05 aprile 2018

F. LO PIPARO sulla violenza fisica e verbale

Disegno di Umberto Eco

     Questa mattina mi piace riprendere dal diario fb di Franco Lo Piparo una sua stimolante nota. Lo stesso studioso sembra però sottovaluture la carica violenta del suo discutibile revisionismo gramsciano che l'ha condotto di recente, oltre a creare un suo immaginario Gramsci liberale (se non liberista!), a proporre persino di cambiare denominazione ai celebri Quaderni che lui vorrebbe che si chiamassero, d'ora in poi, "Quaderni del carcere e delle cliniche" (sic!).
     Un tempo il senso della misura, oltre a quello del ridicolo, impediva di scrivere tante sciocchezze; ma oggi sembra proprio che si sia smarrito tutto. Aveva proprio ragione Gramsci di chiedersi : Chi educherà gli educatori? (fv)

 VIOLENZA VERBALE E VIOLENZA FISICA
Franco Lo Piparo

Consentitemi una premessa. Mi accorgo con soddisfazione di vecchio docente che gli amici che frequentano questa bacheca hanno la virtù di trasformare Facebook in un seminario universitario dove ciascuno dei partecipanti espone sull’argomento messo a fuoco il proprio punto di vista liberamente, senza inutili applausi e senza ricorrere a parole offensive. Alla fine penso che ciascuno di noi impara qualcosa. L’esatto opposto di ciò che accade negli avvilenti talk show televisivi. Ringrazio di cuore quanti partecipano, anche senza prendere la parola, a questi seminari FB.
Il dibattito sul precedente post che ho titolato LA STORIA SI RIPETERÀ? ha preso una direzione imprevista e straordinariamente importante: la natura della violenza politica. L’argomento è così grosso che ho deciso di metterlo a fuoco in un post a parte.
La domanda da cui partire è: la violenza fisica si può separare dalla violenza verbale? È una questione molto antica. Francesca Piazza (Università di Palermo) in un libro che si spera venga presto pubblicato spiega in maniera convincente come le due violenze si appoggino l’una sull’altra nell’Iliade. Il libro ha un titolo suggestivo: “La parola e la spada”.
L’inseparabilità delle due violenze regge i testi fondativi di tutte le religioni, perfino il testo (Il Nuovo Testamento) che fonda il cristianesimo, religione tendenzialmente non bellicista. Ma non bisogna dimenticare che l’Apocalisse di Giovanni, testo violento quanto alcune pagine del Vecchio Testamento, è anch’esso un testo fondante del cristianesimo.
Perché questa inseparabilità di violenza fisica e violenza verbale? La mia opinione è che questo accade perché l’uomo è l’unico animale ("animale" nel senso greco di vivente) che non può esercitare alcuna violenza fisica senza giustificarla. Un animale non umano uccide per difendersi, per procacciarsi di che vivere, per soddisfare i propri bisogni sessuali, eccetera. L’animale umano uccide perché la Patria lo esige, Dio lo vuole, la libertà o il socialismo vanno difesi, la purezza dell'anima e/o della razza va salvaguardata bruciando presunte streghe e eretici e mettendo nel forno crematoio un intero popolo, eccetera.
In altre parole, la violenza degli umani ha sempre a che fare con le parole.
Pensate alla pratica, non molto antica, di ricorrere al delitto d’onore perché si scopre che la moglie sia arrivata al matrimonio non vergine. O pensate all’omicidio politico. La violenza sta tutta nell’atto dell’uccidere la moglie non vergine o il politico nemico o traditore? Siamo sicuri? E le elaborazioni teoriche che precedono l’atto fisico dell’uccidere sono innocenti?
Volete una rappresentazione grafica di questo concetto? Vedete la vignetta che Eco mi ha regalato circa vent’anni fa alla quale sono molto affezionato e per questo ho più volte postato in questa bacheca.

FRANCO LO PIPARO

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