Uno studio, appena
pubblicato da Mondadori, ricostruisce la nascita della malavita
organizzata nella Napoli del Trecento. Il tutto fondato su codici
d'onore che un altro grande storico, Franco Cardini, analizza in modo
dettagliato nella sua ultima opera.
Marina Montesano
A ragionar di sangue e
codici indigeribili
Il dibattito sulle
origini del declino economico e sociale dell’Italia meridionale
conta ormai su innumerevoli studi e posizioni. Risale alla mancanza
delle autonomie comunali? Al dominio angioino? A quello aragonese o
borbonico? O, ancora, alle modalità con cui sono avvenute la
conquista dei Savoia e l’unità d’Italia? All’interno di questo
macrodibattito ve ne sono altri, come ad esempio quello che concerne
la nascita delle malavite organizzate in Italia meridionale: i tempi,
i modi, le ragioni sono solo parzialmente indagati. È in questo
contesto che si inserisce l’ultimo libro di Amedeo Feniello, Napoli
1343. Le origini medievali di un sistema criminale (Mondadori,
pp. 276, euro 22 euro).
Partendo da un’esperienza
personale di violenza fra camorristi che l’ha profondamente segnato
quando era professore in una scuola, Feniello passa poi a descrivere
una scena avvenuta nel 1343: la cattura e il saccheggio di navi
genovesi nei mari napoletani, portato a termine da alcuni banditi
locali. Il 1343 diviene però anche il simbolo di una crisi sistemica
che colpiva il continente europeo e il bacino del Mediterraneo.
Verso la fine del
Duecento ogni superficie disponibile era stata ormai dissodata,
sicché la produzione cessò di aumentare. La popolazione, per
contro, continuava a crescere: era quindi inevitabile che
l’alimentazione peggiorasse, almeno per i ceti più. La precarietà
di questo equilibrio si rivelò drammaticamente quando, nei primi due
decenni del Trecento, il continente europeo dovette affrontare una
fase di raffreddamento e di generale peggioramento climatico.
Le calotte polari presero
di nuovo a espandersi, e lunghe annate caratterizzate da piogge e da
umidità si susseguirono sull’Europa, causando non solo l’infierire
di malattie da raffreddamento che colpivano in modo grave soprattutto
i bambini sotto i cinque anni e le persone anziane, ma anche una
serie di annate agricole cattive, con conseguenti carestie e
lievitazione dei prezzi. Il freddo e l’umidità portavano malattie
e fame, ed entrambe queste cose determinavano una destabilizzazione
anche socioeconomica particolarmente forte tra i ceti meno abbienti,
già in una condizione generale di debolezza.
Il primo sintomo delle
difficoltà che minacciavano l’Europa è rappresentato dalla grande
carestia del 1315-1317. Un’altra grave ondata di carestie percorse
l’Europa nel corso del quinto decennio del secolo. Tutto questo
lungo processo di destrutturazione condusse però, nel corso degli
anni Quaranta, a una stretta congiunturale dalla quale l’Europa
risultò duramente provata. Subito dopo sarebbe arrivata la peste del
1348-51.
Nell’area
italomeridionale la crisi generale si accompagnava alla lotta fra
Angioini e Aragonesi; proprio nel 1343 moriva Roberto d’Angiò, che
aveva avuto un grande prestigio, ma era stato anche il capo
riconosciuto della parte guelfa della penisola, favorendo in modo
particolare i banchieri fiorentini, dei quali aveva permesso
l’installazione a Napoli e in tutto il suo regno. Dopo la sua
scomparsa la casa angioina, divisa in vari rami, fu percorsa da
contese per l’eredità del regno di Napoli. La corona andò alla
figlia di Carlo duca di Calabria, erede di Roberto ma premorto al
padre.
La regina, che portò il
nome di Giovanna I, commise l’errore di lasciarsi coinvolgere in
una serie di intrighi e di scandali dai quali la sua autorità uscì
del tutto compromessa. Feniello racconta con sapienza e grande
conoscenza delle fonti l’intreccio di queste vicende, mostrando
come in una società per molti versi malata si andassero rafforzando
le solidarietà interne, con i propri codici d’onore. Sono queste
le origini del sistema criminale che affligge la Campania? Il libro
non lo dimostra; fornisce tuttavia indizi utili per capire come un
sistema criminale possa proliferare, ed è probabilmente ciò che
soprattutto interessa l’autore.
Una certa idea di onore è
essenziale per comprendere il funzionamento dei gruppi malavitosi dei
quali parla Feniello; ma di quale onore parliamo, e soprattutto è un
concetto, quello di «onore», che si può declinare in modi
differenti? Franco Cardini dedica al tema e alla sua storicizzazione
un agile saggio: Onore (il Mulino, pp. 118, euro12)
ripercorre la storia di una parola e di un concetto partendo dall’età
antica, passando soprattutto per il Medioevo, con il sistema feudale
e la società cavalleresca, e l’età moderna, fino ad arrivare
nell’ultimo capitolo alla nostra contemporaneità, al declino
dell’idea di onore e al suo rapporto con il concetto di «dignità».
L’intreccio di
letteratura e di storia si fonda tuttavia su una solida base
antropologica: evidente nelle considerazioni sulla codificazione
della vendetta, in alcune società tradizionali così attenta e
minuziosa, dice l’autore, da avvicinarsi molto, nonostante il suo
carattere orale, a un vero e proprio codice giuridico.
Una delle discontinuità più significative nel processo ricostruito da Cardini risiede nell’età dei Lumi, con il passaggio da una concezione dell’onore legata ai valori guerrieri, aristocratici e dinastici a quella fondata sui diritti universali, che dunque spettano a ciascun essere umano a prescindere dalla condizione e dai comportamenti. La decriptazione di cosa sia l’onore nella contemporaneità è compito arduo; da una parte, Cardini sottolinea l’importanza dei mutamenti che ci sono stati all’interno della famiglia e, più in generale, dei rapporti fra i generi. Dall’altra, rivendica la necessità di un ritorno a quelli che considera, in senso lato, «valori cavallereschi»: la difesa dei diseredati, di interi popoli, gruppi, categorie sociali, la cui dignità, in un mondo che molto parla di diritti umani, è quotidianamente conculcata. Onore dunque, si potrebbe dire, a quanti ancora si ricordano di questa realtà e operano per cambiarla.
Il Manifesto – 2 agosto
2016
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