FABRIZIO TRABONA, IL PANE PALERMITANO

Mi piace tanto l' omaggio poetico alle diverse forme del pane palermitano fatto da un mio caro amico:


Il pane palermitano.

Sapido il Torcigliato,
mi chiama dal bancone,
lo abbrancherei, per quanto,
forse, non gli dispiaccia,
rendendogli - ora ci vuole -
pane per focaccia,

la Mafalda era il sogno
di mio padre bambino,
farcita e straboccante,
di sola mortadella,
oppure con il burro
è il sale della terra,

la Scaletta mi sale,
con l'acquolina in bocca,
ca' meusa oppure i' scurmi,
con l'olio e col limone,
l'anima spruzza fragranza
nel morso d'animale,
se mi reincarno, di nuovo,
me la vorrei mangiare,

la Signorina è elegante
col cotto e il primosale,
chi me la porge lo sa,
è un connubio fatale,

il Pizziato, si impone
solo appena sfornato,
è il pane della fretta,
quello che non t'aspetta,
è il pane dello zio,
osso pizzillo in vista,
mocassino marrone,
e il baffo ben lisciato,
non puoi che chiedere
quello se vuoi mangiarlo
schitto insieme al tuo fratello,

se il sazio non crede a
quello che è digiuno,
la verità abbisogna di
un pane rafforzato,
cugino, con le olive,
mangia un rimacinato,

per i Morti, ci attocca
insieme all'olio nuovo,
la santa Muffoletta, le acciughe,
e il cascavallo,
che pure in chiesa il parrino
la mangia benedetta,
se avanza dalla Messa,
un chilo o mezza fetta,

non so se a Firenze
si mangi il Toscanino,
ma se un giorno
ti senti un poco tischi toschi,
mangialo accompagnato
con l'arrosto panato,
col profumo d'origano,
e coi semi di sesamo,
il Toscanino regge,
e come se fosse niente,
ti sembrerà di essere
uno del Continente,

e se compagno vuol dire
condividere il pane,
mangiane quanto ne vuoi,
con le palermitane.

Rosso Malpelo