“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.” Antonio Gramsci
02 aprile 2018
ANTONIO GRAMSCI: UN GIGANTE DEL 900.
Caterina Arcangelo questa mattina, sul suo diario FB, ha postato una memorabile pagina delle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci con questo sobrio commento: “Il testamento intimo di un uomo innocente finito in carcere a causa di quello che pensava, un uomo giovane che non si godrà il suo amore, che non vedrà crescere i suoi figli, la cui anziana madre morirà a sua insaputa e la sua salute declinerà gravemente di prigione in prigione, fino alla morte avvenuta a meno di cinquant’anni. Se non si ricorda questo, sarà facile farsi sedurre dallo spirito eccezionalmente vivace di Gramsci - quello che lui stesso definiva come “un certo spiritello ironico e pieno di umore che mi accompagna sempre” - che permea il carteggio al punto che egli quasi riesce nel miracolo di far dimenticare da dove e in che condizioni vive”.
A queste misurate parole ne voglio aggiungere altre, sicuramente meno sobrie ma assolutamente necessarie di fronte ai nuovi barbari che minacciano di mettere fuori legge gli ideali di quanti hanno hanno contribuito a scrivere la Costituzione della Repubblica Italiana.
‘Bisogna impedire a questo cervello di funzionare’ aveva detto Mussolini a proposito di Gramsci e ne aveva ordinato l’arresto e la reclusione; ma i 32 Quaderni del carcere, a cui aveva affidato il frutto delle sue meditazioni, proponevano una straordinaria testimonianza di consapevolezza storica e di forza morale, un inestimabile patrimonio spirituale, un grande tesoro di cultura; Mussolini si era sbagliato: sì, perché in carcere il cervello di Gramsci funzionò come non mai, con spirito critico, caparbio e tenace. Le 'Lettere dal carcere' sono poi uno dei più splendidi e commoventi epistolari della nostra letteratura, hanno messo in luce le qualità di scrittore di Gramsci, la sua intensa umanità, lo straordinario equilibrio con cui seppe affrontare le sofferenze del carcere: ' il mio stato d'animo è tale che se anche fossi condannato a morte, continuerei a essere tranquillo e anche la sera prima dell'esecuzione magari studierei una lezione di lingua cinese per non cadere più in quegli stati d'animo volgari e banali che si chiamano pessimismo e ottimismo. Il mio stato d'animo sintetizza questi due sentimenti e li supera: sono pessimista con l'intelligenza, ma ottimista con la volontà '.
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