25 agosto 2016

D. PASSANTINO, PANEM ET CIRCENSES



A proposito di “panem et circenses”

Siamo ad agosto e la domenica 21 è ricominciato il torneo di calcio. Il primo pensiero che ho elaborato è stato un pensiero da malpensante: il campionato di calcio è ricominciato così presto per via del giro di denaro delle calcio-scommesse. 

Osservando poi la dedizione e l’abnegazione con le quali il popolo  segue queste manifestazioni sportive non poteva non venirmi in mente Giovenale e la sua decima satira dove si dice che l’unica cosa che il popolo desidera ansiosamente sono panem et circenses:

“...duas tantum res anxius optat

panem et circenses.”

Sono due celebri versi della decima satira scritta da Giovenale, un poeta vissuto dal 50 al 127 d.C.

Leggendo qua e là, noto che gli studiosi all’unanimità intendono il soggetto della frase (cioè turba Remi del verso 73 ossia populus del verso 74) come popolo o plebe o ancora e più dispregiativamente plebaglia, riferendosi, anacronisticamente a mio avviso, agli strati più bassi della popolazione, operando a priori una distinzione classista tra patrizi e plebei e perpetuandola alla contemporaneità, se non addirittura riportando all’antichità la distinzione tutta moderna tra borghesia e proletariato e identificando i patrizi romani nella classe borghese e i plebei nella classe proletaria. 

Niente di più confusionario.

Il popolo/turba di cui parla Giovenale non ha connotazioni classiste; almeno non nel senso odierno. La parola “popolo” non indica una classe sociale di diseredati o di lavoratori o di proletari, ma si riferisce, più probabilmente al popolo tutto, alla turba di cives, di cittadini che si affollano negli stadi. Cittadini patrizi e plebei, ricchi e poveri.

Procediamo con ordine:

Popolus, nonostante abbia la stessa etimologia di plebs, a rimandi ad una sfera semantica che indica moltitudine, folla, maggioranza ecc. non è presso gli antichi, il volgo, tanto è vero che esiste proprio la parola vulgus per identificare quest’ultimo.

Gaio, un giurista morto nel 180 e.C.-quindi appena 50 anni dopo Giovenale- di cui un manoscritto è stato riscoperto solo nell’800, scrive chiaramente a proposito della distinzione tra  populus e plebs:

Plebs autem a populo eo distat, quod populi appellatione universi cives significantur, connumeratis et patriciis; plebis autem appellatione sine patriciis ceteri cives significantur. Gaius, 1.3

La traduzione non necessita nemmeno di commenti:

La plebe si differenzia dal popolo in questo, cioè nel fatto che con la parola “popolo”sono indicati tutti quanto i cittadini, inclusi anche i patrizi; invece con la parola “plebe” sono indicati gli altri cittadini esclusi i patrizi.

Risulta chiaro dalle parole del giurista Gaio che il popolo a cui si riferisce Giovenale non è la plebe, intesa come la classe sociale più infima del popolo, ma il popolo tutto dei cittadini, la comunità di patrizi e plebei che in una sorta di “riflusso” ante litteram non si occupano delle cose dello Stato, ma semplicemente del panem et circenses in maniera non tanto diversa dalla nostra. 

Ma cos’erano durante il periodo imperiale il panem et circenses?

Con la parola panis Giovenale si riferisce alle elargizioni di frumento, le cosiddette frumentationes, volute dalla lex Clodia frumentaria, varata dal tribuno della plebe Clodio, tribuno della plebe per adozione, patrizio di nascita. La Lex Clodia frumentaria prevedeva già in periodo repubblicano le elargizioni agli strati più poveri di frumento e ti rivelò ben presto, come è normale che fosse, uno strumento demagogico di notevole efficacia: un po’ come gli LSU, i forestali, il 118, il Servizio Civile Nazionale e tutta quella forma di assistenzialismo interessato che non fanno altro che perpetuare lo status quo;

circenses invece erano i grandi spettacoli pubblici, le lotte tra gladiatori un po’ come le varie coppe Uefe, campionati, scudetti ecc.

La contemporaneità inoltre ha aggiunto un altro strumento di potere al panem et circenses, che non so come definire in una parola, ma che si chiama saldi nei centri commerciali, offerte telefoniche, gratta e vinci.


DOMENICO PASSANTINO




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