13 novembre 2015

DISEGNI DI FEDERICO FELLINI


Memorie, incontri, disegni e poesie: in un libro ricostruito il mondo magico del maestro del cinema italiano.

Irene Bignardi

Fellini. L'esoterico e pazzo mondo di un genio

La prima cosa che viene alla mente del lettore, una volta chiuse le 183 pagine di "Lo sciamano di famiglia" (Laterza), è che Valerio Magrelli coltiva un pizzico di ben organizzata follia. Basta vedere i materiali, i temi, le informazioni, le citazioni, i minima moralia , le etimologie , che unisce, collega, schiera in questo libro . Un libro che è un pretesto per parlare di un'amicizia potenziale e mai totalmente esplosa (quella tra lo stesso Magrelli e Federico Fellini) e per pubblicare, di Fellini, i non inediti ma sempre buoni disegni erotico/ porcelloni, con il sottotitolo tentatore "Omeopatia, pornografia, regia in 77 disegni di Fellini" .

La storia dell'amicizia di Magrelli con Fellini è quella che tanti suoi innamorati hanno vissuto, tra esaltati e frustrati. Il casuale incontro.Fellini, il Faro, il dio dello studio 5, il grande, che manco ti fila ma invece sa tutto di te. La convivenza apparentemente indifferente in un set. Un momento di maggiore attenzione e intimità ( qui il lungo pomeriggio nello studio di Corso Italia, ci son cascata anch'io, tra il profumo di cera e le matite perfettamente aguzze), un momento che ti fa sentire unico e speciale. Le telefonate a cui Fellini risponde con voce pigolante per negarsi(«il dottor Fellini non c'è»), ma per poi, riconosciuto l'interlocutore, tornare alla voce normale. Il ricordo chiave, l'ultima conversazione dall'ospedale. E il rimpianto. Non capita mica a tutti di conoscere dei geni cui piaciamo, come è capitato al giovane poeta Magrelli.

Ma la simpatica follia dell'insieme costruito da Magrelli (e commentato da un celebre verso di Shakespeare, «c'è del metodo nella sua follia») sta nella contrapposizione, sempre dotta, ma apparentemente casuale, di temi e personaggi che sembrerebbero non compatibili.

Sapevamo da tempo della passione di Fellini per tutto ciò che è esoterico (dal mai realizzato viaggio di Mastorna alla sua esplorazione di Castaneda), quasi in contrapposizione con la non meno evidente passione per la carnalità. Due mondi lontani che si sfiorano come sfere celesti. Ma non è facile quello che fa Magrelli: trascinare il lettore e i ricordi felliniani in un balletto di ombre dove si muovono senza struttura, se non quella che deriva dal piacere di raccontare, il mago Rol e Tullio Kezich, Aristofane e Baltrusaitis, l' ospedale di Santo Spirito in Sassia e Sabaudia con Moravia e Pasolini, le cronache dal set di Casanova e la storia dell'omeopatia con tanto di ricordi familiari (a quanto pare la mamma di Magrelli era una nota omeopata, e una delle scene del libro che mi hanno fatto ridere ad alta voce è la visione di lei che apre la porta a un ospite imprevisto tutta trafitta di aghi da agopuntura. «Come un radiante, immenso / mostro psicoanalitico, / mia madre, Medusa omepatica, / sorgeva da dietro la porta circonfusa di strali / Madonna dei Sette Dolori / Signora delle Spade».

Mi fido dell'autore, e prendo per buone le informazioni sapienti che ci dà sul "tritono" (voi lo conoscete?) e le pantere, sulla perfida Montessori (che ha dedicato la sua vita «a rovinare l'infanzia », tra cui quella dell'autore) e la tempesta shakesperiana, sulle paretimologie e la collocazione dei mitici continenti sommersi al largo della costa italica che testimoniano una civiltà perduta.

Ma potrebbe invece (lo dice anche Pessoa: « il poeta è un fingitor ») trattarsi di fantasie, di Sarchiaponi, di hitchockiani Red Herrings e McGuffin, di affabulazioni su quel territorio misterioso e mai compiutamente cartografato che è il pianeta Fellini. Il quale compare e scompare tra un fumogeno linguistico e un rifiuto della politica, tra un'intervista a Giovanni Grazzini, in cui spiega di essere rimasto colpito dalle poesie dell'allora giovane Magrelli (ma incerto se chiamarlo Vittorio o Valerio), e le testimonianze dei suoi amici. E dunque Tullio Kezich (che lo chiama "il Cagliostro del cinema") e Renzo Renzi, con cui Fellini va a caccia non della teoria finale dell'omeopatia, ma di omeopati sul territorio emiliano, il tutto incorniciato tra i teneri disegni che hanno costituito la chiave di volta e il folklore di Amarcord , le donne gigantesche che Fellini amava.

O forse Magrelli è solo o soprattutto un fingitor? Se non avessi visto più volte Magrelli (c'ero anch'io, sedotta e frustrata, sul set di Ginger e Fred ) quasi quasi penserei che nulla è vero di questo pazzo libro in salsa ironica e agrodolce, che tutto è gioco, che Lo sciamano di famiglia abita l'universo parallelo dell'invenzione di due poeti.

La repubblica – 23 ottobre 2015

Valerio Magrelli,
Lo sciamano di famiglia Omeopatia, pornografia, regia in 77 disegni di Fellini
Laterza, 2015
euro 18

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