Da http://www.nazioneindiana.com/ che seguo da tempo con simpatia, riprendo stamattina questo bel pezzo:
150 anni di Alice: Sul fiume
150 anni fa veniva pubblicato Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. Ho chiesto a scrittori, studiosi, appassionati di pensare un loro contributo personale per celebrare questo capolavoro del linguaggio e dell’immaginazione. I post si susseguiranno a cadenza irregolare fino all’autunno e saranno contraddistinti dal tag: 150 anni di Alice, presente anche nel titolo. I post già pubblicati si possono trovare QUI. (NDF)di Francesca Bertazzoni
Ogni tanto la osservo quando non se ne accorge, quando intreccia una collana di margherite, o quando dorme, come ora. Non c’è nulla che mi dia più piacere di quest’angolo di fiume nei pomeriggi d’estate. Alice ha appoggiato la testa sulle mie ginocchia e si è addormentata profondamente, di un sonno compatto, e la fronte si fa a poco a poco madida, nel calore avvolgente.
Porta i capelli sciolti
sulle spalle, un manto vivo e lieve che ho disposto con cura sulle mie
gambe, che scivola fin sull’erba. Ma quando è stata l’ultima volta che
anch’io ho portato i capelli sciolti? Ricordo soltanto che un giorno mia
madre ha preso la spazzola e i miei capelli crepitavano al suo
passaggio; e con gesti solenni li ha intrecciati e poi ha avvolto le
trecce su se stesse e le ha fissate con forcine. Rapita nel mezzo di un
gioco, senza preavviso: che l’infanzia finisca così? Il mio volto cambiò
all’improvviso; non sono più stata la stessa, dopo quel momento. E
guardo i capelli di Alice con rimpianto e indulgenza. Lei sogna, vive
nel presente, nell’attimo.
Per me invece è
cominciata l’attesa, e per meglio tollerarla sogno anch’io, ad occhi
aperti: consapevole almeno in parte del mondo dietro i miei occhi, tutto
sommato non sono certa di desiderare che qualcuno vi penetri. Indugio
sulla soglia, incerta tra la bellezza nota di quel che potrei lasciare a
breve e l’incantevole ignoto. Vengo qui con Alice per piacere e per
dovere (sono la sorella maggiore!), ma anche per paura, per smarrirmi
nelle piccole gioie che ben conosco. Osservo il bordo delle foglie e a
volte immagino di poter spiccare il volo da quel margine sottile, come
un insetto; ricamo senza fretta un’iniziale su una federa, impiego
minuti deliziosi a scegliere il colore più adatto per il petalo di una
primula che prenderà vita sul foglio di carta. Mi osservo da fuori e mi
vedo irresistibile, ruscellante delizia, penso con fierezza e turbamento
che qualsiasi uomo cederebbe alla visione di me, con quest’abito
fresco, spumoso di trine, mentre ricamo e il sole tra le foglie si muove
sulle mie mani…
…Alice mi fa rinsavire e
un poco vergognare. Lei non fa nulla per ansia del giudizio altrui,
gioca col gatto per puro divertimento, ride senza affettazione, racconta
tutto ciò che le passa per la testa senza temere di non essere
apprezzata, con una grazia che le invidio, e mi chiedo se io stessa mai
l’ho posseduta, quella grazia felice. Sembravo lei, ero lei, soltanto
ieri? O quanto tempo fa?
La osservo con avidità,
in questi momenti, per fissare questo istante di autentico possesso di
sé, questa goccia di miele che per me è già caduta. Ogni tanto ha delle
assurde fantasie, mi racconta sogni inverosimili nei quali mi addentro,
cercando la strada in un labirinto privo di logica, del quale mi pare di
intuire il cuore d’oro. Non ci arriverò mai a quel cuore, non ci
arriverò più: ormai sono incapace di tanto abbandono. Dovrei concedermi
nuovamente, farmi rapire come lei, ma l’arte del controllo, che esercito
ormai con maestria, a sua volta mi possiede totalmente. La fuga delle
cose è stordente, felice e per lei è lieto assistervi.
E’ una felicità che non
riesco più a sentire ma non posso fare a meno di rimpiangere. Perciò
attendo il risveglio della mia piccola sorella con una certa impazienza:
cosa mi racconterà questa volta? Serberò nel cuore le sue minute
confidenze e quando lei tornerà in casa a prendere il suo tè io resterò
qui, a osservare le canne lungo il fiume e l’orizzonte, a modulare il
mio respiro perché somigli ancora al suo mentre corre nell’erba, a
spostare ancora di qualche istante la fine dell’attesa.
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