15 febbraio 2018

SUI "CRETINI INTELLIGENTI" DI CUI PARLAVA SCIASCIA




      Voglio dedicare questo articolo ad un “cretino” marinese che cerca, continuamente, di provocarmi dalle pagine del suo sgangherato blog. So bene che, così facendo, rischio di passare anch’io per cretino: le persone intelligenti, infatti, sanno che non bisogna mai replicare ad un vero cretino. Ma il “cretino” a cui mi rivolgo è uno di quei “cretini” particolari, capaci di assumere forme diverse, come ben si mostra nel pezzo seguente. (fv)

PS: Alla luce di quanto letto stamattina sul blog del "cretino", devo fare una doverosa rettifica e dare ragione a quanti mi hanno sempre rimproverato di avergli dato più credito di quanto meritasse. In effetti, a ben vedere, non sembra neppure tanto intelligente! Nel migliore dei casi riesce soltanto a seminare  falsità, zizzania  e odio. Vade retro! (fv)

“Gli intelligentissimi cretini” ovvero “Le leggi fondamentali della stupidità umana”
Articolo di CETTINA VIVIRITO

Siamo quasi tutti un po’ cretini, chi più, chi meno: a chi tra noi non è capitato di sentirsi tale non comprendendo affatto le astruserie di un mondo demenziale? Proviamo un senso di frustrazione e di mortificazione per quanto sfugge al nostro intelletto e alle nostre capacità. E’ pure vero che ci consoliamo immediatamente per la consapevolezza che una certa idiozia confina paradossalmente con la genialità, qualche volta persino con la santità: pensiamo ad esempio all’enigmatico messaggio evangelico sulla “purezza dei poveri di spirito”. Ma al di là di questo misterioso e sempre sfuggente messaggio, la stupidità di solito è ben più stupida di così. Fruttero e Lucentini nella prefazione al loro “Il cretino in sintesi” ne chiariscono qualche precipua caratteristica: “Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé”. Tuttavia l’aspetto più interessante su cui vale la pena di riflettere è l’aggiornamento che il cretinismo ha subito, in termini storici, diventando quel cretino che si presenta armato di cultura e perfino di arguzia nel mondo contemporaneo. Ovvero di un cretinismo, per così dire, intelligente. Il fenomeno era già stato intuito da Sciascia, che lo aveva definito e battezzato in Nero su nero: “Dei cretini intelligentissimi. Sembra impossibile: ma ce ne sono”, rendendolo quindi tratto distintivo dei nostri tempi, almeno degli ultimi cinquant’anni.
Sciascia si riferisce in particolare al cretino che legge e che soprattutto si vanta di ciò che ha letto anche quando non lo ha mai letto, quindi della ottusità e della vanità del cretino contemporaneo, della sua superficialità e del suo smodato narcisismo. Di più, del cretino che scrive. “Di me, certamente, ma anche di te, Hypocrite lecteur – mon semblable – mon frère” scrive Marcello Benfante, giornalista e scrittore, in un suo approfondito quanto auto-ironico articolo sull’argomento. Gli “intelligentissimi cretini” di cui parla Sciascia sono infatti speculari e fra il cretino che scrive e il cretino che legge esiste una circolarità perfetta.
Questo cretino “laureato”, in possesso di quella che una volta veniva definita “dotta ignoranza”, è il cretino che affolla le mostre e i teatri, che interviene nei modi più vari a dibattiti e conferenze, che si aggiorna, che è sempre al corrente, a cui non sfugge l’ultimo best seller, è un cinefilo, è spesso un grande estimatore d’arte. Un cretino impegnato e impegnativo da sostenere, un ossimoro quello di cretino intelligente che sancisce la fine del pensiero critico e una seria minaccia all’esistenza dell’arte stessa.
Lo storico Carlo M. Cipolla, Professore Emerito di Storia Economica a Berkeley, in “Allegro ma non troppo”, ci fa notare un altro importante aspetto: “Una persona stupida è una persona che causa danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita”. Questa gratuità della stupidaggine è proprio l’elemento imprevedibile che la rende particolarmente dannosa. “Essenzialmente gli stupidi sono pericolosi e funesti perché le persone ragionevoli trovano difficile immaginare e capire un comportamento stupido”, di conseguenza Cipolla elabora ironicamente, ma non troppo, delle teorie o Leggi Fondamentali della stupidità umana: “La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista”. Il cui corollario è il seguente: “Lo stupido è più pericoloso del bandito”. L’insidia vera a cui Cipolla si riferisce è riferita al cretino che acquista e consuma beni culturali, che alimenta un’economia basata sulla spettacolarizzazione della cultura, su un turismo che una volta si diceva alternativo e intelligente, e oggi invece appare in tutta la sua ottusa eterodirezione. Ovvero, della pericolosità del cretino che pensa, seppure con la testa di un altro: in poche parole, del cretino che pontifica ex cathedra.
Anche R. Musil, nel suo “L’uomo senza qualità” parte dalla constatazione che la stupidità può sembrare molto simile al progresso e perfino al talento: “Se la stupidità non somigliasse tanto al progresso, al talento, alla speranza e al miglioramento, nessuno vorrebbe essere stupido”. La stessa asserzione fece a suo tempo Erasmo da Rotterdam che nel suo “Elogio della follia”, non solo presenta un polo positivo e uno negativo della cretinaggine, ma in entrambi rivela una necessità intrinseca e in qualche modo provvidenziale, sulla scia del messaggio evangelico, ammettendo infine che essa è uno dei motori della civiltà umana. Si perviene dunque alla doppiezza del cretino intelligente, la quale non ha nulla a che vedere con quella stupidità “astuta” che in ultima analisi è una forma di “scaltrezza” ravvisabile in quei “rapporti di dipendenza in cui le forze sono così impari che il più debole cerca scampo nel fingersi più stupido di quanto realmente sia”. È il caso, per esempio, della proverbiale furbizia contadina o di una certa arguta dialettica tra servo e padrone. Vi è poi una forma di stupidità “schietta e onesta”, una stupidità “solare” sostanzialmente innocua che consiste in una certa durezza di comprendonio. E vi è, paradossalmente, un tipo di stupidità che può essere intesa come “un segno d’intelligenza”, ancorché in modo limitato, e che “è di gran lunga la forma più pericolosa”, riconoscibile quest’ultima per la sua presunzione, per certi suoi atteggiamenti arroganti, talvolta tracotanti: “Questa stupidità supponente è la vera malattia della cultura”, sostiene Musil. Ecco perché la modestia, l’umiltà, rimangono in ultima analisi il “più importante rimedio contro la stupidità”.
Nero su nero”, tornando a Sciascia, contiene un’insistita e penetrante denuncia dell’inesorabile “cretinizzazione” dell’Italia negli anni Settanta, degna di Bouvard et Pécuchet, il capolavoro di Flaubert, (nulla di paragonabile, beninteso, alla cretinizzazione attuale, oggi che quella risata- che secondo una delle più belle istanze del Sessantotto- avrebbe dovuto seppellire il vecchio establishment, rivela tutto il suo risvolto livido e reazionario) e denuncia un nuovo tipo di convenzionalismo opportunista generato dallo stesso sviluppo democratico e dalle sue magnifiche sorti progressive: “Una nuova formidabile ondata di conformismo sta per abbattersi sul nostro paese; meno fragorosa di quella del 1925 (fascismo), del 1945 (antifascismo), del 1948 (anticomunismo, civiltà occidentale), ma tanto più grave nella misura in cui è spontanea, non mossa dalla preoccupazione del pane quotidiano”. È un conformismo sazio ma affamato di affermazioni sovrastrutturali: titoli di studio, posti dirigenziali, vanagloria, posizioni di prestigio, riconoscibilità sociale; è la nascita di quei famigerati “colletti bianchi”. E, continuando l’analisi storica, in un nota databile al 1969 si legge: “È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia cretino. Ma di intelligenti c’è stata sempre penuria; e dunque una certa malinconia, un certo rimpianto tutte le volte ci assalgono che ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l’olio e il vino dei contadini”. Secca la nota risalente al 1974: “Dei cretini intelligentissimi. Sembra impossibile: ma ce ne sono”. E così si arriva a quella ricordata sopra, scritta nel 1979, anno di pubblicazione di Nero su nero: “Intorno al 1963 si è verificato in Italia un evento insospettabile e forse ancora, se non da pochi, sospettato. Nasceva e cominciava ad ascendere il cretino di sinistra: ma mimetizzato nel discorso intelligente, nel discorso problematico e capillare. Si credeva che i cretini nascessero soltanto a destra, e perciò l’evento non ha trovato registrazione. Tra non molto, forse, saremo costretti a celebrarne l’Epifania”.
Il cretino di sinistra per Sciascia è colui che chiude il cerchio d’ogni possibile cretinismo. In una società omologata come la nostra il cretino non ha più colore né bandiera, è un cretino interclassista e trasversale che percorre diagonalmente tutto lo schieramento politico, che critica e contesta ciò a cui si assimila e a cui si adegua; si inserisce in una linea di sviluppo che da oltre mezzo secolo domina la scena culturale del mondo occidentale. Il cretino di destra è invece una figura tautologica, salvo eccezioni quasi sempre demenziali e deliranti. L’ostilità di Sciascia a questi saccenti ignoranti è decisamente più attuale che mai, perché non essere “cretini intelligenti” è diventato più faticoso che mai, salvo anteporre a tutto una decisa umiltà di cui Franco Battiato ci suggerisce forse una modalità di comportamento quando dice: “A me non interessa sentirmi intelligente ascoltando dei cretini che parlano. Preferisco sentirmi cretino ascoltando una persona eccelsa che parla”. Molto più tecnicamente, il professore Cipolla nel suo piccolo saggio, dopo aver asserito con certezza che: “I grandi personaggi carismatici/demagoghi moltiplicano/attirano gli stupidi trasformandoli da cittadini pacifici in masse assatanate. Quando la maggior parte di una società è stupida allora la prevalenza del cretino diventa dominante ed inguaribile”, elabora partendo dai Fatti, un grafico in cui l’analisi, molto chiara e supportata, ci tornerebbe utile ai fini di un nostro progressivo miglioramento, enunciandone delle Leggi di base:
Prima legge: gli stupidi danneggiano l’intera società;
Seconda legge: gli stupidi al potere fanno più danni degli altri;
Terza legge: gli stupidi democratici usano le elezioni per mantenere alta la percentuale di stupidi al potere;
Quarta legge: gli stupidi sono più pericolosi dei banditi perché le persone ragionevoli possono capire la logica dei banditi;
Quinta legge: i ragionevoli sono vulnerabili dagli stupidi perché generalmente vengono sorpresi dall’attacco e non riescono ad organizzare una difesa razionale visto che l’attacco non ha alcuna struttura razionale.
Sesta legge: le femministe militanti potranno arrabbiarsi, ma la percentuale di stupidi è la stessa in ambo i sessi.
Settima legge: non si può trovare nessuna differenza del fatto nelle razze, nelle condizioni etniche, nell’educazione, eccetera.
Ottava legge: Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide: dimenticano costantemente che in qualsiasi momento, e in qualsiasi circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.
E così via.
Il Professor Cipolla usa un diagramma, a scanso di equivoci, dove l’asse delle ascisse misura i vantaggi ottenuti dalle proprie azioni, e l’asse delle coordinate misura i vantaggi ottenuti da altri a causa delle proprie azioni. La quantità del danno dovrebbe misurarsi dal punto di vista della vittima e non del bandito, ed è ciò che fa si che la maggior parte dei ladri e criminali siano abbastanza stupidi.
In un mondo popolato esclusivamente da Banditi perfetti il sistema rimarrebbe equilibrato, i danni e i vantaggi si eliminano vicendevolmente. Lo stesso effetto si verificherebbe in un mondo popolato esclusivamente da Sfortunati perfetti. Teoricamente quindi le persone intelligenti forniscono il maggior contributo alla società in senso generale, però, per quanto possa sembrare brutto, anche i banditi intelligenti contribuiscono ad un miglioramento nel bilancio della società provocando nel complesso più vantaggi che danni. Senza dubbio, quando la stupidità entra in scena, il danno è enormemente maggiore del beneficio a chicchessia. Ciò dimostra il punto originale: l’unico fattore più pericoloso in qualsiasi società umana è la stupidità.
Cipolla osserva inoltre che le persone intelligenti generalmente sanno di esserlo, ma che i banditi sono pure loro consci della loro attitudine e anche le persone sfortunate hanno un forte sospetto che non tutto vada per il verso giusto. Ma le persone stupide non sanno di essere stupide, e questa è una ragione in più che li rende estremamente pericolose. E questo fa ritornare alla domanda originale, e dolorosa: sono stupido? Ho superato vari test di coefficiente di intelligenza con buoni risultati. Sfortunatamente, so come funzionano questi test e so che non dimostrano niente. Varie persone mi hanno detto che sono intelligente. Però neanche questo dimostra niente. Queste persone possono essere forse sopravvalutate per dirmi la verità. O al contrario potrebbero star tentando di usare la mia stupidità per trarne vantaggio. O potrebbero essere tanto stupidi quanto me. Mi fermo con una piccola speranza: sono cosciente di quanto sono (o sono stato) stupido. E questo indica che non sono completamente stupido. Come dire, con le parole di Sciascia: “Si è così profondi, ormai, che non si vede più niente. Soltanto l’intelligenza che sa essere leggera può sperare di risalire”.
Ognuno può utilizzare questo sistema per studiare la propria stupidità ed elaborare l’applicazione della Teoria del Cipolla in tutte le sue possibili varianti. Qui mi piace ricordare che, con quella che si potrebbe definire una osservazione molto più nazional popolare, anche Dino Risi elaborò una sua fattuale teoria semplicemente osservando la realtà, quando raccontava: “Un tale, accortosi che i cretini erano la maggioranza, pensò di fondare il partito dei cretini. Ma nessuno lo seguì. Allora cambiò nome al partito e lo chiamò partito degli intelligenti. E tutti i cretini lo seguirono”.

L' articolo scritto il 15 febbraio 2018  da una mia carisssima amica, Cettina Vivirito, l' ho ripreso da http://siciliainformazioni.com/cettina-vivirito/766226/gli-intelligentissimi-cretini-ovvero-le-leggi-fondamentali-della-stupidita-umana

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