29 dicembre 2015

LA DELUSIONE DELLA MOGLIE DI MARINETTI


In una biografia-romanzo Simona Weller racconta la storia della pittrice che rimase delusa dall'adesione del marito al fascismo.

Daria Galateria

L'audacia di Benedetta donna futurista e moglie di Marinetti
A casa del pittore Balla si entrava dalla finestra, da un aereo ballatoio. A Roma per fondare i fasci futuristi, il 3 febbraio 1918, saltando nello studio di Balla, Marinetti non pensava di precipitare nel più passatista dei colpi di fulmine. Mandano a chiamare infatti — abita giusto a fianco — Benedetta Cappa, che è pittrice, e più futurista di tutti, assicura il fratello. Benedetta non ha vent'anni, treccia e occhi neri, una bellezza. È il romanzo del loro amore

Marinetti amore mio di Simona Weller (Marlin Editore). La Weller è anche, a sua volta, pittrice; e così la vita di Benedetta — in una stagione storica movimentata, raccontata da un'inedita e rivelatoria angolazione privata — ritrae anche, tra risvolti tecnici e sensibilità pittorica, la sua avventura artistica, tra le più grandi del Futurismo.

Benedetta Cappa ha una madre valdese e una famiglia di grande libertà intellettuale. Affronta Marinetti, che ha ventidue anni più di lei, una fama immensa e tante amanti, con l'ironia. Gli spedisce per lettera un capolavoro di tavola parolibera (le parole "senza fili" futuriste): un filo che cinque spille fissano a stella, attorno al nucleo della parola "vuoto".

L'audacia, l'indipendenza, il genio di Benedetta si impongono sul "disprezzo della donna" proclamato da Marinetti dieci anni prima nel Manifesto del futurismo; e sopraggiunge nel maggio del '20 l'amore en plein air, in un campo dietro la basilica di S.Agnese fuori le mura. A seguire, un matrimonio che è un modello di confronto e rispetto e due figlie partorite in casa. Intanto Benedetta assiste all'amicizia indefessa di "Tom" con Mussolini, dall'epoca della parola d'ordine "svaticanamento" giù fino all'interventismo e alle guerre — e allora, la donna scrive i versi del suo vigoroso scoraggiamento: «Una tristezza di quaranta chili / un cono di volontà / stati d'animo disegnati e disegni di forze». Il futurismo al femminile, nella biografia-romanzo di Simona Weller, inanella le sue figure maggiori, sempre irretite nello spettro della sensibilità di Betty: Roughena Zatkova, l'artista "cinetica" compagna del fratello Arturo — il fratello socialista che, preso di mira dagli squadristi, "Tom" fa riparare in Francia; o Valentine de Saint-Point, l'inquieta autrice del Manifesto della lussuria.

Epico e specialistico è il racconto del capolavoro di Benedetta: le immense tele murali dipinte nel 1933-34 per il Palazzo delle Poste di Palermo. Inaspettatamente, il finale del racconto è pirotecnico. Al di là della scomparsa dell'inimitabile Tom, Weller racconta, grazie alle conversazioni con Ala Marinetti, gli interrogatori subiti da Benedetta, la fuga delle figlie, il salvataggio delle opere futuriste di casa. E la mostra a Parigi, nel 1951; Peggy Guggenheim riceve Benedetta nel suo appartamento e le presenta lo scultore Calder: che, per l'entusiasmo, la prende in braccio e la lancia in aria come una bambola di pezza.


La repubblica – 12 dicembre 2015

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