Un articolo che aiuta
a comprendere perchè Mozart nel Flauto magico collochi a fianco di
Tamino un personaggio (Papageno) che conosce la lingua degli uccelli.
Guido Araldo
La lingua degli
uccelli
Nelle più antiche
tradizioni germaniche l’eroe Sigfrido sconfigge il drago e ottiene
il privilegio di comprendere il linguaggio degli uccelli, che lo
avvicina alla sfera divina. Aprile, nel trionfo della primavera, è
il periodo più consono per ascoltare il canto degli uccelli, quando
è particolarmente soave.
Il capo della terribile
“Setta degli Assassini”, “i consumatori di hashish”, incubo
tanto dei Musulmani quanto dei Crociati tra i secoli XII e XIII, era
noto come il vegliardo della montagna e si diceva che comprendesse la
lingua degli uccelli. Nella sua rocca inaccessibile sui monti del
Libano c’era un magnifico giardino di cascate gorgoglianti, dove
gli uccelli migratori amavano sostare e quell’astuto vegliardo,
dialogando con gli uccelli, acquisiva notizie precluse agli altri
esseri umani.
Nel Medioevo la “lingua
degli uccelli” era nota come la “lingua angelica”: un
linguaggio che può essere ricondotto ai mantra indiani e anche al
Santo Rosario recitato aritmicamente. In entrambi i casi linguaggi
sacri, in grado di metterci in comunicazione con “stati superiori”
del creato.
Nell’antichità più
remota i testi sacri erano scritti in un linguaggio poetico -
ritmato, che li poneva a un livello superiore rispetto ai semplici
“poemi”. I passi biblici della Genesi erano ritmati, come i poemi
omerici, la Teogonia di Esiodo, la narrazione orale dei miti e la
Divina Commedia. Nella Grecia arcaica la poesia era definita “lingua
degli uccelli”.
La parola latina carmen
(verso, poesia, canto, vaticinio) deriva del sanscrito karma, “azione
rituale”, e chi praticava il carmen, ovvero il poeta, assurgeva al
rango d’interprete della “lingua sacra degli uccelli che collega
agli Dei”. I carmina, in origine, erano le preghiere recitate
durante la celebrazione dei riti.
L’osservazione degli
uccelli allo scopo di trarre auspici e presagi non era soltanto
superficiale, limitata al volo; ma includeva anche la capacità di
coglierne il canto. Uccelli come aquile, falchi, aironi, civette, e
anche rondini e cardellini erano considerati messaggeri degli Dei:
identica funzione degli angelos in altre culture. In seguito, nel
Medioevo, la “lingua degli uccelli” andò progressivamente
identificandosi con l’arte degli alchimisti e, anche, con
l’apprendimento segreto dei costruttori di cattedrali: i
francs-maçons o onesti compagnons che usavano linguaggi propri, ad
altri incomprensibili.
Centrale, in merito agli
alchimisti, la simbologia del basilisco che identifica “l’opera
al nero”, la nigredo: il primo passaggio alchemico in cui il
serpente terricolo si trasforma in uccello, mette le piume e spicca
il volo. Sostanzialmente la dialettica tra uccello e serpente può
essere letta in senso sia negativo, cosmica lotta tra bene e male,
che in senso positivo: superamento dello stato primordiale, come
accade in alchimia nell’antitesi tra sulphor e mercurius, la cui
sintesi è appunto il basilisco.
Straordinaria la
raffigurazione del dio Quetzalcoatl nelle civiltà precolombiane del
Messico, dove il nome Quetzalcoatl in lingua nahuatl significa
letteralmente serpente con le piume: il magnifico uccello quetzal
splendente. Serpente (coatl) e uccello (quetzal): il serpente
piumato, il basilisco.
Nella mitologia dei
popoli aztechi Quetzalcoatl era gemello di Xolotl, ai quali era
pertinente la stella del vespero: la più brillante in cielo, che
scompare durante la notte per riapparire all’alba come stella del
mattino, dopo aver attraversato il mondo sotterraneo dei morti.
Ancora una volta un simbolo di rinascita. E quale affascinante
analogia tra Quetzalcoatl - Xolotl e i Dioscuri Castore e Polluce,
tuttora presenti nella piazza centrale di Torino… L’accostamento
tra uccello e serpente è presente anche nei testi evangelici,
laddove l’evangelista Matteo (X, 16) consiglia «Siate dolci come
colombe e prudenti come serpenti». Poetica, infine, la predica di
san Francesco agli uccelli.
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