28 dicembre 2013

ANTONIO RAMOS ROSA: NON POSSO RIMANDARE L'AMORE...



Non posso rimandare l’amore al prossimo secolo



Non posso rimandare l’amore al prossimo secolo
non posso
anche se il grido soffoca in gola
anche se l’odio scoppia e crepita e arde
sotto montagne grigie
e montagne grigie
Non posso rimandare questo abbraccio
che è un’arma a doppio taglio
amore e odio
Non posso rimandare
anche se la notte pesa secoli sulle spalle
e l’aurora indecisa indugia
non posso rimandare al prossimo secolo la mia vita
né il mio amore,
né il mio grido di liberazione
Non posso rimandare il cuore.


Sillabe
Sillabe.
L’alcool di dicembre è freddo e roco.
La sigaretta è amara. È una sigaretta clinica.
Sillabe.
Con le sillabe si fanno versi.
La superficie del tavolo è liscia.
Un cucchiaio è una forma complessa
familiare e deliziosa.
Un bicchiere è nitido
come un cameriere senza servilismo.
Una donna si condensa
nello sguardo del poeta.
Un corpo. Due sillabe.
Il denaro contato. Il colletto dell’impermeabile
per tapparsi la nuca
e le orecchie.
Sillabe.



Per un amico ho sempre un orologio…

Per un amico ho sempre un orologio
dimenticato in fondo di qualche tasca.
Ma questo orologio non segna il tempo inutile.
Sono resti di tabacco e di rapida tenerezza.
È un arcobaleno di ombra, caldo e tremante.
È un bicchiere di vino con il mio sangue e il sole.


Poesia di un funzionario stanco
La notte mi ha scambiato i sogni e le mani
mi ha disperso gli amici
ho il cuore confuso e la via è stretta
stretta a ogni passo
le case ci ingoiano
ci estinguiamo
sono in una stanza solo in una stanza solo
con i sogni confusi
con la vita al contrario che arde in una stanza solo
Sono un funzionario spento
un funzionario triste
la mia anima non accompagna la mia mano
Debito e Credito Debito e Credito
la mia anima non danza con i numeri
cerco di nasconderla con vergogna
il mio capo mi ha sorpreso con l’occhio lirico nella gabbia del cortile di fronte
e ma l’ha addebitato sul mio conto d’impiegato
Sono un funzionario stanco di un giorno esemplare
Perché non mi sento orgoglioso di aver compiuto il mio dovere?
Perché mi sento irrimediabilmente perduto nella mia stanchezza?
Scandisco vecchie parole generose
Fiore ragazza amico bambino
fratello bacio fidanzata
mamma stella musica
Sono le parole crociate del mio sogno
parole sotterrate nella prigione della mia vita
questo tutte le notti del mondo in una sola lunga notte
In una stanza solo.

 Antonio Ramos Rosa
 

Poesie 1958-1999
Traduzione e cura di Vincenzo Russo, Manni, 2006


 Antonio Ramos Rosa, nato a Faro, in Algarve, nel 1924, e morto nell’autunno del 2013, è una delle voci più alte e significative della poesia portoghese del ventesimo secolo dopo Fernando Pessoa. A Faro ha preso parte al Movimento dell’Unità Democratica di opposizione a Salazar. Negli anni 50 si è trasferito a Lisbona. È stato prima impiegato di concetto, poi professore di portoghese, francese e inglese, infine traduttore, quindi poeta a tempo pieno. Ha scritto una sessantina di volumi, tra poesia, saggistica e critica. Questo libro,  di cui presentiamo qualche testo, rappresenta la prima traduzione in italiano delle sue poesie, tratte dal primo volume della sua opera poetica (1956-1973) intitolato Nao posso adiar o coraçao, Lisbona, Plàtano Editora, 1974 e dalle due seguenti antologie: Matéria de amor, Porto, Editorial Presença 1983 e Antologia poética, Lisbona,2001.


 FONTE: http://viadellebelledonne.wordpress.com/2013/12/28/non-posso-rimandare-lamore-al-prossimo-secolo-di-amos-ramos-ros/


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