Cueva de los aviones. Conchiglia dipinta
Pitture rupestri di
65mila anni fa ritrovate in Spagna: sono le più antiche in assoluto.
A quell'epoca i Sapiens non erano ancora arrivati in Europa. Una
specie umana a lungo considerata di serie B viene così riabilitata.
I Neanderthal sapevano usare il pensiero astratto e il linguaggio.
Elena Dusi
L'arte più antica è
dei Neanderthal
Non erano una specie
inferiore. I Neanderthal, al contrario, sono stati gli inventori
dell'arte. Già 65mila anni fa - almeno 20mila anni prima dell'arrivo
dei Sapiens dall'Africa in Europa - sapevano dipingere. Da
115mila anni si abbellivano con dei gioielli. In almeno tre grotte
spagnole hanno decorato pareti e stalattiti con silhouette di
animali, mani, clave e linee geometriche color ocra e nero. In una
quarta hanno lasciato centinaia di conchiglie dipinte di rosso.
Dimostrazione, secondo gli antropologi, che il loro cervello era
abbastanza evoluto da consentire pensiero simbolico e linguaggio.
A ragionare in maniera
astratta i Neanderthal avevano imparato contemporaneamente, se non
prima, rispetto a quelli che gli archeologi chiamano correntemente
"gli uomini moderni" o "la nostra specie": i
Sapiens. Tradendo un pregiudizio assai diffuso nel secolo scorso e
mai del tutto scomparso.
Le pitture spagnole sono
state datate con un metodo nuovo - quello dell'uranio-torio - usato
fino a ieri per ricostruire la storia del clima. La tecnica riesce a
risalire fino a 500mila anni indietro nel tempo, a differenza del
radiocarbonio che si fermava a 40-45mila anni fa: proprio l'epoca in
cui i Sapiens arrivarono in Europa. Molti dei ritrovamenti europei si
erano dunque ritrovati nel limbo, in quel confuso periodo di
transizione fra le due specie che rappresenta uno degli snodi
cruciali della storia umana. Questa nebbia aveva contribuito a far
nascere in antropologia una corrente che arrivava a considerare i
Neandertal una popolazione sottosviluppata rispetto ai Sapiens.
Con due articoli contemporanei sulle riviste Science (è la storia di copertina) e Science Advances, le nuove datazioni ribaltano il giudizio sui nostri antenati, vissuti in Europa tra 400 e 30mila anni fa. "L'arte è uno degli ingredienti che ci rendono umani" spiega Dirk Hoffmann, esperto di datazioni preistoriche all'Istituto Max Planck di antropologia evoluzionistica di Lipsia. "Non avendo una funzione pratica, ma simbolica, segna uno dei passaggi fondamentali della nostra evoluzione".
Accanto a reperti del
Paleolitico fragili come gusci d'uovo, lui e i suoi colleghi sono
andati con un trapano lungo un braccio. Pochi grammi del carbonato di
calcio che ricopre le figure o circonda le conchiglie sono bastati
per calcolare la proporzione degli isotopi di uranio decaduti in
torio. E quindi per fissare l'epoca degli oltre mille dipinti delle
tre grotte di La Pasiega a nord-est, Maltravieso a ovest e Ardales a
sud della Spagna.
Le conchiglie usate come
gioielli erano state scoperte in una quarta caverna della penisola
iberica: la Cueva de los aviones accanto al porto di Cartagena,
vicino Murcia. La datazione, questa volta, è arrivata a 115mila anni
fa: più antica ancora di circa 20mila anni rispetto a monili simili
ritrovati fra i Sapiens in Africa.
"Cueva de los
aviones vuol dire grotta dei rondoni" racconta Diego Angelucci,
il geoarcheologo dell'università di Trento che per tre mesi all'anno
scava con bisturi e cazzuola, calandosi fino a sei metri di
profondità sotto al suolo. "L’ingresso è vicino al mare ed
entrando si viene accolti dagli uccelli che vi nidificano. In
generale, scavare in grotta non si addice a chi soffre di
claustrofobia, ma ci ha permesso di rivoluzionare la nostra storia"
racconta. "I Neanderthal erano considerati umani inferiori,
incapaci di produrre un linguaggio e limitati alla soddisfazione dei
bisogni vitali. Gli ornamenti dipinti erano considerati imitazioni
dai Sapiens, eseguite senza capire".
Cueva de los aviones. Conchiglia dipinta
E' curioso notare come i Sapiens arrivati dall'Africa fossero considerati superiori rispetto ai Neanderthal indigeni d'Europa. "Paradossi dell'archeologia" sorride Angelucci. Alcune delle conchiglie della Cueva de los Aviones sono riemerse negli ultimi anni. "Altre erano ammucchiate negli scatoloni dei musei. Si pensava fossero opera dei Sapiens. Reperti senza troppo valore", prosegue il geo-archeologo. Al suo gruppo si deve la scoperta, sempre intorno a Murcia, di due grotte abitate prima dai Neandertal e poi dai Sapiens, passandosi il testimone. "Nessun giallo e nessuna estinzione, le due specie si sono incrociate e mescolate. I Neanderthal, essendo di meno, ci hanno lasciato una quota inferiore di geni".
E' curioso notare come i Sapiens arrivati dall'Africa fossero considerati superiori rispetto ai Neanderthal indigeni d'Europa. "Paradossi dell'archeologia" sorride Angelucci. Alcune delle conchiglie della Cueva de los Aviones sono riemerse negli ultimi anni. "Altre erano ammucchiate negli scatoloni dei musei. Si pensava fossero opera dei Sapiens. Reperti senza troppo valore", prosegue il geo-archeologo. Al suo gruppo si deve la scoperta, sempre intorno a Murcia, di due grotte abitate prima dai Neandertal e poi dai Sapiens, passandosi il testimone. "Nessun giallo e nessuna estinzione, le due specie si sono incrociate e mescolate. I Neanderthal, essendo di meno, ci hanno lasciato una quota inferiore di geni".
Ora, chissà, si procederà forse a ridatare tutti i ritrovamenti di epoca ambigua. "Ma i francesi hanno una visione molto conservativa. Non accettano di prelevare neanche pochi grammi di calcite dalle loro grotte" fa notare Francesco D'Errico. Antropologo originario di Torino, professore all'università di Bordeaux, primo ricercatore al Cnrs francese, fra i massimi esperti di evoluzione umana, D'Errico è uno dei pionieri della riabilitazione dei Neanderthal. Nel 1998, con altri colleghi, su Current Anthropology scrisse che ornamenti e strumenti riemersi dalla Grotte du Renne, in Francia, non nascevano dall'imitazione degli "uomini moderni". Al contrario, erano frutto di una cultura originale.
"Da allora, non sono
mancate le polemiche" racconta. "Tendenzialmente, i
colleghi inglesi e americani sono più anti-Neanderthal, noi
mediterranei più filo-Neanderthal". Ma tutti si stanno
convincendo di un aspetto: "Non è più possibile ragionare in
modo rigido per specie. L'albero genealogico dei nostri antenati è
in realtà una rete con moltissime connessioni. Le popolazioni si
sono spostate, incontrate, scambiate materiale genetico e
competenze".
Cerchio di stalagmiti di Bruniquel
La prossima sfida sarà capire se arte e pensiero simbolico sono "nati due volte", indipendentemente, fra i Neanderthal in Europa e i Sapiens in Africa, seguendo due vie evolutive parallele, o se un antenato comune - come ipotizzano gli autori di Science - sia stato il "maestro di pittura" dei vari rami della sua discendenza. "Questo antenato potrebbe essere l'Homo heidelbergensis" suggerisce Angelucci. "In un reperto di 500mila anni fa è stato osservato che l'orecchio aveva tutti gli elementi necessari per comprendere i suoni di un linguaggio come il nostro".
E se invece fosse vera
una terza ipotesi? D'Errico invita a guardare alla grotta di
Bruniquel, nel sud della Francia, dove i Neanderthal sono passati
170mila anni fa. "Hanno demolito 4 tonnellate di stalagmiti per
disegnare dei cerchi sul pavimento, cosa che gli uomini moderni non
hanno mai fatto. Sembra eretico dirlo, ma se fossero stati invece i
Sapiens ad apprendere la cultura dei Neanderthal?".
http://www.repubblica.it/
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