Aldo Capitini (al centro con gli occhiali) a Monte Malbe per un seminario sulla non violenza Sono con lui tra gli altri Pietro Pinna (alla sua sinistra), Riccardo Tenerini (alla sua destra), Danilo Dolci (il primo a destra con gli occhiali) Aldo Capitini è stato uno dei pochi docenti universitari italiani che persero la cattedra per avere rifiutato di giurare fedeltà al regime fascista. Teorico della non violenza fu uno dei maestri di Danilo Dolci.Aldo Capitini e la prima Marcia della Pace (1961)
di Riccardo Tenerini
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Per lunghi anni Aldo aveva maturato l'idea di una grande manifestazione popolare, di massa e di lotta per la pace, contro lo sfruttamento, contro tutte le guerre, fedele al suo ideale rivoluzionario non violento, antifascista e internazionalista. Questa'idea lo assillò per anni, finché arrivò a realizzarsi il 24 settembre 1961. Mi chiamò nel mese di agosto per aiutarlo concretamente in tutto il lavoro. Erano pochi amici in prevalenza giovanissimi.
Nelle stanze dove faceva settimanalmente le assemblee del COR (Centri Orientamento Religioso) preparammo per tutto settembre sue lettere, inviti, cartelli. Ricordo che con Luisa Schippa, portammo migliaia di sti.n volantini in provincia, nelle Camere del Lavoro, nei circoli operai e contadini, tra le Leghe, in moltissimi comuni e paesi.
I partiti della sinistra: Partito Comunista Italiano, Partito Socialista Italiano. i Comuni, le Camere del Lavoro. le Leghe contadine, gli operai delle fabbriche di tutta l’Umbria erano in grande fermento: c’era una grande mobilitazione di massa, un grande entusiasmo, una grande attesa.
Finalmente alle 8 precise del 24 settembre, con un sole splendido un paesaggio indimenticabile, migliaia e migliaia di donne, uomini, bambini, tutto il popolo di Perugia e dell'Umbria iniziò la marcia partendo dal monumento del XX Giugno Da quel punto il 9 maggio 1944 iniziammo le contro il fascismo e la guerra. Ero veramente commosso.
Durante il percorso da Perugia ad Assisi. all'immensa folla si congiungevano altre migliaia e migliaia di persone, contadini, operai, donne, bambini. Era un popolo serio, festoso, composto, deciso, sicuro della propria forza. L’immensa folla si snodava per chilometri e chilometri nello stupendo scenario della pianura e dei colli umbri, confluiva a Assisi da tutti i paesi e le città dell’Umbria. Nelle pr:me ore del pomeriggio, sul vasto piano della Rocca di Assisi giungeva la testa del corteo, la coda era ancora a S Maria degli Angeli.
Dopo alcune ore uno scenario indescrivibile, indimenticabile, irripetibile: un immenso popolo unito nella lotta per il grande ideale della pace sul grande spiazzo della Rocca di Assisi.
Era davanti a noi quella valle e quella città dove era nato Francesco, l'uomo della pace e del Cantico delle Creature. Ecco, secoli dopo il popolo umbro donava e portava ancora all'Italia e al mondo dalla Rocca di Assisi, con la sua presenza un mesaggio di pace e di lotta contro la guerra, contro lo sfruttamento.
Tra l'immensa folla di donne, uomini, bambini, mentre il sole ci mandava gli ultimi suoi raggi e l'orizzonte si tingeva di rosso, era il cielo e il paesaggio delle tele del Perugino, vedevo il volto pallido ma sereno di Aldo, sentivo la sua voce calma, dolce, calda e appassionata che calava sull'immensa folla di lavoratori attenti:
“Il tempo è maturo per una grande svolta del genere umano Il passato è passato.
Basta con le torture, basta con le uccisioni, per qualsiasi motivo, basta con il veleno che la violenza porta nell'educazione dei giovani, basta con il pericolo che enormi forze distruttive siano in mano alla decisione di pochi uomini. Noi del Centro per non violenza chiediamo che si allarghi l'applicazione del metodo di resistenzai attiva, non violenta. alle lotte per la liberazione dall’imperialismo, dal colonialismo, da tutte le oppressioni, dal potere assoluto di gruppi dittatoriali e reazionari, o asserviti alle forze economiche sfruttatrici.
In questo orizzonte aperto, infinito, fraterno, sacro da più di sette secoli a ogni essere che nasce alla vita e alla compresenza di tutti, scenda una volontà intrepida e serena, di resistere alla guerra, in propositi costruttivi di pace ”.
Da “l'Unità”, 24 settembre 1978
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