Quando il 10 dicembre del 1936 morì, i figli trovarono mezzo foglietto di carta spiegazzato in cui Luigi Pirandello aveva scritto:
« I. Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni.
II. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso.
III. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta.
IV. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui ».
Ho accolto con grande piacere l'affettuosa nota di rettifica inviatami dall'amica Grazia Messina:
RispondiEliminaCaro Francesco, rileggere il testamento di Pirandello fa venire sempre la pelle d'oca, forse perchè ci riporta a quello che diventeremo comunque, polvere e solo polvere.
La citazione che tu hai riportato nel post, dedicata al mare e a quel suo parlare a tutti, al di qua e al di là dove nasce e muore il sole, è però di Giovanni Verga ed è l'addio di 'Ntoni al paese.
«Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai fariglioni, perché il mare non ha paese nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico.»
Purtroppo nella rete si incappa in errori paurosi che non sempre notiamo immediatamente, ti confesso che in un primo momento anch'io nel leggerla ho avuto un attimo di incertezza.
Se posso esserti d'aiuto, ti invio l'immagine corretta che puoi sostituire alla precedente :-)
Un affettuoso abbraccio, Grazia