08 giugno 2015

DALLA PARTE DEGLI INFEDELI





Leonardo Sciascia, da buon eretico, è stato sempre dalla parte degli infedeli. Nel 1979, inaugurando una delle collane più apprezzate della Sellerio “La memoria”, pubblicò un suo aureo libretto che ricostruiva la storia di un vescovo siciliano, monsignor Ficarra, costretto a dimettersi perché considerato “infedele” dal Vaticano.

Era convinzione profonda e ben fondata di Sciascia che fra i caratteri peculiari della sua terra vi fosse una certa «refrattarietà dei siciliani alla religione cristiana», paradossalmente confermata dalla profusione delle forme di culto religioso. Tesi non popolare perché duramente vera. E capitò a Sciascia di imbattersi, per quella «casualità» in cui alla fine riconosciamo «il solo ordine possibile», in una vicenda – realmente accaduta a un vescovo – che sembrava riproporre in una sequenza di eventi qualcosa di molto affine al giro di pensieri che l’autore era andato a lungo maturando. Si trattava della storia di monsignor Ficarra, vescovo di Patti, che finì in contrasto col Vaticano per la sua scarsa malleabilità politica e anche per l’audacia di certe sue tesi sulla religiosità (e irreligiosità) siciliana. Come sempre in Sciascia, una storia realmente accaduta viene attraversata da una luce che permette di riconoscere con nettezza il dettaglio significativo e trasforma il tutto in un apologo, per dirci sulla Sicilia – e sulle sue oscurità – qualcosa che invano cercheremmo altrove.

In un saggio che abbiamo pubblicato sul 1° numero di NUOVA BUSAMBRA, giugno 2012, ci siamo soffermati ad analizzare il punto di vista sciasciano. Qui ci limitiamo a ricordare solo queste sue parole:


“Imbattendosi in certe mie pagine in cui considero la refrattarietà dei siciliani alla religione, qualche imbecille ritiene che io ne tragga chi sa quale fierezza e godimento, mentre il presupposto della mia indagine è questo: che dove non c’è religione non ci sono rivoluzioni religiose: e un popolo che non ha fatto una rivoluzione religiosa difficilmente farà una rivoluzione civile. E la storia e la condizione della Sicilia l’abbiamo sotto gli occhi: per come volevasi dimostrare”.

Ma, com' è  noto, la madre degli imbecilli è sempre incinta. Così anche noi oggi, nel nostro piccolo, veniamo considerati "infedeli".
 

3 commenti:

  1. Mi piace riprodurre il veloce scambio di battute avvenuto sulla mia pagina fb con un caro amico:

    Bernardo Puleio: soprattutto in quel testo l'eretico Sciascia denunciava la intercambiabilità inquisitoriale e sovrapponibile delle due "chiese": Vaticano e Mosca.

    Francesco Virga: Caro Bernardo, è vero che anche questo racconto di Sciascia si conclude con un riferimento alla "chiesa sovietica". Ma il bersaglio principale questa volta è il Vaticano.

    Bernardo Puleio: il bersaglio è l'inquisizione Romana (si parla di un vescovo): ancora più rilevante in questo contesto cattolico, il riferimento a Mosca

    Bernardo Puleio: Caro Francesco, ecco il passo sciasciano, tratto Dalla parte degli infedeli col forzato (rispetto al tema principale) riferimento (quindi tanto più rilevante sul piano della scrittura e dell'ideologia dello scrittore) allo stalinismo (non dimentichiam...Altro...

    Francesco Virga: Il Santo Uffizio, i tribunali dell' Inquisizione non li ha inventati Stalin! Quest'ultimo - non a caso educato in seminario! - ha soltanto proseguito una "gloriosa" tradizione...

    Bernardo Puleio: e ti pare niente? Sciascia denuncia anche il "cattolicesimo" dogmatico e inquisitoriale dei vertici del Pci.

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  2. LEONARDO SCIASCIA E' STATO SEMPRE ACCANTO ai PERDENTI CONTRO I PREPOTENTI DI QUALSIASI COLORE

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  3. In questo libretto Sciascia, senza alcun timore di essere scomunicato per aver messo mano su documenti coperti dal segreto ecclesiastico, svela l'ipocrisia del linguaggio curiale e denuncia il cordone ombelicale che ha legato la chiesa cattolica romana al sistema di potere DC

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