09 novembre 2015

L’orcaferone e il Ponte sullo Stretto spiegati a Matteo Renzi




Da un blog appena conosciuto https://manginobrioches.wordpress.com/ riprendo questa bella lettera aperta:


Caro Matteo Renzi,
ti scrivo guardando, dal mio balcone, proprio il punto esatto in cui dovrebbe sorgere il Ponte. E’ lì all’imboccatura, nel punto più stretto dello Stretto, dove i piloni gemelli si fronteggiano e sembrano curvarsi – c’è questa continua illusione ottica, nella luce pesante del Sud – come in un inchino reciproco. La costa illuminata conduce a quel punto cieco e buio, dove le correnti s’incapricciano, i garofali girano, la rema sale e scende e l’orcaferone – brutta bestia scodata – si nasconde dappertutto. In questi quarant’anni e passa s’ è nascosto anche dietro le parole, dietro un sacco di carte bollate, di delibere e ddl e progetti. E un mucchio di discorsi e manifestini elettorali. Ma l’orcaferone ha un bel nascondersi: il suo tanfo lo rivela al mondo.
Sai di cosa odora l’orcaferone? Di acquedotti bucati, di colline franose, di argini cementati. Di serbatoi inservibili, di spiagge requisite, di rifiuti abbandonati. Di chilometri di guardrail che recintano lo Stretto. Di cassonetti stracolmi, di sacco del territorio. Di un binario triste e solitario, unico, che consente di arrivare da qui a Marsala in sole nove ore (cambiando tre volte), o a Ragusa in sette ore (ma devi prendere pure un autobus). Sempre che non frani nulla, lungo il percorso (sai, qui i cavalcavia, le strade, le condotte hanno una malattia strana: si chiama materiale impoverito, o anche controlli fasulli. E’ mortale, di solito).
Se poi vai ad Agrigento (e lì è persino troppo facile: solo un cambio e appena cinque ore e mezza) puoi anche portarti appresso una bottiglia d’acqua da regalare a quelli che l’acqua la vedono solo nei giorni dispari, o nelle ore pari, o anche meno. Sarà un regalo gradito. Ma certo, non per adesso: qui a Messina ci sono quartieri in cui negli ultimi 15 giorni l’acqua è arrivata una o nessuna volta. Chi ce l’ha ogni giorno, magari da mezzanotte alle tre, è fortunato e non deve lamentarsi (e comunque l’ente che sta gestendo tutto questo pubblica ogni giorno le liste dei serbatoi cittadini con gli orari di erogazione e l’avvertenza che se l’acqua non arriva ai piani alti o ai condomini alti perché non c’è pressione loro sono molto rammaricati. Molto). 
Certo, Matteo Renzi, anche senza un tuo tweet – tranquillo, ci ha pensato Fiorello – ormai siamo un caso nazionale e ogni giorno ci sono servizi sulle tv che ci mostrano sempre la stessa cosa: due, cinque, sette operai chini su un tubo, in un dirupo fangoso, che guardano preoccupati. Sarebbe la poderosa macchina dell’emergenza (l’orcaferone, nascosto anche lì attorno, se la ride).
Altrove, una squadra altrettanto folta testa bypass che non tengono (ma abbiamo visto tutti, a Gazebo, la notte della nave cisterna, il tubo marcio, la creatività meridionale con cui si è rimediato, con stracci e fazzoletti che almeno fanno tanto colore).
Ma passerà, certo che passerà: e mica siamo gufi e piagnoni. Potremo tornare alla nostra vita quotidiana lavandoci ogni volta che vogliamo: che diamine, questi sono i privilegi del Terzo Millennio. Potremo tornare ai nostri ospedali dove cadono gli ascensori e i presidenti si fanno fare lo sbiancamento anale a nostre spese, alle autostrade che si spaccano, alle spiagge vuote il 5 settembre (mentre in Normandia, pensa, ci fanno i bagni fino a novembre). Agli aliscafi sempre più ridotti, alle navi più rade, alle rade che s’insabbiano. Orcaferone maledetto, la colpa è sempre sua.
L’orcaferone, in giacca e cravatta, un’infinità di volte ci ha raccontato che il Ponte avrebbe risolto tutti i nostri problemi: la sua gittata di cemento cancellerà sì un poco di spiagge, due o tre ecosistemi, la bellezza dello Stretto (ma vuoi mettere il Ponte di Brooklyn? Chi se le filava, prima, quelle sponde insulse?), ma che vuoi che sia? Noi vogliamo un Ponte-Expo, un evento degli eventi, un albero della vita rovesciato che colleghi due sponde che non sono unite da cento milioni di anni ma separate (separate? e chi lo dice che i ponti uniscono e gli stretti dividono?). Vogliamo un Ponte delle meraviglie, con Cocacola che sponsorizza il vino antico, McDonald che sponsorizza le cotolette di spatola (conosci la spatola, Matteo Renzi? Lo chiamano pesce-sciabola, è pieno di Omega Tre; chissà se si potrà pescare ancora, sotto il Ponte), Lehman Brothers che sponsorizza i nuovi schiavi. Un Ponte di bugie, d’altronde, esiste già da moltissimi anni, e lega queste sponde con tutta una specie di buio, di vuoto, di nulla. 
Probabilmente, mettere a frutto questa bellezza che ci ritroviamo senza rovinarla sarebbe davvero troppo. E poi l’orcaferone ha questo di speciale: lui ci vuole vivere in mezzo allo sfacelo, al caos mortifero, alla bruttezza. All’orcaferone piace moltissimo l’Expo
Finirà che lo eleggeremo, alle prossime elezioni. Ancora.
Questo perché ieri si è discusso e lottato a lungo sul Ponte di cui parlava Renzi: lo so, ha detto “prima le emergenze e poi si farà, perché il mondo ce lo chiede, di essere stupito”. E se non lo capisci da solo, Matteo Renzi, quanto oscena sia un’affermazione del genere alle orecchie di chi da 15 giorni si lava quando può, con la bottiglia sul catino; se non lo capisci da solo, Matteo Renzi, quanto sia sconveniente, e di nuovo oscena, la pretesa di fare qualcosa di grande e bello in un posto dove c’è GIA’ qualcosa di grandissimo e  bellissimo, solo che non hai, non avete occhi per vederlo, allora io non te lo posso spiegare.
Chiama l’orcaferone, magari te lo dice lui. 

Testo pubblicato il 6 novembre 2015 su https://manginobrioches.wordpress.com/  con questo titolo: L’orcaferone e il Ponte sullo Stretto spiegati a Matteo Renzi


Nessun commento:

Posta un commento