“ Tutta un’impostura. La storia non esiste.
Forse che esistono le generazioni di foglie che sono andate via da quell' albero, un autunno appresso all’altro? Esiste l’albero, esistono le sue foglie
nuove: poi anche queste foglie se ne andranno e a un certo punto se ne andrà
anche l’albero: in fumo, in cenere. La storia delle foglie, la storia
dell’albero. Fesserie! Se ogni foglia scrivesse la sua storia se quest’albero
scrivesse la sua, allora diremmo: eh sì la storia…Vostro nonno ha scritto la
sua storia ? E vostro padre? E il mio ? E i nostri avoli e trisavoli? Sono
discesi a marcire nella terra né più né meno che come foglie, senza lasciare
storia… c’è ancora l’albero, sì ,ci siamo noi come foglie nuove... Ce ne
andremo anche noi. L’albero che resterà, se resterà, può anche essere segato
ramo a ramo: il re, i viceré, i papi, i capitani; i grandi insomma… Facciamone
un po’ di fuoco, un po’ di fumo: ad illudere i popoli, le nazioni, l’umanità
vivente…La storia! E mio padre? E vostro padre? E il gorgoglio delle loro
viscere vuote? E la voce della loro fame? Credete che si sentirà nella storia?
Che ci sarà uno storico che avrà orecchio talmente fino da sentirlo ?”
Leonardo
Sciascia, Il Consiglio d’Egitto, Einaudi 1963.
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