Memorie, incontri,
disegni e poesie: in un libro ricostruito il mondo magico del maestro
del cinema italiano.
Irene Bignardi
Fellini. L'esoterico e
pazzo mondo di un genio
La prima cosa che viene
alla mente del lettore, una volta chiuse le 183 pagine di "Lo
sciamano di famiglia" (Laterza), è che Valerio Magrelli coltiva
un pizzico di ben organizzata follia. Basta vedere i materiali, i
temi, le informazioni, le citazioni, i minima moralia , le etimologie
, che unisce, collega, schiera in questo libro . Un libro che è un
pretesto per parlare di un'amicizia potenziale e mai totalmente
esplosa (quella tra lo stesso Magrelli e Federico Fellini) e per
pubblicare, di Fellini, i non inediti ma sempre buoni disegni
erotico/ porcelloni, con il sottotitolo tentatore "Omeopatia,
pornografia, regia in 77 disegni di Fellini" .
La storia dell'amicizia
di Magrelli con Fellini è quella che tanti suoi innamorati hanno
vissuto, tra esaltati e frustrati. Il casuale incontro.Fellini, il
Faro, il dio dello studio 5, il grande, che manco ti fila ma invece
sa tutto di te. La convivenza apparentemente indifferente in un set.
Un momento di maggiore attenzione e intimità ( qui il lungo
pomeriggio nello studio di Corso Italia, ci son cascata anch'io, tra
il profumo di cera e le matite perfettamente aguzze), un momento che
ti fa sentire unico e speciale. Le telefonate a cui Fellini risponde
con voce pigolante per negarsi(«il dottor Fellini non c'è»), ma
per poi, riconosciuto l'interlocutore, tornare alla voce normale. Il
ricordo chiave, l'ultima conversazione dall'ospedale. E il rimpianto.
Non capita mica a tutti di conoscere dei geni cui piaciamo, come è
capitato al giovane poeta Magrelli.
Ma la simpatica follia
dell'insieme costruito da Magrelli (e commentato da un celebre verso
di Shakespeare, «c'è del metodo nella sua follia») sta nella
contrapposizione, sempre dotta, ma apparentemente casuale, di temi e
personaggi che sembrerebbero non compatibili.
Sapevamo da tempo della
passione di Fellini per tutto ciò che è esoterico (dal mai
realizzato viaggio di Mastorna alla sua esplorazione di Castaneda),
quasi in contrapposizione con la non meno evidente passione per la
carnalità. Due mondi lontani che si sfiorano come sfere celesti. Ma
non è facile quello che fa Magrelli: trascinare il lettore e i
ricordi felliniani in un balletto di ombre dove si muovono senza
struttura, se non quella che deriva dal piacere di raccontare, il
mago Rol e Tullio Kezich, Aristofane e Baltrusaitis, l' ospedale di
Santo Spirito in Sassia e Sabaudia con Moravia e Pasolini, le
cronache dal set di Casanova e la storia dell'omeopatia con tanto di
ricordi familiari (a quanto pare la mamma di Magrelli era una nota
omeopata, e una delle scene del libro che mi hanno fatto ridere ad
alta voce è la visione di lei che apre la porta a un ospite
imprevisto tutta trafitta di aghi da agopuntura. «Come un radiante,
immenso / mostro psicoanalitico, / mia madre, Medusa omepatica, /
sorgeva da dietro la porta circonfusa di strali / Madonna dei Sette
Dolori / Signora delle Spade».
Mi fido dell'autore, e
prendo per buone le informazioni sapienti che ci dà sul "tritono"
(voi lo conoscete?) e le pantere, sulla perfida Montessori (che ha
dedicato la sua vita «a rovinare l'infanzia », tra cui quella
dell'autore) e la tempesta shakesperiana, sulle paretimologie e la
collocazione dei mitici continenti sommersi al largo della costa
italica che testimoniano una civiltà perduta.
Ma potrebbe invece (lo
dice anche Pessoa: « il poeta è un fingitor ») trattarsi di
fantasie, di Sarchiaponi, di hitchockiani Red Herrings e McGuffin, di
affabulazioni su quel territorio misterioso e mai compiutamente
cartografato che è il pianeta Fellini. Il quale compare e scompare
tra un fumogeno linguistico e un rifiuto della politica, tra
un'intervista a Giovanni Grazzini, in cui spiega di essere rimasto
colpito dalle poesie dell'allora giovane Magrelli (ma incerto se
chiamarlo Vittorio o Valerio), e le testimonianze dei suoi amici. E
dunque Tullio Kezich (che lo chiama "il Cagliostro del cinema")
e Renzo Renzi, con cui Fellini va a caccia non della teoria finale
dell'omeopatia, ma di omeopati sul territorio emiliano, il tutto
incorniciato tra i teneri disegni che hanno costituito la chiave di
volta e il folklore di Amarcord , le donne gigantesche che Fellini
amava.
O forse Magrelli è solo
o soprattutto un fingitor? Se non avessi visto più volte Magrelli
(c'ero anch'io, sedotta e frustrata, sul set di Ginger e Fred ) quasi
quasi penserei che nulla è vero di questo pazzo libro in salsa
ironica e agrodolce, che tutto è gioco, che Lo sciamano di famiglia
abita l'universo parallelo dell'invenzione di due poeti.
La repubblica – 23
ottobre 2015
Valerio Magrelli,
Lo sciamano di
famiglia Omeopatia, pornografia, regia in 77 disegni di Fellini
Laterza, 2015
euro 18
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