17 dicembre 2015

MON ROI. Una storia d'amore dei nostri tempi



Bercot e Cassel coppia in Mon Roi


 Ho visto Mon Roi l' altra sera a Palermo e devo confessare che la storia d'amore raccontata abilmente nel film mi ha parecchio coinvolto. Ma, piuttosto che parlarvi delle emozioni e delle riflessioni che la visione del film ha suscitato in me, preferisco rimandarvi ad una breve recensione fatta a caldo, subito dopo la prima avvenuta a Cannes la scorsa primavera, da un esperto di cinema , Pier Paolo Festa, che è anche un mio carissimo amico. Di seguito potete anche leggere il testo di una intervista fatta alla regista Maiwenn

Mon Roi - La recensione da Cannes. La coppia Bercot-Cassel memorabile in un film che lascia molti dubbi

 di  PIER PAOLO FESTA
La regista di Polisse (ex signora Besson) dirige Mon roi, storia a metà strada tra commedia e dramma (più la prima) ambientata nel corso di oltre dieci anni: si parte con una donna (Emmanuelle Bercot) al confine con i quaranta che incontra l'uomo perfetto (Vincent Cassel), bellissimo, affascinante e di buon cuore. Peccato per lei che il suddetto "re" del titolo sia anche matto come un cavallo ma soprattutto "coniugalmente inadeguato" al punto da farsi trovare a letto con l'amante. Quella è solo la punta dell'iceberg, un piccolo episodio tra varie coltellate all'anima sferrate nel corso di un decennio.
Si potrebbe dibattere per ore nel sostenere che la donna protagonista di Mon Roi che vive nel presente sia all'esatto opposto della Carol di Cate Blanchett, donna moderna che vive nella New York di sessant'anni fa. Più interessante invece identificarla per quello che è davvero: una masochista. Una donna il cui sorriso (e in parte il corpo) viene a poco a poco annientato dal rapporto disfunzionale con il suo uomo.



Veritiero, beffardo e simpatico, il film di Maiwenn azzecca tutti i toni ma si incaglia nella seconda parte con la regista che in maniera testarda, proprio come la protagonista, decide di puntare sul loop dell'ossessione e raccontarci gli stessi eventi ripentendoli ancora e ancora, fino alla fine del film. Cast in forma stellare con la coppia Bercot & Cassel in perfetta sintonia e nemmeno per un attimo poco credibili.
E' la sottile linea tra "film che solleva argomenti interessanti" e "pellicola che ruba due ore del nostro tempo". A ventiquattr'ore dalla visione del nuovo film di Maiwenn continuiamo a ponderare su questo dubbio.

Pier Paolo Festa , 18.05.2015 - da Cannes

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INTERVISTA ALLA REGISTA MAIWEENN 















La regista Maiwenn sul set di Mon Roi


Un film sentimentale che provoca rabbia e frustrazione ma che al tempo stesso tiene lo spettatore inchiodato alla poltrona. La storia di una donna legata a un dongiovanni (Vincent Cassel) che la ama e la tradisce, spezzandole il cuore più e più volte. 
Film.it ne parla con Maiwenn che subito chiarisce ogni dubbio: "Un uomo come quello che interpreta Cassel? Meglio averlo come amico che come marito. Mi piacerebbe molto conoscere una persona così, perché questi uomini hanno tanta immaginazione e vivono tante fantasie".

Un dongiovanni come il personaggio di Cassel può avere tutte le donne del mondo. Perché decide di legarsi a un'unica donna nel suo film? 
Era proprio quello che mi interessava raccontare. Provocare lo spettatore affinchè si ponesse questa domanda: "Perché sceglie proprio questa donna normale?". Non prende una modella, non una donna stupida, ma una persona bella ed estremamente intelligente.

Perché dopo un dramma come Polisse ha scelto un film d'amore?
Perché non lo avevo mai fatto. Avevo raccontato dell'amore in famiglia ma mai dell'innamoramento. Era questa la cosa più importante per me, dare tutto nella parte della sceneggiatura in cui questi personaggi si innamorano. E' essenziale per capire il perché per loro è difficile staccarsi.
 
Il film si svolge in un arco di diversi anni, un periodo in cui vediamo i personaggi invecchiare. Il lavoro di make up li ha ringiovaniti o invecchiati? 
Nessun lavoro particolare, Vincent ha già qualche capello bianco e le rughe agli occhi! Credo però che mostrare l'età dei personaggi abbia a che fare con il modo in cui vivono la vita. Emmanuelle Bercot sembra molto più giovane quando esce dalla clinica di riabilitazione. Questo perché in quel momento è felice.
 
La struttura del film è interessante: la protagonista si rompe il ginocchio. Finisce in clinica di riabilitazione e mentre torna a camminare si ricorda in flashback di tutta la sua storia d'amore travagliata...
Una volta ho letto che il ginocchio è la sola parte del corpo che è che non puoi piegare verso il dietro. E in un certo senso il dietro rappresenta il passato. Volevo raccontare delle persone che imparano di nuovo a camminare e allo stesso tempo seguire una storia d'amore. Ho capito che se avessi mischiato le due storie, avrei potuto mostrare una donna che mentre è in convalescenza trova la distanza giusta per analizzare la sua relazione. Ecco la sfida del personaggio: lei ha l'occasione di riprendersi più in fretta se esaminerà per bene cosa è accaduto nella sua vita sentimentale.

Mon Roi è il suo quarto lungometraggio da regista. Inevitabile chiederle chi sono gli autori che l'hanno ispirata...
La vita. Non un film in particolare. Ci sono registi che mi appassionano e di cui vedo tutti i film. Ma non posso dire necessariamente che mi ispiro a loro.
 


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