Ph. di Serena Valenti
SICILIA
(Declino e Rinascimento)
(Declino e Rinascimento)
I. Sicilia povera derelitta Sicilia
ti hanno abbindolato
con false promesse di lavoro
ti hanno illuso
con comizi canti e striscioni
ti hanno sterilizzato
con raffinati seducenti strumenti
ti hanno esposto
nuda al ludibrio dei potenti
hanno stracciato
i gonfaloni e le tue le bandiere
hanno sigillato
il tuo corpo in vesti di pattume
hanno fatto
cianume della tua nobiltà
ti hanno isterilita
calpestandoti con talloni di ferro
hanno sfregiato
le tue coste con alberi di cemento
hanno ridotto
a botri e forre le tue colline
hanno sverdito
i tuoi monti con possenti rasoi
hanno rastrellato
anche le ricchezze più misere
ti hanno obbligata
a bere da pozzi melmosi
ti hanno trascinata
tra polveri e terre avvelenate
ti hanno rinsecchita
ingurgitando i frutti del tuo sudore
hanno succhiato
il tuo sangue con labbri di vampiro
hanno affondato
coltelli nelle tue piaghe sanguinanti
ti hanno stritolata
tra le spire di serpi voluttuose
ti hanno strappato
il cuore spaccandoti il petto
hanno lacerato
il tuo volto con invisibili artigli
ti hanno squartata
divorando le tue carni come cani rabbiosi
ti hanno sgozzata
come si fa con gli agnelli a Pasqua
ti hanno violata
e stuprata negli affetti più sacri
ti hanno martirizzata
irridendo le tue grida di dolore
hanno bevuto
le tue viscere fino all’ultima stilla
ti hanno crocifissa
come Gesù dolente sulla croce
ti hanno sfigurata
avvolgendoti tra rovi e spine
ti hanno derisa
con risa e osceni sberleffi
ti hanno uccisa
mirando alla tua bocca con la lupara
questi politici dal fosco candore.
II. Sicilia di miti di riti e leggende
torneremo torneremo a tenere
lontano il canto delle false sirene
torneremo torneremo a nuotare
nel cobalto dei tuoi mari
torneremo torneremo a vedere
i pesci tra il verde delle alghe
torneremo torneremo a bagnarci
tra i flessuosi papiri del Ciane
torneremo torneremo a bere
le acque dei nostri fiumi
torneremo torneremo a proteggere
i nostri boschi e le nostre valli
torneremo torneremo a mirare
il brillio lontano delle tue cupole
torneremo torneremo a nuotare
nell’incendio dei nostri tramonti
torneremo torneremo a cantare
tra le spighe del grano mature
torneremo torneremo a tuffarci
nell’odore aspro dei fieni
torneremo torneremo a scaldarci
al lume di lucciole in amore
torneremo torneremo a stupirci
per il canto degli usignoli
torneremo torneremo ad arare
le nostre terre e le nostre acque
torneremo torneremo a fecondarti
con il lavoro dei nostri figli
torneremo torneremo a scavare
tra i tesori delle opere d’arte
torneremo torneremo a crescere
consumando libri e mappe
torneremo torneremo a navigare
tra i miti delle nostre isole
torneremo torneremo a lottare
con i rais delle nostre tonnare
torneremo torneremo a cercare
nuovi castelli e giardini incantati
torneremo torneremo a rivivere
per i viaggi dei moderni Goethe
torneremo torneremo a esaltare
i profumi delle nostre contrade
torneremo torneremo a sentire
il parlare grave dei nostri avi
torneremo torneremo a giocare
nei cortili della nostra infanzia
torneremo torneremo a incontrarci
all’ombra dei salici e dei carrubi
torneremo torneremo ad ascoltare
il silenzio austero dei chiostri
torneremo torneremo a inebriarci
dell’incenso delle nostre chiese
torneremo torneremo a innalzare
nuovi arcobaleni di pace
torneremo torneremo ad amarci
gli occhi alle infinità del creato
torneremo torneremo a esultare
per l’uomo tornato mansueto
Sicilia dalla bianca candida zagara.
Vittorio Riera
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