22 febbraio 2018

LA FORZA DI DANILO DOLCI





Danilo Dolci, il Gandhi italiano, mi ha aiutato a capire l'insensatezza della violenza e la forza della non violenza.  Figura centrale nell’Italia civile del dopoguerra e non solo. Dopo aver passato due anni nella comunità di Nomadelfia con don Zeno Saltini nel 1952, ancora molto giovane, Danilo Dolci si trasferisce definitivamente nella Sicilia occidentale, tra Partinico, Trappeto e Montelepre.
Colpito dalla miseria delle condizioni di vita degli strati più deboli della popolazione siciliana, vittima della mafia e del sottosviluppo, dà vita ad alcune iniziative ispirate alla nonviolenza gandhiana, che hanno assunto un ruolo molto importante nella storia del nostro paese e che, in quegli anni, fanno il giro del mondo. La sua presenza inizia con un clamoroso digiuno pubblico nel letto dove era morta di fame una bambina per richiamare l’attenzione su un pezzo di Sicilia davvero abbandonata e depredata.
L’Italia civile gli dà credito e si schiera al suo fianco con personalità di notevole spessore, tra cui Carlo Levi, Aldo Capitini, Ignazio Silone e Norberto Bobbio. Nel 1956 la sua azione s’impone all’opinione pubblica, anche internazionale, trovando il sostegno di importanti intellettuali dell’epoca quali Erich Fromm, Bertrand Russell, Johan Galtung, Jean Piaget, l’Abbé Pierre e molti altri. Con un centinaio di disoccupati realizza il primo sciopero alla rovescia, andando al mattino presto a ripristinare una vecchia trazzera  comunale nei pressi di Partinico. Le forze di polizia, già preallertate, lo arrestano e insieme a lui anche i suoi principali collaboratori. Dopo due mesi di carcere si apre il processo in cui viene difeso dal grande Piero Calamandrei, uno dei giuristi che hanno maggiormente contribuito alla stesura della nostra Costituzione. Con un’arringa clamorosa (che trovi nel libro ristampato da Sellerio: Processo all'art. 4), tutta fondata sulla lettura rivoluzionaria dei principi fondamentali della Costituzione del 1947, dimostra che l'iniziativa di Danilo Dolci ha trovato la sua principale  ispirazione proprio nell'art. 4 della legge fondamentale della nostra Repubblica e riesce così ad ottenere la sua assoluzione. Ancora oggi lo sciopero alla rovescia resta il contributo italiano più importante nella storia delle pratiche di nonviolenza nel mondo.
(fv)

 
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