stima per gli esseri umani, un
ostinato amore per loro. È vero, gli uomini hanno compiuto e compiono orrori di
ogni genere; ma chi scrive con chiarezza sa bene che lui è il primo a non
essere al riparo da questa possibilità, che questa responsabilità la condivide
con tutti gli altri. Per questa ragione ciò che gli interessa anzitutto non è
esprimersi, far vedere la propria sensibilità e la propria intelligenza, ma
creare un ponte con l’intelligenza e la sensibilità degli altri. Un musicista
che qui non è interessante ricordare pose come epigrafe a una sua grande opera
sul dolore degli ultimi: “In ogni essere umano c’è una scintilla divina”. Ecco,
vorrei pensare che per chi riesce a scrivere con chiarezza non esistono gli
ultimi, ma tutti possono raggiungere la condivisione di pensieri elevati, i
quali sono elevati proprio perché riguardano tutti. Non per nulla l’Illuminismo
era un grande movimento rivoluzionario e democratico, che si proponeva di
migliorare la condizione degli uomini. Chi scrive oscuramente invece provoca
risposte altrettanto oscure; tutti occupati ad esprimere la propria
individualità, tanto inaccessibile quanto futile.
Marco Ninci, docente di filosofia antica alla Normale di Pisa.
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