07 giugno 2015

PER GIUSEPPE CASARRUBEA




         Ieri sera l'Italia ha perduto uno storico controcorrente ed io un caro amico. Ho conosciuto Giuseppe Casarrubea nel 1975 al Centro Studi e Iniziative di Partinico. Eravamo impegnati allora, con Danilo Dolci, a mettere a punto un progetto educativo alternativo rispetto a quello allora dominante. Poi ognuno ha seguito la propria strada, per ritrovarci insieme, trent' anni dopo, a condividere  passione civile e  storica anche tramite i nuovi mezzi di comunicazione. 
       In questo blog potete trovare tanti suoi pezzi ed anche nel suo ho trovato ospitalità. Ancora addolorato per la sua inattesa dipartita,  ripropongo un articolo che gli dedicai dopo le sue prime ricerche sulla Strage di Portella.


CASARRUBEA E I MISTERI DI PORTELLA DELLA GINESTRA


                 Secondo Simone Weil la perdita del passato, collettivo e individuale, è la grande tragedia del nostro tempo. Ma tra tanta incuria e smemoratezza c’è ancora chi si ostina a non dimenticare.  Giuseppe Casarrubea è uno di questi. Si devono a lui notevoli studi  sui Fasci Siciliani dell’800 e sulla mafia. Eppure  il prossimo 31 gennaio 2003 sarà chiamato a rispondere del reato di diffamazione a mezzo stampa a seguito della querela avanzata da un Ufficiale dell’Arma dei Carabinieri in pensione sentitosi  offeso dal libro  Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato, edito da Franco Angeli nel 1997.
  
                 Il fatto, una volta tanto, non è passato inosservato; anche la stampa nazionale ha dato rilievo alla notizia e il Casarrubea ha  ricevuto autorevoli attestati di stima e di solidarietà da più parti.

                 Avendo conosciuto Giuseppe Casarrubea  negli anni settanta, nel periodo in cui lavoravamo insieme con Danilo Dolci, ed avendo avuto modo di apprezzarne il rigore e l’onestà intellettuale, mi sento particolarmente vicino al dolore che deve aver provato nel momento in cui la sua ricerca, invece di essere civilmente dibattuta, va a finire in tribunale.

                   Il libro incriminato, come ogni autentico libro di storia, non contiene e non è mosso da alcun rancore personale. L’Autore, con una tenacia ed una coerenza così rare ai giorni nostri, ha dedicato gran parte della sua vita a cercare di fare luce su un periodo cruciale della storia della nostra isola e dell’Italia intera e su una strage che l’ha toccato nel vivo, quand’era ancora un bambino, segnando per sempre il suo destino.

                   Sulle motivazioni profonde che stanno alla base di questa ricerca  ancora in corso il nostro stesso Autore, pur così schivo e restio a parlare di sé, si è “tradito” in due occasioni.

 La prima si trova nella  dedica al padre e a tutte le vittime delle strage posta in epigrafe al libro suddetto. La seconda nel bellissimo ritratto di Danilo Dolci - di cui Giuseppe rimane, per me, uno dei migliori discepoli - scritto all’indomani della  sua morte:
 “Ricordo che andavo a trovarlo al Centro di Largo Scalia, a Partitico. Dietro la sua scrivania, in alto, leggevo sulla parete un Datzbao, scritto di suo pugno, a caratteri enormi: “CHE COSA SUCCESSE NEL BAGLIO DEI PARRINI?” . Non glielo chiesi mai , sapevo che
mi avrebbe risposto di attivarmi per saperlo: il suo compito era anche quello di suscitare interrogativi. E quello me lo portai dentro per decenni, fino a quando non mi sono imbattuto nella ricerca sulla strage di Portella della Ginestra” (L’inchiesta, gennaio 1998)    

                     Il Casarrubea conosce bene i ferri del suo mestiere e sa che ogni storico lavora su documenti che risultano quasi sempre incompleti ed insufficienti. Nel caso specifico poi  è noto che  persino molti documenti ufficiali –atti giudiziari, atti parlamentari, memoriali, ecc.- sono rimasti, fino a qualche anno fa, inaccessibili perché considerati “segreti di Stato”. C’è voluto l’impegno costante dell’Associazione dei familiari delle vittime, per  convincere la Commissione Parlamentare Antimafia della precedente legislatura e desecretare alcuni atti mentre tanti altri rimangono ancora oggi occultati nei cassetti di diversi Ministeri.

            Alla luce della documentazione fino ad oggi disponibile, Casarrubea ha potuto confermare l’esistenza del connubio tra mafia, banditismo ed apparati separati dello Stato nella Sicilia dell’ultimo dopoguerra – la famosa Trinità di cui parlerà Pisciotta al processo di Viterbo prima d’essere zittito per sempre col caffè alla stricnina - e, più in generale, l’ipotesi  secondo la quale l’Italia repubblicana  nasce con un vizio d’origine, la presenza di un “doppio Stato”, di una sorta di doppia fedeltà dovuta da parte dei funzionari e della classe politica governativa, da un lato alla nuove istituzioni sancite dalla Costituzione del 1948, dall’altro alle strutture dell’Alleanza Atlantica, spesso clandestine, segnate dalla paura del nemico comunista .
Il caso Giuliano, per essere compreso, va collocato in questo contesto .
 Casarrubea  libera “ il re di Montelepre” dall’alone romantico costruito attorno ad esso. Giuliano non è stato il Robin Hood  siciliano che toglie ai ricchi per dare ai poveri ma un  bandito che, dal 1943 al 1950, strumentalizzato dal separatismo e dalla mafia entra in un gioco più grande di lui da cui, alla fine, viene stritolato.


Palermo  ottobre 2002                                                                         Francesco Virga

Articolo pubblicato sul periodico CNTN





3 commenti:

  1. Per farsi un’idea dello spessore umano di Giuseppe invito tutti a leggere l’ultimo pezzo che ha scritto e pubblicato lo scorso 13 maggio sul suo amato blog https://casarrubea.wordpress.com/2015/05/13/personaggi/.
    Colpisce, tra le altre cose, l’ammirevole distacco con cui riesce a parlare della sua esperienza ospedaliera mettendo in primo piano le sofferenze degli altri ed il prezioso lavoro svolto da medici, infermieri e tutto il personale socio-assistenziale.

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  2. Riprendo dalla mia pagina facebook alcuni commenti pervenuti:

    Rosso Malpelo: mi dispiace tantissimo

    Silvana Locci: Mi dispiace per la grande perdita.

    Giovanna Nobile: Caro Francesco, con lui se ne va una parte della mia infanzia.. Cresciuti uscio ad uscio e con le nostre storia familiari parallele..

    Antonino Di Sclafani: Gravissima perdita. Ci lascia un grande storico.

    Gino Pantaleone: Dal suo prezioso archivio ne ho tratto verità scomode e ne ho fornite di altre...Grazie per la tua insistente ricerca della verità Giuseppe. Perdo e perdiamo un caro amico.

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  3. Mariangela Pace: Grazie infinite Francesco, per questo tuo articolo che ci aiuta a ricordarLo . Ha dedicato la sua vita alla ricerca della verità, quella verità nascosta, insabbiata, lacerata, sulla strage di Portella , la madre delle stragi di stato, mettendo a disposizione di tutti i risultati delel sue ricerche. Il suo archivio storico è un dono preziosissimo per tutti coloro che sono e fanno memoria. Rimarrà nei nostri cuori Emoticon heart

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