Ieri sera l'Italia ha perduto uno storico controcorrente ed io un caro amico. Ho conosciuto Giuseppe Casarrubea nel 1975 al Centro Studi e Iniziative di Partinico. Eravamo impegnati allora, con Danilo Dolci, a mettere a punto un progetto educativo alternativo rispetto a quello allora dominante. Poi ognuno ha seguito la propria strada, per ritrovarci insieme, trent' anni dopo, a condividere passione civile e storica anche tramite i nuovi mezzi di comunicazione.
In questo blog potete trovare tanti suoi pezzi ed anche nel suo ho trovato ospitalità. Ancora addolorato per la sua inattesa dipartita, ripropongo un articolo che gli dedicai dopo le sue prime ricerche sulla Strage di Portella.
CASARRUBEA E I MISTERI DI PORTELLA DELLA GINESTRA
Secondo Simone Weil la perdita
del passato, collettivo e individuale, è la grande tragedia del nostro tempo.
Ma tra tanta incuria e smemoratezza c’è ancora chi si ostina a non dimenticare. Giuseppe Casarrubea è uno di questi. Si
devono a lui notevoli studi sui Fasci
Siciliani dell’800 e sulla mafia. Eppure
il prossimo 31 gennaio 2003 sarà chiamato a rispondere del reato di
diffamazione a mezzo stampa a seguito della querela avanzata da un Ufficiale
dell’Arma dei Carabinieri in pensione sentitosi
offeso dal libro Portella
della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato, edito da Franco Angeli
nel 1997.
Il fatto, una volta tanto, non
è passato inosservato; anche la stampa nazionale ha dato rilievo alla notizia e
il Casarrubea ha ricevuto autorevoli
attestati di stima e di solidarietà da più parti.
Avendo conosciuto Giuseppe Casarrubea
negli anni settanta, nel periodo in cui lavoravamo insieme con Danilo
Dolci, ed avendo avuto modo di apprezzarne il rigore e l’onestà intellettuale,
mi sento particolarmente vicino al dolore che deve aver provato nel momento in
cui la sua ricerca, invece di essere civilmente dibattuta, va a finire in
tribunale.
Il libro incriminato, come ogni
autentico libro di storia, non contiene e non è mosso da alcun rancore
personale. L’Autore, con una tenacia ed una coerenza così rare ai giorni
nostri, ha dedicato gran parte della sua vita a cercare di fare luce su un
periodo cruciale della storia della nostra isola e dell’Italia intera e su una
strage che l’ha toccato nel vivo, quand’era ancora un bambino, segnando per
sempre il suo destino.
Sulle motivazioni profonde
che stanno alla base di questa ricerca
ancora in corso il nostro stesso Autore, pur così schivo e restio a
parlare di sé, si è “tradito” in due occasioni.
La prima si trova nella dedica al padre e a tutte le vittime delle
strage posta in epigrafe al libro suddetto. La seconda nel bellissimo ritratto
di Danilo Dolci - di cui Giuseppe rimane, per me, uno dei migliori discepoli -
scritto all’indomani della sua morte:
“Ricordo che andavo a trovarlo al Centro di
Largo Scalia, a Partitico. Dietro la sua scrivania, in alto, leggevo sulla
parete un Datzbao, scritto di suo pugno, a caratteri enormi: “CHE COSA SUCCESSE
NEL BAGLIO DEI PARRINI?” . Non glielo chiesi mai , sapevo che
mi avrebbe risposto di attivarmi per saperlo: il suo
compito era anche quello di suscitare interrogativi. E quello me lo portai
dentro per decenni, fino a quando non mi sono imbattuto nella ricerca sulla
strage di Portella della Ginestra” (L’inchiesta, gennaio 1998)
Il Casarrubea conosce bene
i ferri del suo mestiere e sa che ogni storico lavora su documenti che
risultano quasi sempre incompleti ed insufficienti. Nel caso specifico poi è noto che
persino molti documenti ufficiali –atti giudiziari, atti parlamentari,
memoriali, ecc.- sono rimasti, fino a qualche anno fa, inaccessibili perché
considerati “segreti di Stato”. C’è voluto l’impegno costante dell’Associazione
dei familiari delle vittime, per
convincere la Commissione Parlamentare Antimafia della precedente
legislatura e desecretare alcuni atti mentre tanti altri rimangono ancora oggi
occultati nei cassetti di diversi Ministeri.
Alla luce della documentazione fino
ad oggi disponibile, Casarrubea ha potuto confermare l’esistenza del connubio
tra mafia, banditismo ed apparati separati dello Stato nella Sicilia
dell’ultimo dopoguerra – la famosa Trinità di cui parlerà Pisciotta al processo
di Viterbo prima d’essere zittito per sempre col caffè alla stricnina - e, più
in generale, l’ipotesi secondo la quale
l’Italia repubblicana nasce con un vizio
d’origine, la presenza di un “doppio Stato”, di una sorta di doppia fedeltà
dovuta da parte dei funzionari e della classe politica governativa, da un lato
alla nuove istituzioni sancite dalla Costituzione del 1948, dall’altro alle
strutture dell’Alleanza Atlantica, spesso clandestine, segnate dalla paura del
nemico comunista .
Il caso
Giuliano, per essere compreso, va collocato in questo contesto .
Casarrubea
libera “ il re di Montelepre” dall’alone romantico costruito attorno ad
esso. Giuliano non è stato il Robin Hood
siciliano che toglie ai ricchi per dare ai poveri ma un bandito che, dal 1943 al 1950,
strumentalizzato dal separatismo e dalla mafia entra in un gioco più grande di
lui da cui, alla fine, viene stritolato.
Palermo ottobre 2002 Francesco Virga
Articolo pubblicato sul periodico CNTN
Per farsi un’idea dello spessore umano di Giuseppe invito tutti a leggere l’ultimo pezzo che ha scritto e pubblicato lo scorso 13 maggio sul suo amato blog https://casarrubea.wordpress.com/2015/05/13/personaggi/.
RispondiEliminaColpisce, tra le altre cose, l’ammirevole distacco con cui riesce a parlare della sua esperienza ospedaliera mettendo in primo piano le sofferenze degli altri ed il prezioso lavoro svolto da medici, infermieri e tutto il personale socio-assistenziale.
Riprendo dalla mia pagina facebook alcuni commenti pervenuti:
RispondiEliminaRosso Malpelo: mi dispiace tantissimo
Silvana Locci: Mi dispiace per la grande perdita.
Giovanna Nobile: Caro Francesco, con lui se ne va una parte della mia infanzia.. Cresciuti uscio ad uscio e con le nostre storia familiari parallele..
Antonino Di Sclafani: Gravissima perdita. Ci lascia un grande storico.
Gino Pantaleone: Dal suo prezioso archivio ne ho tratto verità scomode e ne ho fornite di altre...Grazie per la tua insistente ricerca della verità Giuseppe. Perdo e perdiamo un caro amico.
Mariangela Pace: Grazie infinite Francesco, per questo tuo articolo che ci aiuta a ricordarLo . Ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità, quella verità nascosta, insabbiata, lacerata, sulla strage di Portella , la madre delle stragi di stato, mettendo a disposizione di tutti i risultati delel sue ricerche. Il suo archivio storico è un dono preziosissimo per tutti coloro che sono e fanno memoria. Rimarrà nei nostri cuori Emoticon heart
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