22 febbraio 2018

ODYSSEUS ELYTIS, Che strano intricato amore fu il nostro




Che pazzo furioso amore fu il nostro.
Dissero che non somigliava a nessun altro
per disuguaglianza. Io dico per rabbia.
Era chiodo e martello,
lei la tortora d'inverno
e altre cose più nascoste
come il tesoro del ghetto
e gli uccelli morti nelle selve.


Comunque io l'amassi
la vedevo fuggire
su ponticelli incerti
verso rigagnoli e fiumi.


Che forte complicato amore fu il nostro.
Dissero che mi avesse stregato

le dure pupille luminose
di azzurro ostile.

Non c'erano agate
né pietre di mare,
non c'erano pesci e alghe
che potessero contenere
luce tanto costante.

Un leone un serpente
semplicemente a guardarla
l'avrebbero amata.

Che dolce spietato amore fu il nostro.
Senza vendere l'anima al diavolo
ebbi una seconda vita.


Selvosi territori invernali
mi circondarono;
appresi a stimolare il silenzio
nella notte della montagna.
Appresi a combaciare,
a combattere in un altro modo
ferendo e riportando ferite.
Che dispute risse
e pronte guarigioni!

Che strano intricato amore fu il nostro.
Una nassa, una matassa di nodi.

Ovunque io la toccassi
coglievo gelo
come il giardiniere della neve.
Nella sua testa fredda
l'infanzia era un ruscello
dove bevevo me stesso.

Che duro durevole amore fu il nostro.
Per giorni per notti per anni
resistette a noi
e a tutte le tempeste.


Più è forte amore
e più tempo consuma
nel consumare se stesso.
Lo consumammo sino alla fine
come da milioni di anni
fecero gli amanti
che si amarono come noi.


Odysseus Elytis

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