COSA VUOL DIRE ESSERE LIBERALI?
Beniamino Placido
E se fosse una "parola
vuota?". In senso tecnico, si capisce: perciò le virgolette. Se fosse una
"parola vuota" quell'aggettivo "liberale" che circola ormai
dappertutto, da tutti rivendicato - a destra, a sinistra, al centro - a
copertura di ogni tipo di iniziativa culturale o politica, politico-culturale?
Sarebbe un dramma, ma limitato. Se
fosse una parola "vuota", l'aggettivo "liberale",
condividerebbe la stessa sorte di un' altra parola certo più illustre, la
parola "Dio". Definita "vuota" in senso tecnico-linguistico-scientifico
da un'autorità altissima, qual è oggi quella dell' informatica, del computer.
Spiegazione. Tu hai il problema di affidare ad un computer - per poterle poi
più rapidamente ritrovare e consultare - tutte le leggi dell'Italia monarchica,
statutaria, prerepubblicana. Quando non esplicitamente abrogate, sono leggi
ancora valide. E sono tante. Gli avvocati ne hanno bisogno, ne hanno bisogno i
giudici e gli studiosi. Bisogna averle a portata di mano. È presto fatto, oggi.
Con l'aiuto del computer, seguendo i dettami dell'informatica. Presto, ma mica
tanto. Si prendono quelle leggi e si ficcano nella pancia dell' elaboratore
elettronico. Poi si ricerca quel che si vuole, adoprando delle parole chiave.
Dammi tutte le leggi dove si parla di "farina". Tutte le leggi dove
si parla di "farina" e "forca". Tutte le leggi dove si
parla di "festa", "farina", e "forca". E
l'elaboratore elettronico-computer, ubbidiente, te le scodella davanti. Però,
ti avverte l'esperto di informatica, non conviene mettere nel computer proprio
tutte le parole di tutti quei testi legislativi. Ce ne sono alcune, così
frequenti, che servono a poco per la ricerca. Quelle paroline, quelle
preposizioni - di a da in con su per tra fra - che ce le mettiamo a fare?
Stanno dappertutto, sono onnipresenti. Perciò non servono a niente. Se tu
chiedi all'elaboratore per una di quella paroline, ti casca addosso tutta la
raccolta della Leggi e Decreti. Un terremoto. Diciamo che sono delle
"parole vuote", per la ricerca elettronica. Senza per questo mancar
loro di rispetto. Con un rispetto incomparabilmente maggiore, sistemiamo nella
stessa categoria anche la parola "Dio". E' inutile per la ricerca.
Sta dappertutto. Sta in cima ad ognuna di quelle Leggi: "Vittorio Emanuele
II (oppure Vittorio Emanuele III, oppure Umberto I) per grazia di Dio e per
volontà della Nazione Re d' Italia", ecc.
I linguisti utilizzano questo
esempio per rammentarci che il valore espressivo di una parola è talvolta
inversamente proporzionale alla sua frequenza. Frequentissima la parola
"liberale", oggigiorno: io sono liberale, tu sei liberale; lui no,
lui non è liberale, te lo dico io. Mio nonno, poi, era liberalissimo. Se ne è
discusso anche in un convegno del "Vieusseux" di Firenze,
l'altr'ieri. Per definirsi "liberali" in politica bisogna anche
essere assolutamente "liberisti" (devoti cultori del Mercato) in
economia? Benedetto Croce diceva di no, Luigi Einaudi sosteneva di sì. La
libertà basta, non può darsi che entri in conflitto con le esigenze elementari
della giustizia sociale? Benedetto Croce sosteneva che la libertà basta a se
stessa e agli altri. Genera tutti i beni, tutte le felicità possibili. Ma i
suoi migliori allievi pensavano di no, e finirono in un movimento ispirato
esplicitamente a "Giustizia e Libertà" (il Partito d' Azione).
Vittorio Gorresio, eminente giornalista liberale di ieri, diceva che lui
distingueva accuratamente fra "libertà liberatrice" e "libertà
conservatrice".
Forse per non aver precisato
abbastanza in che senso si definiva "liberale", il Partito Liberale
Italiano classico non ebbe molta fortuna nell'Italia del dopoguerra e della
prima Repubblica. Una volta provò a definirsi, ma gli andò male. Per eccesso di
genericità. Fu durante una delle tornate elettorali degli Anni Cinquanta.
Comparve in Piazza Colonna a Roma un enorme cartellone. Con tanto di tricolore,
con il simbolo del Partito Liberale Italiano. Sotto, una enorme scritta:
"L' uomo libero è liberale". Il giorno dopo qualcuno - impertinente -
aveva aggiunto le parole: "L' uomo vegeto è vegetale". Il terzo
giorno il cartellone scomparve. La scritta, anche. Il Partito Liberale Italiano
(quello di allora) - mortificato - riprese a vegetare.
“la Repubblica”,14 maggio
1995
Nessun commento:
Posta un commento