23 novembre 2015

LA CORRUZIONE DILAGA IN ITALIA




Corrotti, ladri o (almeno) assenti

in  http://lepillole.com/
 

Settimo comandamento: non rubare. E’ quello al quale si obbedisce di meno, in Italia lo capiscono anche i bambini, ma forse solo quelli. Oggi essere ladri non fa più nessun effetto ma un popolo che elegge corrotti, impostori, ladri, traditori, non può considerarsi vittima, è complice.
E nella settimana della manovra finanziaria (o legge di stabilità) orgogliosamente mostrata al pubblico da un Renzi fiducioso ed ottimista sulle prospettive di crescita, una serie di inchieste, da nord a sud, mettono a nudo un Italia corrotta fino al midollo.
Tutti gli uomini sono corruttibili: è questione di somme.
A Roma all’ANAS (società per azioni italiana interamente di proprietà del Ministero dell’Economia e delle Finanze che gestisce la rete stradale ed autostradale italiana) le somme sono alte ed il numero di corrotti anche. Gli arrestati in questo caso sono dieci, con accuse di tangenti, voto di scambio, associazione a delinquere e corruzione.
Nel gergo delle persone accusate di corruzione i soldi diventano «topolini» «libri» e «ciliegie». Le ciliegie a loro volta pilotavano appalti che servivano a svolgere lavori in zone colpite da emergenze, come frane o alluvioni.
A volte la corruzione è talmente estesa da somigliare piu’ a un nuovo mestiere piuttosto che a un fattore illegale.
A Sanremo gli arresti sono stati 35  e altre 100 persone sono state denunciati per assenteismo. Tutti dipendenti comunali.
Su 528 dipendenti del Comune di Sanremo, sono stati 271 dipendenti controllati (circa la metà del totale). Sono risultati irregolari i comportamenti di 195 persone, cioè il 72% di tutte quelle controllate.
Non c’è giorno che passi senza una piccola-grande indagine, un suo sviluppo o un nuovo filone dalle direzioni più arzigogolate, dalle Asl alle più surreali poltrone di Stato e le cronache dimostrano da anni che nessuno ne è immune, dall’ultimo vigile di provincia al primo ministro. Questo lo sappiamo fin troppo bene.
“Si scrive legge di stabilità ma si pronuncia legge di fiducia” – ha detto il premier Renzi a Palazzo Chigi illustrando la manovra approvata dal Cdm: “il nostro destino non è Bruxelles, a New York, a Pechino, è nelle nostre mani”.
Forse è questo il problema.


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