Erbe amare e pane azzimo in una fase di trasformazioni epocali che fanno sbandare la Chiesa, Francesco ha chiaro che la rivoluzione non è più così a portata di mano
La Pasqua amara di Bergoglio e il tempo di Kairos
Sotto un cielo romano pioviginoso,
davanti al Colosseo, il tempio dei martiri cristiani, al termine della via
Crucis di questa Pasqua, Papa Francesco ha rivolto a Cristo un appello
accorato. Ha acceso i riflettori "sui tentativi di screditare la tua
Chiesa". Ha denunciato "l'avidità e codardia di tanti dottori della
legge e ipocriti". Ha invocato soccorso. "Aiutaci", ha detto, a
"spogliarci dall'arroganza"..."dei miopi e dei corrotti, che
hanno visto in te un'opportunità da sfruttare".
Parole amare, preoccupate.
Tracciando un bilancio dei primi
cinque anni di Papa Francesco il direttore della rivista di informazione
culturale e religiosa "Il Regno" Gianfranco Brunelli, nel numero che
porta la data del 15 marzo, richiamandone l'indirizzo di fondo, ha voluto
aggiungere "qualche nota" sul percorso futuro che "rimane
imprevedibile, perché imprevedibile è sempre la storia che cammina su tornanti
inattesi". A questo proposito Brunelli, mutuando una definizione del
cardinale Karl Kasper, ha parlato di un Pontificato da tempo di Avvento. E ha
anche aggiunto che Francesco sa che questo è un tempo nuovo, incognito. Ma esso
è anche un "Kairos".
Kairos è il dio greco del tempo,
della fortuna che passa veloce, ma anche dell' opportunità.
Kairos, al contrario di Kronos, (il
dio del tempo quantitativo che scorre sempre uguale e lineare) è la
personificazione del tempo qualitativo dell'opportunità, che si può acchiappare
dalla lunga frangia che ha sulla fronte (così è raffigurato fin
dall'antichità), ma che quando è passato, di spalle, non si può più fermare
perché la sua nuca non dà invece nessun appiglio, calva com'è.
Il millenarismo del Medioevo aveva
una forte sensibilità per il kairos, la sua immagine si trova in statue e
bassorilievi di alcuni monasteri. I "Carmina Burana" ne sono un
esempio poetico e musicale, con l'inno alla Fortuna mutevole o la sferzante
condanna verso la Curia romana, della quale molti membri erano ritenuti sempre
e solo dediti alla ricerca del potere.
Questa Pasqua è più delle precedenti
un "passaggio" per Papa Francesco. Come la Pasqua del popolo ebraico,
che quest'anno occasionalmente è coincisa con quella cattolica per motivi di
calendario.
Nella prima Pasqua, di cui si fa
eterno memoriale, Dio ordinò agli ebrei di mangiare agnelli arrostiti ed erbe
amare, come la schiavitù dell'Egitto, insieme al pane azzimo, il pane della
fretta, perché non c'è tempo di aspettare che lieviti e diventi soffice e morbido.
Cenando senza neppure mettersi seduti, ma in piedi, coi fianchi cinti e i
calzari infilati. Pronti ad andare.
Deve essere proprio così questa
Pasqua anche per Bergoglio. Erbe amare e pane azzimo.
La Chiesa sta "passando"
da una modalità all'altra, trasformazioni epocali sballottano la sua barca, e
il Successore del Pescatore ha chiaro che la rivoluzione non è più così a
portata di mano. Com'è chiaro agli osservatori nel mondo. Il nuovo Avvento
sembra segnato dai paramenti liturgici viola, lo stesso colore del tempo di
lutto e della Quaresima.
Gli incidenti di percorso si sono
fatti più ravvicinati. E i segni di insofferenza più marcati. Se si pensa a
quanto è successo nei mesi scorsi nei rapporti con la potente associazione
americana Papal Foundation, che ha negato a Francesco una donazione di 25
milioni di dollari per sostenere l'IDI (l'ospedale italiano, travolto da una
mala gestio), o alle spine del dossier cinese.
Proprio il Venerdì Santo, il vescovo
"clandestino" (cioè in piena comunione con Roma ) Guo Xijin, il cui
"destino" è al centro dei colloqui tra il Vaticano e Xi , è stato
"fermato" dalle autorità di Pechino per la seconda volta in 48 ore,
gettando un'ombra scura sui negoziati con il governo che dovrebbero essere
giunti ormai al traguardo.
Gli eventi della Brexit e della
vittoria di Donald Trump nelle presidenziali americane hanno modificato e
potenzialmente indebolito l'azione del papa sul piano internazionale. Per non
parlare della "vittoria" di Steve Bannon che si scorge dietro
l'affermazione del populismo nella politica italiana.
Francesco non ha avuto modo ancora
di far lievitare le sue riforme. Sono rimaste azzime anche loro. Mentre il
prefetto della Segreteria dell'Economia, il cardinale George Pell su cui aveva
tanto puntato, è stato per un anno sotto indagine per abusi sessuali, in
Australia. E il suo "zar" della comunicazione Dario Vigano ha dovuto
fare un passo di lato, dopo le polemiche per la lettera censurata di Joseph
Ratzinger. E mai come quest' anno la visita per gli auguri di Pasqua al papa
emerito Benedetto XVI è stata tenuta in sordina. Anche sull'inchiesta sulle
presunte coperture per la pedofilia del vescovo cileno di Osorno, Juan Barros,
è calato il silenzio.
In prospettiva Francesco può
assicurare la sua eredità nominando almeno altri cinque cardinali che
entreranno nel futuro Conclave, visto che il 2 aprile il numero dei porporati
elettori scenderà a 115 (sui 120 previsti da Paolo VI). Ma ormai il Pontefice
sembra trarre forza e conforto soprattutto dal suo personale servizio verso gli
ultimi, come è avvenuto durante la Messa del Giovedi Santo nel carcere romano
di Regina Coeli. Dove ha illustrato a mo' di parabola il fatto che il prossimo
anno dovrà operarsi di cataratta agli occhi perchè non vede più bene. E così ai
detenuti ha detto che bisogna avere occhi nuovi per vedere cose nuove.
Del resto, nel tempo di Kairos, si
deve andare veloci, e per questo sono le periferie ( geografiche ed
esistenziali) e non i potentati a essere le prescelte. Il tempo è superiore
allo spazio, ha ripetuto fin dall'inizio del suo Pontificato Francesco, più e
più volte. E il tempo di Kairos è qualitativamente superiore a quello di
Kronos.
Ma, per sua natura, Kairos passa e
va.
Scrisse paradossalmente Charles
Peguy nel "Portico del Mistero della Seconda virtù" che Fede e Carità
sono le due virtù teologali dell'attimo fuggente, del qui e ora. Sono una sposa
e una madre, due donne di una certa età, ma che ci si muove solo per la piccola
Speranza, la bambina che sembra essere tenuta per mano dalle due sorelle
maggiori, ma che è invece lei che "spinge" in avanti le altre due.
È per questo, nonostante tutto, che
Francesco chiudendo la Via Crucis ha espresso "speranza perché la tua
Chiesa, santa e fatta da peccatori, continua, ancora oggi, nonostante tutti i
tentativi di screditarla, a essere una luce che illumina, incoraggia, solleva e
testimonia il tuo amore illimitato per l'umanità, un modello di altruismo,
un'arca di salvezza e una fonte di certezza e di verità". E ha chiesto a
tutti di "immedesimarci col buon ladrone che Ti ha guardato con occhi
pieni di vergogna, di pentimento e di speranza; che, con gli occhi della fede,
ha visto nella tua apparente sconfitta la divina vittoria e così si è
inginocchiato dinanzi alla tua misericordia e con onestà ha derubato il
paradiso". Si, all'ultimo minuto, sul limite estremo della sua vita, ha
"derubato" il Paradiso, con onestà e speranza.
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