In
crescita fra i giovanissimi i disturbi “legati alla condotta”.
Una realtà che gli insegnanti conoscono benissimo. La difficoltà di
vivere in un mondo inumano, incapace di ascolto e dialogo. Nonostante
l'assordante clamore dei media, un deserto esistenziale che condanna
i più fragili ad una solitudine che già a 13 anni può diventare
disperazione.
Lorenzo Mondo
Depressi, nevrotici o
troppo vivaci
Alla base possono esserci cause di tipo neurologico. Mentre non ci sono dubbi sul contributo, in negativo, da parte di un combinato di fattori: famiglie disgregate o integre ma prive “di capacità contenitiva”, cioè di regole e prima ancora di tempo da dedicare ai figli, scuole in affanno, un contesto sociale dalle maglie sempre più allentate. E naturalmente, le ripercussioni dei social network.
Le conseguenze le scontano gli adolescenti, i ragazzi e le ragazze nella fascia 13-18 anni, sovente colpiti da un ventaglio di disturbi comportamentali che talora possono manifestarsi anche precocemente, in età scolare: depressioni, nevrosi, irrequietezza, reazioni emotive eccessive, difficoltà di concentrazione, ritardo cognitivo, comportamenti “oppositivo-provocatori”, disturbi dello spettro autistico, per citarne alcuni.
Numeri in aumento: 1.778
casi di comportamenti oppositivo-provocatori nell’anno scolastico
2015-2016, il perimetro sono le scuole di Torino con insegnanti di
sostegno, saliti a 1.888 e poi a 2.041 negli anni scolastici 2016-17
e 2017-18. Un dato per tutti: in Piemonte la Rete dei Servizi di
Neuropsichiatria Infantile segue annualmente circa 50 mila minori,
tra questi oltre 3 mila sono colpiti da disturbi legati alla
condotta. Una vera emergenza clinica, che impegna maggiormente i
servizi nei percorsi di cura.
Se ne è parlato al convegno organizzato presso l’ospedale Regina Margherita dalla Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Sinpia). Sono intervenuti, tra gli altri, Anna Maria Baldelli, Procuratore capo della Procura presso il Tribunale per i minorenni di Torino Piemonte Valle D’Aosta, Valentina Sellaroli, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino, Benedetto Vitiello, Direttore Neuropsichiatra infantile del Regina.
«Si tratta sempre di persone fragili con condotte che necessitano di un aiuto che spesso loro stessi non chiedono - spiega il dottor Fulvio Guccione, coordinatore Epidemiologia e Organizzazione dei Servizi Simpia -. Infanzia e adolescenza sono momenti cruciali per la salute mentale delle persone: oltre il 50% dei disturbi psichiatrici dell’adulto ha un esordio in età evolutiva». E come si ricorda sovente, i ragazzi di oggi sono gli adulti di domani.
Disturbi sovente sottostimati, dalle famiglie e dagli stessi medici, come manifestazioni passeggere di disagio da curare con qualche ansiolitico. Invece se ne esce, non senza difficoltà, con percorsi psicoterapeutici abbinati a trattamento farmacologico, servizi sociali, soggiorni in strutture dedicate. L’altra faccia della medaglia sono i casi di cronaca, protagonisti adolescenti con problemi del comportamento o con rilevanti problematiche psichiatriche.
Non a caso il tema è seguito a livello nazionale dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, che ha segnalato i limiti del settore: tra questi la carenza di servizi e strutture. Per restare al Piemonte, ricorda Guccione, dal 2007 al 2014 i neuropsichiatri che lavorano nelle Asl si sono ridotti del 15%: un’emergenza nell’emergenza.
La Stampa – 19 maggio
2018
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