Caravaggio, Riposo durante la fuga in Egitto
L'armonia musicale
come chiave numerica dell'ordine del creato.
Maria Jennifer Falcone
Agostino e la musica,
dialogo filosofico regolato dai numeri
Prima di ricevere il battesimo nella notte di Pasqua del 387 e al termine di quel percorso di tormento e ricerca che racconta nelle Confessioni, il trentaduenne Agostino, futuro vescovo di Ippona e Padre della Chiesa, si ritira per quasi un anno a pochi chilometri da Milano, sede vescovile di Ambrogio. Nella villa di Cassiciacum (forse l’attuale Cassago Brianza) si dedica a quello che definirà il Christianae vitae otium, la versione cristiana del tradizionale otium liberale. Si tratta di un periodo cruciale per la progettazione e stesura di opere fondamentali (Contra academicos, De beata vita, De ordine), con l’intento – che avrà importanti conseguenze sull’elaborazione del pensiero cristiano tardoantico – di condurre l’uomo alla conoscenza di Dio per il tramite dei saperi umani, e di usare quindi le scienze mondane per arrivare a comprendere quelle spirituali.
È in questo periodo di intensa attività che Agostino inizia a scrivere il De musica, poi completato a Tagaste. Di questo ampio trattato in sei libri, che doveva far parte di un gruppo di opere sulle arti liberali mai completato, esce ora per i tipi della milanese La Vita Felice una nuova traduzione, con introduzione e brevi note di commento, a cura di Maria Bettetini (Sant’Agostino, La musica, testo latino a fronte, pp. 644, € 29,50). Non a torto la curatrice, che aveva già tradotto il testo venti anni fa, definisce il lavoro sulle pagine di Agostino «battaglia, fatica, piacere, luoghi dove si torna sempre volentieri».
La sfida principale,
il vero campo di battaglia, è la traduzione, che, difficile per
qualsiasi testo antico, è resa ancora più complessa dall’equivocità
su cui spesso Agostino fonda il suo ragionamento. Esempio illuminante
è uno dei termini-chiave del trattato, numerus-numeri: Bettetini,
che giustifica la sua scelta nell’introduzione e in una delle prime
note di commento, lo traduce con l’italiano «numero-numeri» in
corsivo, per rispettare il triplice riferimento, spesso volutamente
non chiaro, ai numeri matematici, ai numeri ideali e ai ritmi della
musica. La polisemia di questo vocabolo diventa ancora più densa e
significativa nel sesto libro, quello più prettamente teologico, in
cui il tema di fondo è il passaggio graduale dalla conoscenza dei
‘numeri’ fisici (corporales) a quelli presenti nella mente di Dio
(aeterni).
Accostandosi al De musica, è possibile che il lettore si senta sopraffatto dalla fatica: la complessità e i tecnicismi della materia trattata nei primi cinque libri (focalizzati su metrica e ritmica) e poi nel sesto (una piccola opera teologica, incentrata soprattutto sul concetto di anima) mettono alla prova anche gli addetti ai lavori – come spesso mostrano anche le, pur essenziali, note di commento. Superati gli ostacoli, però, la prosa brillante di Agostino ne mette in luce la vivace intelligenza, resa più evidente soprattutto grazie alla forma del dialogo filosofico.
Inoltre, sono molti i temi interessanti e stimolanti che si trovano nel trattato. A cominciare dalla definizione di musica: musica est scientia bene modulandi («la musica è la scienza del modulare bene»). Di tradizione classica, essa indica innanzitutto l’arte di porre un limite alla materia, di per sé illimitata, e così fissa le basi per il dialogo, in cui ‘numeri’, ritmi e misure sensibili si fanno rappresentazione di quell’armonia ordinata dell’universo, fondato sul pensiero di Dio, cioè sui numeri aeterni.
Proprio l’armonia può essere considerata come una delle chiavi interpretative del dialogo. Nell’ultimo libro, infatti, ampie pagine sono dedicate al concetto di anima e al suo rapporto armonico con il corpo, per passare poi al tema dell’anima complessiva del mondo, regolato mediante il principio dei numeri. Agostino approfondisce il dialogo tra anima e corpo, spirito e materia, e quindi tra saperi tecnici e conoscenze spirituali. Nel De musica fede e ragione si porgono la mano, il Cristianesimo incontra la cultura profana attraverso i ‘numeri’ e il giovane convertito inizia il suo percorso di consacrazione come vero intellettuale cristiano della tarda antichità.
il manifesto – 4
febbraio 2018
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