12 novembre 2015

PASOLINI DIFENDE ISRAELE



Sul numero di aprile 1967 di Nuovi argomenti Pier Paolo Pasolini pubblica alcune poesie in difesa dello Stato di Israele e una nota molto polemica nei confronti della sinistra che aveva preso una pregiudiziale posizione contro Israele.  E’ un testo da rileggere  anche perchè  mostra quanto fosse  lontano Pasolini da ogni visione manichea del mondo.

Compagni, perché non capite?


di Pier Paolo Pasolini

Giuro sul Corano che io amo gli arabi quasi come mia madre. Sono in trattative per comprare una casa in Marocco e andarmene là. Nessuno dei miei amici comunisti lo farebbe, per un vecchio, ormai tradizionale e mai ammesso odio contro i sottoproletariati e le popolazioni povere. Inoltre forse tutti i letterati italiani possono essere accusati di scarso interesse intellettuale per il Terzo Mondo: non io. Infine, in questi versi, scritti nel ‘63, come è fin troppo facile vedere, sono concentrati tutti i motivi di critica a Israele di cui è ora piena la stampa comunista.
Ho vissuto dunque, nel ‘63, la situazione ebraica e quella giordana di qua e di là del confine. Nel Lago di Tiberiade e sulle rive del Mar Morto ho passato ore simili soltanto a quelle del ‘43, ‘44: ho capito, per mimesi, cos’è il terrore dell’essere massacrati in massa. Così da dover ricacciare le lacrime in fondo al mio cuore troppo tenero alla vista di tanta gioventù, il cui destino appariva essere appunto solo il genocidio. Ma ho capito anche, dopo qualche giorno ch’ero là, che gli israeliani non si erano affatto arresi a tale destino. (E così, oltre ai miei vecchi versi, chiamo ora a testimone anche Carlo Levi, a cui la notte seguente l’inizio delle ostilità, ho detto che non c’era da temere per Israele, e che gli israeliani entro quindici-venti giorni sarebbero stati al Cairo). È dunque da un misto di pietà e di disapprovazione, di identificazione e di dubbio, che sono nati quei versi del mio diario israeliano.
Ora, in questi giorni, leggendo l’Unità ho provato lo stesso dolore che si prova leggendo il più bugiardo giornale borghese. Possibile che i comunisti abbiano potuto fare una scelta così netta? Non era questa finalmente, l’occasione giusta per loro di «scegliere con dubbio» che è la sola umana di tutte le scelte? Il lettore dell’Unità non ne sarebbe cresciuto? Non avrebbe finalmente pensato – ed è il minimo che potesse fare che nulla al mondo si può dividere in due? E che egli stesso è chiamato a decidere sulla propria opinione? E perché invece l’Unità ha condotto una vera e propria campagna per «creare» un’opinione? Forse perché Israele è uno Stato nato male? Ma quale Stato, ora libero e sovrano, non è nato male? E chi di noi, inoltre, potrebbe garantire agli Ebrei che in Occidente non ci sarà più alcun Hitler o che in America non ci saranno nuovi campi di concentramento per drogati, omosessuali e ebrei? O che gli ebrei potranno continuare a vivere in pace nei paesi arabi? Forse possono garantire questo il direttore dell’Unità, o Antonello Trombadori o qualsiasi altro intellettuale comunista? E non è logico che, chi non può garantire questo, accetti, almeno in cuor suo, l’esperimento dello Stato d’Israele, riconoscendone la sovranità e la libertà!? E che aiuto si dà al mondo arabo fingendo di ignorare la sua volontà di distruggere Israele? Cioè fingendo di ignorare la sua realtà? Non sanno tutti che la realtà del mondo arabo, come la realtà della gran parte dei paesi in via di sviluppo – compresa in parte l’Italia – ha classi dirigenti, polizie, magistrature, indegne? E non sanno tutti che, come bisogna distinguere la nazione israeliana dalla stupidità del sionismo, così bisogna distinguere i popoli arabi dall’irresponsabilità del loro fanatico nazionalismo?
L’unico modo per essere veramente amici dei popoli arabi in questo momento, non è forse aiutarli a capire la politica folle di Nasser, che non dico la storia, ma il più elementare senso comune, ha già giudicato e condannato? O quella dei comunisti è una sete insaziabile di autolesionismo? Un bisogno invincibile di perdersi, imboccando sempre la strada più ovvia e più disperata? Così che il vuoto che divide gli intellettuali marxisti dal partito comunista debba farsi sempre più incolmabile?»

da Nuovi Argomenti numero 6, aprile-giugno 1967





6 commenti:

  1. Riprendo da fb il dibattito che sta suscitando l'articolo:

    Francesco Virga: Caro Bruno, mi piacerebbe aprire un dibattito in queste pagine sullo spinoso argomento, ancora di drammatica attualità, affrontato da Pasolini nel 1967.

    Daniela Tuscano: Ottimo, grazie mille.

    Daniela Tuscano: Vorrei aprire un dibattito anch'io. Ma non ora. Sono troppo impegnata coi compiti e con lo stesso PPP, per il 28 novembre. Poi c'è il problema-Parigi: ho allieve musulmane e ascoltare loro, gli altri, cercare conciliazione e punti in comune richiede pazienza e determinazione... Mi aiuta la mia tesi di laurea di oltre 25 anni fa, proprio su Francia e mondo arabo, avevo intuito che il futuro si sarebbe deciso li', ma ovviamente non basta...

    Francesco Virga: Ti aspettiamo ...

    Bruno Esposito [...]E non sanno tutti che, come bisogna distinguere la nazione israeliana dalla stupidità del sionismo, così bisogna distinguere i popoli arabi dall’irresponsabilità del loro fanatico nazionalismo?[...]
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    Pasolini riconosce la necessità di uno stato Ebraico (anche perchè non vede altre soluzioni), ma critica le politiche sioniste.

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    1. Io non credo che il sionismo sia stupido o portatore di stupidità.
      Come tutti sanno, o dovrebbero sapere, è un movimento politico-religioso, sviluppatosi alla fine del sec. XIX in seguito all'inasprirsi dell'antisemitismo in Europa, inteso a ricostituire in Palestina uno stato che offrisse agli Ebrei dispersi nel mondo una patria comune e, dopo la proclamazione dello stato di Israele (15 maggio 1948), al suo consolidamento.
      Chi dice che il sionismo sia un male, per conseguenza logica pensa che Israele sia un male. E quì io non sono d'accordo. Il sionismo fu fondato dal giornalista Theodor Herzl. Nel 1895 Herzl fu inviato come corrispondente del suo giornale a Parigi per seguire il processo dell'affare Dreyfus (ufficiale francese di origini ebraiche accusato di tradimento), esploso nel 1894, che fu accompagnato da una feroce campagna di stampa francese che riproponeva stereotipi antisemiti. In seguito a questa esperienza Herzl si rese conto che l'assimilazione e l'integrazione degli ebrei in Europa non aveva dato frutti e che gli ebrei avevano bisogno di un proprio Stato, dove poter vivere in pace e sicurezza lontano dai pregiudizi e dalle false accuse tipici dell'antisemitismo.
      Non credo che questa cosa sia illegittima o illecita.
      Il sionismo fu un movimento funzionale alla creazione dello stato di Israele. Quindi respingo la "stupidità del sionismo" data come verità da Bruno Esposito.

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  2. Irene Agovino: non concordo in pieno, ma su una cosa pasolini ha visto lungo: le classi dirigenti di alcuni paesi(palestina compresa)sono indegne

    Maria Smintello: Nessuno è perfetto...nemmeno uno come il grande Pier Paolo Pasolini.

    Francesco Virga: Io invece credo che Pasolini abbia visto giusto anche in questa occasione. La verità è che abbiamo tutti i paraocchi e non riusciamo a vedere le cose per quelle che sono!

    Cinzia Nalin: è datato e non pertinente né alla globalizzazione che sarebbe venuta dopo, né ai fatti successi ben dopo la sua morte.

    Francresco Memo Dilucrezio: i tempi cambiano e Pasolini si risponde da solo:
    E non sanno tutti che, come bisogna distinguere la nazione israeliana dalla stupidità del sionismo, così bisogna distinguere i popoli arabi dall’irresponsabilità del loro fanatico nazionalismo?
    il sionismo sta uccidendo i palestinesi

    Francesco Virga: Ho l'impressione che molti di noi sono più datati di Pasolini!

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  3. Pasolini in questo suo scritto pubblicato su Nuovi Argomenti (1967), dice una cosa che sfugge un po a tutti:
    "Israele è uno stato nato male".
    Questa affermazione, unitamente alla
    "stupidità dei sionisti",
    è una chiara presa di distanza dalle politiche da loro attuate. E' il riconoscimento dell'esigenza di una nazione per il popolo e una presa di distanza nei confronti della dirigenza politica-economica dello stesso. In egual misura, Pasolini dice di amare il Corano e di amare gli arabi, ma ritiene "stupide" le politiche nazionaliste estreme...
    *
    Tutto questo io lo trovo convincente e appropriato al contesto storico in cui queste affermazioni venivano fatte. Più tardi, nel 1968, in intervista a Jon Halliday Pasolini esprime la sua delusione per quello che ha visto in Israele:
    " l'idea dell'impressione che ha destato in me quella società. È stata un'impressione contraddittoria, nel senso che io la disapprovo radicalmente in quanto si fonda su un'idea sostanzialmente razzista, messianica e religiosa, l'idea di una Terra Promessa basata su ragioni religiose vecchie di tremila anni, cosa completamente folle. Non accetto la premessa, che è nazionalistico- religiosa: è una cosa orribile, anche se in fondo è lo stesso principio su cui si fondano tutti gli stati."
    B.Esposito.

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    1. Non capisco una cosa. Se, come dice Pasolini, la premessa nazionalistico-religiosa è lo stesso principio su cui si fondano tutti gli stati, come mai si critica Israele e per la stessa cosa nessuno, si permette di criticare gli altri stati.
      A proposito della Francia, non ha mai smesso di essere antisemita, anche da prima dell'affare Dreyfuss. Tuttavia sono costernato per il gravissimo attentato subìto, per l'uccisione di persone innocenti, per il dolore infinito che assassini disumani hanno procurato a tante persone.

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  4. Carissimo Bruno, ti ringrazio tanto per quest'ultimo tuo intervento che rende ancora più chiaro l'articolato e problematico punto di vista pasoliniano.

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