12 febbraio 2018

PASOLINI, il rivoluzionario incompreso ieri e maldestramente usato oggi.


        Mi domando, ogni giorno di piu', perche' si citano continuamente pezzi di Pasolini, spesso tolti dal loro originario contesto, - come se fossero degli oracoli - mentre in vita, pur avendo avuto spazio in tribune autorevoli, e' stato incompreso ed isolato anche da intellettuali impegnati? Ancora più tristezza, poi, mi procurano i neofascisti che usano Pasolini post mortem dopo averlo infangato in tutto il corso della sua breve vita. 
       Nella poesia che segue ho trovato una risposta alla domanda che mi faccio da qualche tempo. (fv)


IL RIVOLUZIONARIO
C'era una volta un rivoluzionario, disse cose che ancora era proibito, strappò i santi dal vecchio calendario, fu censurato, fu segnato a dito;

scimmie lanciate in livida canea, patri familias, giudici ferrati, vescovi, polizie, servi in livrea a disputarsi il palco dei latrati.

L'industria è svelta, il rivoluzionario è già merce di serie, le bestemmie sono nuove preghiere, il suo frasario la sua rabbia trastullano le scimmie;

lui che ieri era il diavolo, terrore del cristiano in fetor di santità, ora, se non è angelo, è un errore condonato, e non si ripeterà.

Lo ascoltano quelli che ieri gridavano nella canea, le dame eleganti i preti i poliziotti che l'ardevano gli fan l'occhio, contenti tutti quanti

perchè l'hanno raggiunto, ora è dei loro, santo nuovo nel vecchio calendario, fan riverenze, bravi, pagano oro gli spettacoli dell'ex rivoluzionario.

 
Pietro Cimatti in  Le ceneri di Pasolini  

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